Cari amici, com’è possibile che a un prete pedofilo settantenne, colto in flagranza di reato mentre abusava di una bambina di dieci anni, e che ha confessato di aver ripetutamente abusato della bambina in passato, la Chiesa si limiti a sospenderlo cautelativamente, mentre la Magistratura gli ha concesso gli arresti domiciliari e non ha ordinato la detenzione in carcere?

Di fronte alla flagranza del reato di pedofilia, di fronte alla confessione di colpevolezza, di fronte all’ammissione della reiterazione del crimine, ci attenderemmo che la Chiesa ordinasse subito non solo l’espulsione del prete pedofilo reo-confesso, ma anche la sua scomunica. Gesù disse: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare» (Marco 9,42). La pedofilia è un reato di estrema gravità, incompatibile non solo con lo stato sacerdotale, ma anche con l’adesione al cristianesimo.

Così come ci attenderemmo una sanzione forte da parte della Giustizia dello Stato, a partire dall’immediata detenzione carceraria e una condanna definitiva che, da un lato, deve essere congrua con il danno irreparabile provocato ai bambini abusati e, dall’altro, deve porre fine alla tendenza criminale dei pedofili. 

Se ciò non dovesse accadere, dovremmo prendere atto che le tante belle prediche della Chiesa contro i propri pedofili, che vede coinvolti e incriminati cardinali e vescovi in varie parti del mondo, sono solo parole che non si traducono in fatti. Così come dovremmo prendere atto dell’inadeguatezza delle leggi italiane per sanzionare e, soprattutto, prevenire il crimine dell’abuso sessuale dei minorenni, anche con pene esemplari nei confronti dei pedofili.