Cari amici, a Strasburgo non c’è stato un “attentato terroristico islamico”. Si è trattato di un “atto di follia” isolato da parte di un criminale comunale pluricondannato. La parola d’ordine è non collegare l’attentato all’islam. 

È vero che Cherif Chekatt, 29 anni, cittadino francese di fede islamica nato proprio a Strasburgo, ha urlato "Allahu Akbar", Allah è il più grande, prima di sparare sulla folla al mercatino di Natale. Ma è mancata la scenografia che avrebbe conferito il marchio di un vero e proprio attentato terroristico islamico. Sul numero delle vittime c’è stato un balletto. A lungo si è parlato di un solo morto. Ora si dice che sono tre. Ma l’incertezza serve a tenere basso il profilo del fatto, per evitare che possa essere definito una strage. Poi lui che fugge come un qualsiasi delinquente, anziché immolarsi facendosi esplodere o ricercando comunque la morte per ergersi a “martire” dell’islam e conquistare di diritto il Paradiso di Allah con le 72 vergini perpetue. Infine è finora mancata la rivendicazione che conferisce al singolo attentato quel rilievo che è proprio di una strategia più ampia, da parte di una rete del terrorismo islamico globalizzato, in grado di incutere paura e di diffondere il panico tra la popolazione.

È vero che Cherif Chekatt si è radicalizzato in carcere ed era schedato con la lettera “S”, per indicare i potenziali terroristi islamici che potrebbero compiere degli attentati. Ma come lui ce ne sono decine di migliaia in Francia e per controllarli ci vorrebbero circa 300 mila uomini. Impossibile operare sul piano della prevenzione. Si può intervenire solo in presenza di fatti certi. Cioè quando stanno premendo il grilletto o stanno facendosi esplodere. È una battaglia persa in partenza.

La verità è che se questo attentato non fosse stato perpetrato a Strasburgo, dove vi è la sede del Parlamento Europeo che era riunito in sessione plenaria, se non fosse stato denunciato dai “gilet gialli” come un complotto per deviare l’attenzione dalla protesta che sta infiammando la Francia, se tra i feriti gravi non ci fosse il giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi, la sua eco si sarebbe già spenta.

Ormai l’Europa tratta gli attentati terroristi islamici alla stregua di atti criminali ordinari. Ma il fatto gravissimo è che, per sconfiggere i terroristi islamici autoctoni e endogeni (perché sono ormai cittadini europei), l’Europa si affida agli integralisti e estremisti islamici che controllano le moschee, nella convinzione che i terroristi islamici potranno essere redenti se abbracceranno il “vero islam”. Ovviamente gli integralisti ed estremisti islamici che controllano le moschee sono ben felici e ci ringraziano. Più attentati terroristici islamici ci saranno, e più moschee verranno costruite. La prospettiva è che l’Europa sarà sottomessa all’islam pacificamente attraverso le moschee anziché violentemente con il terrorismo. Il finale vedrà un’Europa del tutto islamizzata che eliminerà del tutto il terrorismo islamico. Perché a quel punto non servirà più.