Ci stiamo approssimando a un bivio… o addirittura a un “crocevia”. Se non si trattasse di faccende soltanto umane, lo definirei “la scelta voluta dal destino che si presenta all’orizzonte della patria”.

[Perfido inciso – citazione del Polemista Polemologo: qual meraviglia che chi s’è messo su una strada sbagliata arrivi a due che non sono buone?]

Ma lasciamo la vana retorica e atteniamoci a termini più prosaici, anzi empirici.

Le prossime elezioni “europee” sono, probabilmente, l’ultima opportunità.

Possiamo ancora decidere e scegliere.

Se prevale la paura, manterremo lo “stato di fatto” e resteremo nella palude della maledetta “Ue” come la subiamo ora, sprofondando lentamente in un pressoché irreversibile declino.

Se vince la speranza, demoliremo la “Ue” come essa ora è dando la preferenza ai movimenti “sovranisti”, ridimensionandola tosto a più umile e realistica organizzazione internazionale di Stati sovrani indipendenti limitata a sinergie tecnico-commerciali e facilitazioni turistiche, e potenziali alleanze militari in caso di (oggi relativamente improbabili) minacce dirette esterne alla sicurezza e agli interessi del gruppo. Tanto, giammai essa potrà essere di più.

La “globalizzazione” (intesa come imposizione generalizzata a livello planetario di un modello unico di economia, cultura, pensiero etico e politico ) è un miraggio, o addirittura una vera e propria allucinazione. O, per lo meno, una prospettiva talmente lontana nel tempo, da essere più propriamente una mera congettura -nemmeno una teoria-: pertanto riparliamone, caso mai, tra quattro, cinque mila anni… .

Questo grazioso pianeta è popolato, tra gli altri, da numerosissimi esseri viventi auto-definitisi “homo sapiens” e -ancora- diviso in numerosi Stati sovrani, separati tra loro da frontiere controllate da esemplari di quegli stessi esseri debitamente l’un contro l’altro armati. Tant’è.

Gli Stati nazionali sovrani permangono l’orizzonte realistico dei popoli, o meglio e più propriamente dei cittadini. Stati formati dal diffuso consenso etico di cittadini consapevoli i quali possiedono una sola lingua, una continuità storica, un carattere, una mentalità, una serie di tradizioni … una sola moneta.

Stati formati da cittadini orgogliosi (vorrei dire “entusiasti”) di esserlo e farvi parte.

Stati con tessuto economico/sociale e livello culturale relativamente omogenei, e ragionevoli limiti pro-posti al “meticciato” che, seppur incline di per sé a “lussureggiare”, stando alle osservazioni bio-antropologiche, implica tuttavia anche forti tensioni etniche le cui conseguenze sono da valutare con molta cautela, prima di tutto da parte della coscienza di ciascuna persona e ciascuna famiglia.

Stati sovrani separati, per l’appunto, da stabili e difesi confini. Fisici e giuridici.

Pertanto, nulla a che fare con la informe poltiglia melensa e velenosa della “Ue” attuale.

Delle forze “oscure” (stando alle esegesi dei “cospirazionisti”) ovvero delle spregiudicate e meschine ancorché potenti organizzazioni a-nazionali (possibilità che ritengo più realistica) operano per distruggere gli Stati nazionali forse nella delirante illusione di instaurare un “nuovo ordine mondiale” ( …a capo del quale poi chi metteranno? Un Faraone? Voi che direste? Ohibò! ), praticando tattiche astute e subdole di guerra atipica. Ma esse saranno sempre e soltanto formate da persone come noi. Non di certo da esseri onniscienti, onnipotenti, infallibili, immortali (quindi non umani) come parrebbero essere, se immaginate e dipinte da taluni “complottisti”.

Comunque sia, l’ho detto e scritto più volte. Siamo in guerra. E combattiamola. Dichiariamo guerra alla “Ue” che ci vuole distruggere, e distruggiamola.

Alla vittoria contro questo “mostro” seguirà un dopo-guerra irto di difficoltà e sfide.

Ma sarà un tempo di nuove opportunità da affrontare con l’entusiasmo di chi ha ripreso in mano il proprio destino.

La guerra esige capacità e decisione e motivata passione e entusiasmo.

La pace richiede entusiasmo, scienza, coscienza, correttezza, buona fede.

Per finire, o per cominciare, abbiano gli Dei pietà di coloro nei quali l’entusiasmo è morto.