(www.lindipendenza.com) - Angelino Alfano ha toppato e ha ci ha messi nei guai. I fatti: settimana scorsa ha picchiato i piedi per terra per avere le elezioni politiche anticipate insieme alle regionali, gli hanno risposto che si può fare un election day il 10 marzo 2013. Sembra una affermazione di prestigio personale, a poco prezzo. Invece no, è l’occasione che può ribaltare tutta la prospettiva politica e diventare la classica “vittoria di Pirro” .

Mi spiego meglio: in tanti parlano del Monti e del dopo Monti, meno della fase di trapasso tra l’uno e l’altro periodo, che è molto delicata e rischiosa. Nell’articolo che ho scritto ieri su questo giornale ho provato a fare dei calcoli, per vedere come si possono intrecciare i vari appuntamenti elettorali: elezioni regionali anticipate in Lombardia e Lazio, elezioni comunali parziali, rinnovo delle Camere con elezioni Politiche, elezione presidenza della Repubblica e nomina del nuovo capo di Governo.

Il tutto in due mesi scarsi, per cui si teme un ingorgo istituzionale e soprattutto, come scrive Michele Ainis sul Corriere, un ingorgo di cervelli e probabilmente di ambizioni. Un altro costituzionalista, Carlo Fusaro, ha fatto notare che la data del 24 gennaio per lo scioglimento delle Camere è frutto di un calcolo ottimista e mi dice:“ Il Ministero dell’interno ha sempre chiesto (e sempre ottenuto) che il decreto venisse, se non il 69° giorno certo ben prima del 45° giorno. Quindi altro che 24 gennaio! Ecco i dati che ho elaborato relativi agli ultimi anni (prima data, decreto di scioglimento, seconda data, primo giorno di voto)

1994 = 16 gennaio – 27 marzo (70 gg.)
1996 = 16 febbraio – 21 aprile (65 gg.)
2001 = 9 marzo – 13 maggio (63 gg.)
2006 = 11 febbraio, 9 aprile (58 gg. record!)
2008 = 6 febbraio – 13 aprile (67gg.)
In media 64,6 giorni prima del voto. Allora, tenendo il 10 marzo, il 70° giorno prima è il 31 dicembre, usando la media di 64 è il 5 gennaio. Questa è la data.”

Osservazione più che ragionevole, che implica un ricalcolo del tempo effettivo di vita di questa legislatura: più o meno un mese, dipende dalle pause natalizie. Detta così, può provocare come minimo un attacco di ansia e per prima cosa mette fuori gioco la riforma elettorale in discussione alla 1° Commissione del Senato da quasi un anno. L’ultima notizia è arrivata ieri dal suo presidente, Carlo Vizzini, in una intervista al Sussidiario.net dice:“…credo che, a questo punto, invece che continuare a denunciare i mali dell’antipolitica, dovremmo chiederci se l’antipolitica non si trovi proprio in seno alle forze politiche. Non riuscire a produrre una legge fondamentale per il Paese, richiesta da molto tempo, aumenterebbe a dismisura la sfiducia nella classe dirigente. Mi rendo perfettamente conto del fatto, tuttavia, gran parte della faccia che rischiamo di perdere, l’abbiamo, già persa.”

Se lo pensa lui, a maggior ragione lo penseranno gli italiani, per cui si capisce perché in una simile situazione Grillo, senza troppa fatica, potrà raccogliere voti a mani basse, deve solo avere i contenitori dove metterli. In questo ultimo scorcio di legislatura, volenti o nolenti, al Senato dovranno fare uno scatto di reni, mettendo da parte il papocchio della riforma elettorale preparato in questi mesi, non c’è più tempo. L’unica possibilità è quella di comporre una soluzione tecnica condivisa tra tutte le parti, che aggiusti i difetti peggiori del “porcellum”, che sono tanti, in primis:
- le lunghe liste bloccate,
- le candidature multiple, disposte in più circoscrizioni
- il premio in seggi del 55% al vincitore (solo alla Camera).

Il primo problema può essere risolto velocemente raddoppiando, come minimo, il numero delle circoscrizioni, riducendone così la dimensione territoriale, per avere liste bloccate brevi, che possano essere formate tramite primarie o altra forma palese ad evidenza pubblica (assemblee, consultazioni via internet ecc…) possibilmente aperte al controllo. Il secondo problema svanisce in un attimo, eliminando la possibilità di candidarsi in posti diversi, del resto se un candidato si presenta a Milano è lì che deve farsi conoscere, fare campagna elettorale, per cui è lì che deve essere visto, valutato e giudicato, non certo da un’altra parte.

Il terzo problema è spinoso e un po’ complicato. Ci hanno provato in molti, senza successo, a configurare un premio in seggi al vincitore, senza stravolgere il nostro sistema parlamentare. Si sa che è difficile accontentare nuora e suocera, ma è possibile. La soluzione tecnica è a portata di mano, in tempi rapidi, basta dare retta a Gianfranco Miglio. Nel prossimo articolo, si spiegherà la possibile soluzione, quella che dovrebbe mettere d’accordo Bersani e Alfano, senza far sbraitare Grillo e irritare Maroni.