Il budget dell'Unione Europea per il 2014 sarà di 135,5 miliardi di euro e include fondi extra per combattere la disoccupazione giovanile nei 28 Stati membri.

Il bilancio dell’UE è pari a circa l’1% del Pil europeo e a circa l’8% del Pil italiano.

Scopo del bilancio dell’Unione Europea sarebbe quello di ridurre le divergenze e aumentare la coesione tra i Paesi europei. Ma in realtà non si rivela altro che uno strumento che distoglie l’attenzione dal vero problema di fondo: la gestione del restante 99% del Pil degli Stati Europei. Questa gestione viene imposta invece centralmente tramite misure restrittive e costrittive nei confronti degli Stati membri che sono tenuti ad attenersi a rigorose misure di bilancio, pena il blocco dei pagamenti dei fondi in loro favore.

E’ un meccanismo perverso in cui a fronte di una irrisoria quota di bilancio, gli Stati membri sono legati mani e piedi nella loro disciplina e non hanno alcun potere nel regolare la propria economia, come invece è previsto dai trattati europei.

L’obiettivo dello sviluppo da perseguire indipendentemente da ogni Stato membro è stato sostituito dal risultato del pareggio di bilancio da raggiungere a ogni costo, dando quindi una parvenza di opera di coesione tramite fondi distribuiti con ulteriore aggravio per le nostre casse.

Soldi nostri che versiamo e che poi ci ritornano indietro, se facciamo i bravi e in ogni caso in quota minore.

Il meccanismo con cui viene regolamentato ciò, infatti, è anomalo.

L’Italia è un contributore netto dell’Unione Europea, cioè versa più di quanto riceve. Negli ultimi 12 anni ha già versato circa 171 miliardi di euro e ne ha ricevuti 111 miliardi con un saldo negativo di circa 60 miliardi di euro, cioè una perdita netta di circa 5 miliardi di euro all’anno.

L’Italia è il maggiore contributore netto d’Europa rispetto al proprio Pil. Nel 2011 ad esempio il contributo netto dell’Italia è arrivato a -0,38% rispetto al Pil, maggiore in tutto Europa con Belgio e Olanda subito dopo a seguire con il -0,36%.

Di seguito il flusso di cassa così come riportato dalla Ragioneria Generale dello Stato.

Trasferimenti Italia - UE (2002-2013)*

       

Anno

Entrate

Uscite

Saldo

2002

€7.808,00

€11.306,00

-€3.498,00

2003

€10.194,00

€12.447,00

-€2.253,00

2004

€9.702,00

€13.039,00

-€3.337,00

2005

€9.899,00

€14.130,00

-€4.231,00

2006

€10.047,00

€13.950,00

-€3.903,00

2007

€10.291,00

€13.842,00

-€3.551,00

2008

€9.268,00

€15.265,00

-€5.997,00

2009

€7.802,00

€15.007,00

-€7.205,00

2010

€8.375,00

€14.889,00

-€6.514,00

2011

€8.644,00

€16.215,00

-€7.571,00

2012

€9.770,00

€15.970,00

-€6.200,00

2013(3 trim.)

€9.320,00

€14.990,00

-€5.670,00

       

Totale

€111.120,00

€171.050,00

-€59.930,00

Media

€9.260,00

€14.254,17

-€4.994,17

 

* dati Ragioneria Generale dello Stato

A breve con l’adozione del Fiscal Compact dovremo per 20 anni ridurre il nostro debito pubblico fino a una percentuale rispetto al Pil del 60%. Ciò comporterà una riduzione annua di 45 miliardi di euro che l’Europa chi chiederà a breve. Basti pensare che negli scorsi 12 anni siamo stati noi a versare ben 60 miliardi perdendoli completamente!

L'Italia (insieme ad altri Paesi) continua, inoltre, ad accollarsi una quota (nel 2011 è stata di 700 milioni di euro) dei rimborsi al Regno Unito per la correzione degli squilibri di bilancio.

In base alla decisione del Consiglio del 7 giugno 2007 si conferma, infatti, l’agevolazione in favore del Regno Unito, così come per l’Austria, della Germania, dei Paesi Bassi e dell’Austria che beneficiano di aliquote di prelievo dell’IVA ridotte durante il periodo 2007-2013. Paesi Bassi e Svezia beneficiano di riduzioni lorde dei loro contributi annui basati sull’RNL. Tali agevolazioni vengono ripartite a carico degli altri Stati Membri.

Insomma l’Italia continua a versare somme all’Unione Europea in misura maggiore di quel che riceve, sebbene la stessa decisione del Consiglio preveda che “nessuno Stato membro si faccia carico di un onore di bilancio eccessivo rispetto alla propria prosperità relativa.”

Se a ciò si aggiunge l’ulteriore considerazione che l’accesso a tali fondi avviene o secondo una logica assistenziale e clientelare che non porta alcuno sviluppo sul territorio ma alimenta solo interessi politici locali oppure in modo difficoltoso per le imprese che non hanno conoscenza dei meccanismi europei, capiamo ancora una volta che dobbiamo affrancarci quanto prima da questa dittatura e dobbiamo riscattare la nostra sovranità!

Approfondimento – bilancio UE

La politica di coesione dell’UE fornisce una piattaforma con numerosi programmi che mirano a incrementare la crescita economica e la coesione sociale e ridurre le disparità tra gli Stati Membri e altre 270 regioni.

Le regioni ricadranno in tre categorie: le regioni meno sviluppate (con un Pil inferiore al 75% della media europea), le regioni più sviluppate (con un Pil superiore al 90% della media europea) e una nuova categoria di regioni di transizione (con un Pil che varia tra il 75% e il 90%).

Questi fondi saranno a disposizione degli Stati membri che potranno combinarli allocandoli in programmi multi-fondo.

I massimi tassi di co-finanziamento possibili saranno 75-85% nelle regioni meno sviluppate, il 60% nelle regioni in fase di transizione e il 50% nelle regioni sviluppate.

Gli Stati saranno soggetti tuttavia al rispetto di alcuni requisiti e condizioni macro-economiche previste nel Pacchetto di Stabilità e Crescita.

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Il sistema finanziario comunitario si basa su una programmazione a medio termine delle spese (Quadro Finanziario), della durata di sette anni, stabilita su proposta della Commissione europea dal Consiglio, previo accordo con il Parlamento europeo. Per quanto riguarda il periodo di programmazione 2007-2013, dopo l’accordo raggiunto nel Consiglio Europeo del dicembre 2005, il nuovo Quadro Finanziario è contenuto nell’Accordo Interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria del 17 maggio 2006.

Gli importi fissati nel Quadro Finanziario rappresentano i massimali annui per ciascuna Rubrica di spesa a carico del bilancio generale dell'Ue; tali Rubriche comprendono:

- competitività per la crescita e l'occupazione,

- coesione,

- risorse naturali dell'Ue (agricoltura e sviluppo rurale, pesca e ambiente)

- libertà, sicurezza e giustizia e cittadinanza,

- politiche esterne dell’Ue,

- spese amministrative.

L'UE può contare su diverse fonti di finanziamento. Le risorse proprie sono infatti costituite, oltre che dai contributi diretti dei paesi membri, anche da dazi all'importazione sui prodotti provenienti dall'esterno dell'Unione e da una percentuale dell'IVA riscossa da ciascun paese membro.

L'UE dispone di diverse fonti per finanziare la sua amministrazione e le sue attività e realizzare l'obiettivo di ridurre le disparità economiche tra le regioni e promuovere lo sviluppo delle aree rurali. Sono i paesi membri che riscuotono le entrate per conto dell'UE.

Le tre principali fonti di finanziamento sono:

  • lo 0,73% del reddito nazionale lordo di ciascun paese membro, che rappresenta i due terzi del bilancio UE. Il calcolo del contributo di ciascun paese si basa sul principio della solidarietà e della capacità contributiva. Se ne risulta un onere eccessivo per determinati paesi, si procede tuttavia ad aggiustamenti
  • le cosiddette risorse proprie tradizionali, principalmente dazi all'importazione sui prodotti provenienti da paesi esterni all'Unione
  • una percentuale della base imponibile armonizzata dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) di ciascun paese dell'UE.

Tale programmazione viene tradotta in un Bilancio annuale attraverso una particolare procedura nella quale intervengono la Commissione (che propone tale bilancio) e il Consiglio con il Parlamento europeo (che lo approvano dopo aver trovato un accordo). La Commissione esegue il Bilancio, nel rispetto della normativa finanziaria comunitaria. I programmi comunitari sono attuati dalle varie Direzioni generali e dai Servizi della Commissione i quali gestiscono, ciascuno nel proprio settore, gli stanziamenti assegnati. Il controllo sull’esecuzione del bilancio è effettuato dalla Corte dei conti europea, che verifica la legittimità e la regolarità delle operazioni sottostanti svolte dalle Istituzioni comunitarie. Sulla base di una relazione annuale della Corte, il Parlamento, su raccomandazione del Consiglio, concede il discarico dei conti alla Commissione. La struttura del bilancio comunitario è costituita, nel suo complesso, da due sezioni:

- le Entrate, costituite dalle cosiddette “Risorse proprie”;

- le Spese che, coperte dalle Risorse proprie, sono destinate al finanziamento di tutti gli interventi messi in atto dall’Unione europea.

Il sistema delle risorse proprie

Uscite degli Stati membri

Il Bilancio generale dell’Unione europea è finanziato dalle cosiddette “Risorse Proprie” che rappresentano i mezzi finanziari con i quali ciascun Stato membro partecipa al funzionamento dell’apparato amministrativo di tutte le Istituzioni e che consentono la realizzazione delle politiche operative comunitarie.

Tali Risorse, costituite dalle Risorse Proprie Tradizionali (R.P.T.), dalla Risorsa IVA e dalla Risorsa RNL, sono disciplinate dalla Decisione n. 436/2007, che ha recepito le Conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2005 e che ne regola la procedura per il periodo di programmazione finanziaria 2007- 2013. Le Risorse Proprie Tradizionali, che derivano dall’esistenza di uno spazio doganale unificato, sono riscosse dagli Stati membri per conto della Unione europea e versate direttamente alle casse comunitarie, previa deduzione del 25% a titolo di rimborso delle spese di riscossione. Esse sono rappresentate da:

- dazi doganali riscossi sulle importazioni delle merci provenienti dai Paesi extracomunitari;

- contributi provenienti dall’imposizione di diritti alla produzione dello zucchero e dell’isoglucosio.

La Risorsa IVA è costituita da un contributo, commisurato all’applicazione dell’aliquota uniforme di prelievo pari allo 0,30%, sulle basi imponibili nazionali a carico di ciascuno Stato membro, tranne che per Germania, Paesi Bassi, Svezia e Austria a cui è stata concessa una riduzione di tale aliquota di prelievo (Decisione n. 436/2007). La Risorsa RNL, definita anche “Risorsa complementare”, è finalizzata a finanziare le spese di bilancio non coperte dalle Risorse Proprie Tradizionali e dalla Risorsa IVA. Essa è commisurata alla quota parte dei RNL nazionali sul RNL comunitario. Per effetto della Decisione n. 436/2007, a Paesi Bassi e Svezia è stata concessa una riduzione del loro contributo al Bilancio comunitario in chiave RNL.

L’accertamento ed il versamento degli importi dovuti a titolo di Risorsa IVA e Risorsa RNL sono affidati agli Stati membri attraverso procedure nazionali, coordinate a livello comunitario. I relativi controlli sono effettuati, contestualmente, dalla Commissione, dalla Corte dei Conti europea e dagli Stati membri. Il sistema delle Risorse Proprie è parzialmente modificato dal meccanismo della Correzione Britannica, istituito nel 1984. Tale Correzione consente al Regno Unito di ridurre il proprio saldo netto negativo di circa due terzi, il cui onere viene ripartito sui restanti Paesi, secondo la “chiave” RNL. Con la Decisione n. 436/2007 è stato introdotto un meccanismo graduale per limitare l’aumento della Correzione.

Entrate degli Stati membri

I principali strumenti finanziari sono costituiti da:

- Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.G.A.), che finanzia le misure di mercato collegate allo sviluppo rurale e che dal 1° gennaio 2008 ha sostituito il Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricolo (F.E.O.G.A.) - Sezione “Garanzia”;

- Fondo Europeo di Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), che finanzia i programmi di sviluppo rurale implementati nelle regioni in ritardo di sviluppo o in aree in declino e che ha sostituito, per il periodo di programmazione 2007-2013, il Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricolo (F.E.O.G.A.) - Sezione “Orientamento”;

- Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricolo (F.E.O.G.A.) – Sezione “Orientamento”, che finanzia le azioni di miglioramento delle strutture agricole in relazione agli interventi dei periodi di programmazione ante 2007-2013;

- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (F.E.S.R.), che sovvenziona tutti gli interventi che rientrano nell’ambito della politica regionale e delle altre politiche comunitarie, localizzate nelle regioni in ritardo o in aree in declino e che sostiene la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale;

- Fondo Sociale Europeo (F.S.E.), relativo alla politica sociale e dell’occupazione, che finanzia interventi di formazione professionale mirati alla salvaguardia dei posti di lavoro ed all’adeguamento dell’offerta di lavoro all’evoluzione del mercato al fine di conseguire la piena occupazione e ridurre le disparità occupazionali;

- Fondo Europeo per la Pesca (F.E.P.) che finanzia misure a favore dell'adeguamento della flotta peschereccia comunitaria; acquacoltura, pesca nelle acque interne, trasformazione e commercializzazione, azioni collettive; sviluppo sostenibile delle zone costiere di pesca. Tale fondo sostituisce, per il periodo di programmazione 2007/2013, lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (S.F.O.P.).

Il FESR concorre agli obiettivi convergenza, competitività regionale e occupazione, cooperazione territoriale europea.

Il FSE concorre agli obiettivi convergenza, competitività regionale e occupazione.

Il Fondo di coesione concorre all’obiettivo convergenza.

Il Reddito Nazionale Lordo

In economia il reddito nazionale lordo (RNL) di un paese viene calcolato sommando al prodotto interno lordo (PIL), o sottraendo da esso, vari flussi di reddito tra paesi.

Perché sia possibile passare dal PIL di una nazione al suo RNL è necessario operare alcune aggiunte al PIL:

  • profitti che le imprese percepiscono all'estero e che rimettono (inviano cioè nel proprio mercato);
  • tutti i salari e gli stipendi che i cittadini percepiscono all'estero e che rimettono;
  • ogni altro reddito da investimenti all'estero che imprese o famiglie percepiscono e rimettono;
  • gli aiuti eventuali ricevuti dalla nazione.

È necessario però effettuare anche delle deduzioni:

  • profitti che sono realizzati nella nazione da imprese non locali e rimpatriati;
  • i salari e gli stipendi che sono percepiti da persone non indigene residenti nella nazione e rimessi;
  • tutti i redditi da investimenti che sono percepiti da investitori esteri nella nazione e rimessi all'estero;
  • tutti i pagamenti per aiuti all'estero effettuati dalla nazione.