(lindipendenza.com) - Parole pesanti quelle pronunciate dal Capo dello Stato nella sala della Vetrata al Quirinale, in un sabato quasi di festa, alla vigilia di Pasqua: “In questo senso mi accingo a chiedere a due gruppi ristretti di personalità tra loro diverse per collocazione e per competenze di formulare – su essenziali temi di carattere istituzionale e di carattere economico-sociale ed europeo – precise proposte programmatiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche.” In altre parole, per fare la parte preparatoria del lavoro che non è riuscito a fare Bersani, dopo oltre un mese, vengono incaricate due commissioni composte da dieci figure di Tecnici-politici e di Politici-tecnici.

Sul sito dell’ANSA ci sono tutti i nomi. La prima commissione istituzionale è composta da: prof. Valerio Onida (PD), sen. Mario Mauro (Scelta civica, ex-Pdl), sen. Gaetano Quagliariello (PDL) e prof. Luciano Violante (PD). La seconda, raccoglie i ‘saggi’ per l’economia scelti dal Colle: prof. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, avv. Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Authority della concorrenza, dott. Salvatore Rossi, membro del Direttorio di Bankitalia, on. Giancarlo Giorgetti (Lega Nord) e sen. Filippo Bubbico (PD), presidenti delle Commissioni speciali di Camera e Senato, con il ministro in carica del governo Monti per gli Affari Europei avv. Enzo Moavero Milanesi. Mancano solo SEL e il M5S.

E’ un passaggio che rappresenta una assoluta novità nella storia repubblicana, che suona in modo sinistro alle orecchie degli elettori, che si sentono presi in giro, dopo una campagna elettorale durata cinque mesi con ben tre turni di primarie svolte dal PD, che hanno preceduto il voto del 25 febbraio. Ora siamo nel campo delle cento pertiche, come direbbe Bersani. Peggio ancora della cocciutaggine del segretario del PD è la comparsa sulla scena politica quirinalizia di personaggi che rappresentano una vera e propria oligarchia. Gente di potere che nessuno ha votato, a dimostrazione che la democrazia è solo formale, a complemento dei nominati del sistema elettorale definito come porcellum.

Le due commissioni sono la massima espressione di quella casta politica italiana, che va sotto il nome di “boiardi di stato”, che occupano perennemente posti di potere importanti e ben retribuiti nelle istituzioni pubbliche. Forse saranno anche bravi, ma non sono certamente lì perché sono capaci. Alcuni di loro sono stati incaricati a quei posti da vari governi, come Giovannini nominato da Berlusconi nel 2009 all’Istat.

Il fatto che il Presidente della Repubblica si affidi a questa “casta” è il segnale più evidente che ha abdicato alla sua funzione, tutelata dalla Costituzione. Infatti, Napolitano conclude il suo intervento in questo modo:” Ciò potrà costituire comunque materiale utile: voglio dire anche per i compiti che spetteranno al nuovo Presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri.”

Peccato. L’Italia è senza presidente del consiglio incaricato, re Giorgio e il suo presidenzialismo bonario messi da parte, un governo di tecnici prorogato oltre ogni misura, in più con un “Direttorio” che nessun elettore ha voluto o chiesto completamente al di fuori della Costituzione.