Quattro mesi di Primarie, Secondarie e Terziarie, poi due mesi di campagna elettorale per le Politiche, infine il voto e la sconfitta di fatto del vincitore predestinato: il PD e Pier Luigi Bersani.

Un sistema elettorale va bene, come ben diceva lo "smacchiatore di giaguari", se alla sera dello scrutinio dei voti fa capire subito chi ha vinto e chi ha perso le elezioni. E' quello che è successo con il sistema attuale, il "porcellum". Peccato, che non ne abbia tratto le conseguenze.

Riassumendo: lunedì 25 febbraio, a tarda sera, prima di andare a letto, il quadro dei risultati elettorali era sostanzialmente definito. Da martedì mattina 26 febbraio, il Capo della coalizione di centro-sinistra, che ha incassato il grosso premio in seggi alla Camera, ma che non ha vinto le elezioni, avrebbe potuto già mettersi al lavoro per trovare una soluzione politica per formare una maggioranza in grado di esprimere un governo.

Oggi, dopo 46 giorni, si è allo stesso punto, non un passo avanti è stato compiuto. A Roma hanno pensato, per intrattenere il vasto pubblico in attesa del voto delle camere riunite del 18 aprile, per non far annoiare gli elettori, a un programma di intrattenimento culturale e teatrale assai denso. Anche per coprire questo periodo di interregno, sotto il governo Monti che gode di una sfiducia popolare molto ampia, come mai registrata prima.

In questo modo, il tempo intercorso è stato riempito da varie amenità istituzionali, alcune geniali, altre un po' meno, come la sceneggiata del pre-incarico da premier dato a Bersani, poi sospeso, infine rimandato a dopo le feste pasquali, sfumandosi come le buone intenzioni di mettersi a dieta dopo una festa. Oppure della chiamata pasquale al Colle dei "Saggi quirinalizi", già subito saliti in vetta tra i più detestati gerarchi della casta politica, a fare quello che dovrebbero fare i politici eletti in Parlamento. Già, che fretta c'è, intanto il loro posto è sicuro e ben pagato.

Gli italiani però capiscono che non funziona nulla, che i soldi se ne vanno come neve al sole, con il debito pubblico che continua aumentare pur avendo un fisco da rapina che strozza l'economia.

A due mesi dalle elezioni l'unica cosa che sanno fare è dire che bisogna andare al voto al più presto, dopo aver eletto il nuovo capo dello Stato, come se la loro inettitudine fosse colpa degli elettori.

Ieri è circolato il nome di Bersani per il Colle, subito supportato dal PDL  e dalla Lega, quest'ultima desiderosa di sporcarsi le mani in un gioco che nulla porta alla sua causa e ai suoi sostenitori.

Quello che era un sospetto, ora è realtà, anche se il diretto interessato si schernisce dicendo che a lui interessano solo i "colli piacentini". Però, è evidente l'applicazione del vecchio adagio latino assunto a regola del potere romano "promoveatur ut amoveatur" (sia promosso affinché sia rimosso). L'enciclopedia Sapere.it spiega il funzionamento della regola: "quando un personaggio non è gradito o costituisce un ostacolo al buon funzionamento dell'attività che dirige, viene promosso a un grado superiore: un modo elegante ma costoso per aggirare l'ostacolo".

In altri termini, il PD, spalleggiato dal PDL, che non gli sembra vero di ritornare in gioco, cerca di rimuovere l'ostacolo Bersani portandolo di peso al Colle, in cambio è disposto a concedere a Berlusconi un dignitoso ritorno al governo, con le larghe intese.

Per molti versi appare una riedizione dell'operazione fatta oltre-Tevere un mese fa, con Papa Bergoglio, che pare stia funzionando bene, con un indice di gradimento elevatissimo tra cattolici e non cattolici.

Rimane da sottolineare un dato oggettivo: il fallimento di tutto il sistema delle Primarie, che ha ingessato la dirigenza di un grosso partito come il PD, in pratica esautorando gli organi collegiali dalle loro funzioni, ridotti a platea inerte di ratifica di decisioni prese altrove. Questo è il modo concreto di esercizio della democrazia rappresentativa da parte dei Democratici, partito che si vanta di esserne l'essenza a partire dal nome.

A loro poco importa se tengono in ostaggio un intero Parlamento a far nulla, non costituendo le commissioni parlamentari, non rimettendo il mandato esplorativo a Napolitano, per concedere ad altri di tentare di fare un governo. Invece lavorano di sotto, forse per il senso di vergogna che è ancora vivo in loro. Lo Smacchiatore di giaguari e il Caimano, si ritrovano di nascosto ad inciuciare per il Quirinale, incolpando gli ultimi arrivati, Grillo e i grillini, della situazione disastrosa in cui stiamo precipitando.