IL PATTO COL DIAVOLO ISLAMICO
Lo stupro, o se siete più moderni e aperti ai nuovi sviluppi della società, la "sodomizzazione islamicamente corretta" dell'Europa, comincia in modo ufficiale nel 1974. 
Questo preoccupante fenomeno, che si manifesta parallelamente all’approfondimento del sodalizio con la causa palestinese e la conseguente crescita dell’antisionismo europeo, anche all’interno della Chiesa, è in qualche modo favorito da due fattori, entrambi riconducibili ad un vero e proprio ricatto:
1.    Ricatto energetico: l'amara consapevolezza della totale dipendenza energetica dell’Europa dal petrolio dei paesi produttori di petrolio del Medio Oriente e del Nord Africa, acuita dalla crisi energetica del 1973. Questa crisi fu dovuta principalmente all'improvvisa e inaspettata interruzione del flusso dell'approvvigionamento di petrolio da parte del'OPEC verso le nazioni importatrici, dopo un iniziale raddoppiamento del prezzo del petrolio e diminuzione del 25% delle esportazioni per ammonire l'occidente a non appoggiare Israele durante la Guerra dello Yom Kippur.
2.    Ricatto della paura: la volontà di ridurre il rischio di attentati terroristici islamici in territorio europeo dopo la scia di massacri compiuti dall’OLP e gruppi associati ai palestinesi negli anni ’70 contro obiettivi legati alla comunità ebraica e a Israele, a conferma, tra l’altro, della sostanziale identità dei concetti di antisionismo e antisemitismo, almeno per gli islamici.

L’Europa, ricattata energeticamente e terrorizzata dagli attentati dei palestinesi, si accorda con i suoi nemici giurati, il diavolo islamico, da cui riceve assicurazioni di ininterrotta fornitura petrolifera e di controllo sull’attività terroristica, che, nella peggiore delle ipotesi, sarà orientata esclusivamente contro Israele e gli ebrei. 
Gli ebrei vengono, quindi, usati consapevolmente come "vittima sacrificale" per la presunta salvezza dell’Europa, a patto di aprire le porte all’immigrazione di massa dai paesi del Nord Africa e mediorientali e sposare la causa araba e palestinese contro Israele.
La nuova sinistra, “sterile” biologicamente, e quindi alla disperata ricerca di potenziali votanti per ampliare la sua base elettorale, coglierà al volo l’occasione di spingere sull’acceleratore dell’immigrazione. A questo scopo, essa giocherà le carte dei sensi di colpa per il passato coloniale da espiare e del "terzomondismo", con cui ingannerà anche i cattolici di sinistra guadagnandosi il loro sostegno, e sfrutterà la scusa della necessità di mantenere in vita il sistema pensionistico e sanitario, compromesso dalla scarsa natalità, favorita dagli attacchi incessanti alla famiglia tradizionale lanciati proprio dalla sinistra a partire dagli anni ’60.
La nuova sinistra per queste ragioni si dedicherà con particolare entusiasmo al compito sancito dalle clausole del patto stipulato dall'Europa e imposto dai ricatto energetico e terroristico del mondo arabo. I mass media e i rappresentanti del mondo accademico di sinistra, cioè la stragrande maggioranza delle agenzie di stampa e dei professori universitari, giocheranno, infatti, un ruolo decisivo nella costante demonizzazione e boicottaggio dello Stato Ebraico.
I cattolici di sinistra, abboccando all'amo dell'apparente lotta per la giustizia sociale e il falso interesse per i poveri del Terzo Mondo esibiti dalla sinistra, e a volte rispolverando per l'occasione l'antisemitismo del passato fondato sull'accusa di Deicidio, offriranno il proprio contributo, sostenendo anche col voto la sinistra e le sue politiche antisioniste, ma anche anticristiane.
Nell’aprile del 1974, anno decisivo per il futuro dell’Europa, Houari Boumedienne, il presidente algerino, dinanzi all’Assemblea delle Nazioni Unite, senza tanti complimenti e senza alcun timore, a conferma della sua consapevolezza dell’esistenza dei presupposti per la “sodomizzazione” dell’Europa, primo fra tutti la disponibilità europea a lasciarsi "sodomizzare", dichiara:
«Un giorno milioni di uomini abbandoneranno l’emisfero sud per irrompere nell’emisfero nord. E non certo da amici. Perché vi irromperanno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo coi loro figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria».
Nel luglio del 1974, la Turchia, presumibilmente confortata dall’inesistente reazione europea alle parole minacciose del presidente algerino, occupa illegalmente e islamizza la parte settentrionale di Cipro, territorio dell'Unione Europea, senza per questo suscitare dubbi significativi nella leadership europea sull'opportunità di lasciarsi penetrare ulteriormente dalla Turchia accettandola ufficialmente all'interno dell’Europa.
L'esistenza di una chiara volontà politica di lasciarsi "sodomizzare geopoliticamente e culturalmente" traspare quindi ulteriormente dalla decisione dei politici europei di creare una nuova entità geopolitica, "Eurabia", in accordo con i governanti dei paesi del Nord Africa e mediorientali, e con la benedizione di alcuni illustri rappresentanti delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche, che prende forma definitiva nell’autunno dello stesso anno. 
IL PREZZO DA PAGARE PER AVER VENDUTO L'ANIMA AL DIAVOLO ISLAMICO
Come risultato forse prevedibile, ma totalmente inaspettato per i promotori europei dell'apertura incondizionata delle porte dell'Europa all'immigrazione dal mondo islamico, la radicalizzazione degli immigrati islamici è aumentata, invece di diminuire. 
Conseguentemente, anche lo spettro dell'antisemitismo è ritornato ad infestare l'Europa, questa volta sotto forma di fascismo islamico. Negli ultimi anni migliaia di ebrei francesi hanno abbandonato la Francia per sfuggire alla violenza degli immigrati islamici, che ha imposto un pesante tributo di sangue nell'Europa dei diritti umani, della presunta lotta al razzismo e all'omofobia, e delle Giornate della Memoria. 
Confutando l'ipotesi che l'estremismo e il terrorismo islamico potessero rappresentare una reazione al colonialismo, alla fondazione di Israele, all'imperialismo occidentale, alla povertà, alla mancanza di libertà e democrazia, gli immigrati islamici di seconda generazione non solo non si sono integrati, ma, paradossalmente, sono più radicali dei loro genitori, e persino dei musulmani non espatriati. Oggi, costoro forniscono i combattenti più spietati alla causa della Jihad in Siria, Iraq e altrove, e minacciano di scatenare un conflitto civile all’interno dell’Europa. Se, infatti, l'estremismo e la violenza islamici fossero stati una reazione a tutti o qualcuno dei fattori elencati, al venir meno o al ridursi dell'incidenza delle condizioni predisponenti, la radicalizzazione sarebbe dovuta diminuire, non crescere, nella seconda generazione di immigrati, nati e cresciuti in Europa. Eppure, il rispetto delle clausole del patto stipulato col diavolo islamico, cioè la scelta europea di sposare la causa palestinese contro Israele e l'accoglienza generosa in Europa, nonostante abbiano determinato un netto e tangibile miglioramento del tenore di vita degli immigrati accolti e offerto loro la possibilità di godere di libertà e diritti sconosciuti nei paesi d'origine, ha sortito l'effetto contrario a quello auspicato. 

L'OCCASIONE STORICA DI RECEDERE DAL PATTO COL DIAVOLO ISLAMICO
Poi, un giorno, inaspettatamente, un evento provvidenziale sconvolge potenzialmente lo status quo. 
La creatività degli ingegneri al servizio delle compagnie petrolifere estrae un coniglio dal cilindro in grado di cambiare drasticamente le regole del gioco, un’innovazione tecnologica denominata fracking, che consentirà di attingere a risorse petrolifere e di gas naturale, situate a profondità prima inaccessibili, di cui sono ricchi anche i paesi occidentali. 
Gli USA dell’ambientalista Obama decidono di sfruttare questa possibilità di diventare energeticamente indipendenti, perdendo, quindi, ogni interesse nella stabilizzazione dell’area petrolifera mediorientale, che anzi procedono a destabilizzare attivamente, con conseguenze devastanti per il Medio Oriente e per l’Europa.
Il Vecchio Continente, invece, sembra non voler valorizzare gli aspetti positivi di questa rivoluzione energetica, ma solo di volerne soffrire l’impatto negativo legato alla nuova politica estera degli USA, cioè problemi di approvvigionamento energetico e gestione di un flusso enorme di immigrati in fuga dai conflitti scoppiati in Medio Oriente o richiedenti asilo con la scusa di fuggire dalla guerra. A quanto pare, la rivoluzione ideologica portata avanti dalla nuova sinistra dagli anni ’60 ha condizionato a tal punto la mentalità europea da riuscire a mantenere l’Europa soggiogata al ricatto energetico, ignorando l’opportunità di portata storica, offerta dall’innovativa tecnologia estrattiva, di affrancarsi finalmente dalla schiavitù dal petrolio arabo e recuperare l’anima venduta al diavolo islamico. 
Così, nonostante il fallimento colossale del multiculturalismo, evidenziato dalla radicalizzazione degli immigrati islamici di seconda generazione, e dalla correlata crescita dell'antisemitismo, la leadership politica e religiosa europea sembra voler proseguire imperterrita lungo la stessa direzione scelta finora, lasciando le porte spalancate all’ingresso di immigrati islamici, e auspicando l'apertura di un numero crescente di moschee. 
Così, i nostri illuminati intellettuali, leader politici e religiosi, perseverano nell'applicazione di una strategia fallimentare, quella delle concessioni senza nulla chiedere in cambio, illudendosi che un giorno possa portare frutti diversi e generare quella meravigliosa convivenza di culture e religioni differenti che tutti auspichiamo, invece che Jihadisti della peggiore specie.
Così, l’Unione Europea e i suoi mass media mantengono inalterata la posizione anti-sionista concordata col diavolo islamico. 
Nonostante il mancato riconoscimento di Israele come Stato Ebraico da parte dei palestinesi e l’immutato incitamento all’odio anti-ebraico, Bruxelles continua a sponsorizzare l’Autorità Palestinese, e i giornali a mettere in cattiva luce Israele, finendo così per alimentare l’intransigenza dei palestinesi, creando i presupposti per ulteriore violenza, ed ostacolando le trattative per la pace. Persino la Santa Sede, al di là delle sue migliori intenzioni, “premia” il ricorso alla violenza riconoscendo la Palestina senza esigere nulla in cambio, né il riconoscimento del diritto all’esistenza di Israele, né, ancora più sorprendentemente, il rispetto delle comunità cristiane di Betlemme e della Cisgiordania, le quali subiscono soprusi e abusi da parte dei fondamentalisti islamici con la connivenza dell’Autorità Palestinese dal 1994, anno in cui la Giudea e la Samaria passarono sotto il controllo dei palestinesi coi trattati di Oslo. E l’esplosione di violenza, frutto anche della miopia della leadership politica e religiosa europea, non si lascia attendere. Proprio contando sul sostegno incondizionato della comunità internazionale, i palestinesi hanno lanciato l’attuale ondata di attacchi terroristici in Israele, il cui scopo non può essere quello di impaurire e sconfiggere gli israeliani, ma di provocarne una reazione militare, che delegittimi ulteriormente Israele agli occhi degli osservatori internazionali e dei sostenitori e finanziatori della causa palestinese.
Così, i nostri esperti di islam, facendo bella mostra di sano realismo, puntano il dito verso il presidente americano Bush e il primo ministro Blair per aver inaugurato, con l'invasione dell'Iraq e la deposizione di Saddam Hussein, la distruzione del modello di convivenza pacifica fra cristiani, musulmani, curdi e altre minoranze etniche. Poi, però, rinunciando improvvisamente all'approccio pragmatico adottato nella condanna degli errori anglo-americani, non sono disposti a riconoscere, accettare e fare tesoro delle ragioni ultime che avevano reso possibile quella convivenza, cioè il controllo dell'islam radicale con il pugno di ferro, e persistono nell’illusione di poter integrare l’islam in Europa aumentando a dismisura la “carota delle concessioni” senza il ricorso al “bastone” necessario ad impedire che prenda il sopravvento.
Essi si dimenticano, inoltre, dell'esistenza di altri modelli di convivenza tra minoranze etniche e religiose diverse, sia in Medio Oriente sia in Europa, forse perché molto meno attraenti, cioè il Libano e il Kosovo prima del conflitto civile. 
Sembrerebbe proprio che i nostri promotori e sostenitori dell'apertura incondizionata delle porte all'immigrazione e l'accoglienza degli islamici, e della causa palestinese, ignorando il venir meno delle condizioni che avevano rese necessarie queste politiche, stiano tenendo fede al patto col diavolo islamico siglato nel 1974 e spingendo nella direzione di modelli di convivenza catastrofici, creando così i presupposti per la guerra civile e l’islamizzazione del Vecchio Continente.