L’Europa di oggi, dominata in gran parte dalla sinistra, è come una macchina senza freni diretta verso il baratro che, anziché cercare di ridurre il più possibile la velocità, contro ogni logica accelera verso il disastro.
Da diversi decenni siamo nel mirino dell’islam violento, e da quindici anni l’attacco è sistematico ed in crescendo: ma, ad ogni azione terroristica dell’islam, si ripetono le solite litanie dei kamikaze che non sono islamici, dell’islam che è religione di pace, della necessità di sempre maggiori integrazione ed accoglienza, degli uomini da una parte e le bestie dall’altra (bestia sarà lei, Renzi!).

Ora, proviamo a ragionare sui fatti. Non esiste sulla faccia della terra un paese islamico governato da una democrazia di stampo liberale: è un caso o la religione c’entra qualcosa? Persino il tanto osannato Marocco vieta e punisce, tra l’altro, l’abbandono della religione islamica, il matrimonio della donna islamica con un uomo di altra religione, la costruzione di nuove chiese: è un caso o la religione c’entra qualcosa? L’Europa e l’America hanno accolto milioni di persone provenienti da tutti gli altri continenti, e solo con gli islamici  ci sono sempre stati e ci sono ancor più tuttora problemi di integrazione: è un caso o la (loro) religione c’entra qualcosa?

Eppure, nonostante le ripetute sanguinose evidenze dei nostri tempi, nonostante le ripetute sanguinose evidenze del passato che la Storia ci urla di non dimenticare, si seguita a parlare come 15 anni fa, premendo sempre più l’acceleratore della vettura in corsa verso il precipizio.
Si continua a ripetere che il problema è di natura sociale, e che bisogna costruire più moschee regolari.

Ma allora, perché la maggior parte degli attentati si verifica in Francia e Belgio, e la provenienza degli attentatori riguarda proprio quei paesi? Eppure colà gli immigrati dispongono di numerose e grandi moschee regolari e di un sistema di welfare impensabile anche in stati sviluppati come Italia e Spagna, oltre a concessioni sul piano culturale che ad altri immigrati sarebbero precluse senza la minima incertezza: dunque, cos’è che non va? Lo capirebbe anche un bambino. Stiamo assistendo alla saldatura tra due progetti di potere: quello della Conferenza islamica mondiale, e quello della sinistra occidentale in combutta con i poteri forti soprattutto finanziari.

In Italia tale situazione è sotto gli occhi di tutti, anche letteralmente: meglio, mediaticamente (radio e TV, giornali, internet etc.). Salvo poche lodevoli eccezioni, i mezzi di comunicazione continuano a propinarci le solite tiritere del politicamente corretto, quelle che l’slam è religione di pace, che i terroristi non sono mussulmani, che occorre più dialogo ed integrazione, e naturalmente più accoglienza.
Ho ascoltato una puntata della trasmissione “Radio anch’io” su Rai Radio Uno, ove si discuteva del da farsi per estirpare il cancro del terrorismo. Ora, compreso il conduttore che non nasconde la propria conclamata sinistra appartenenza, gli ospiti erano: il noto personaggio Massimo Cacciari, l’imam di Firenze e presidente dell’UCOII Izzedin Elzir, e la giornalista de La Stampa Karima Moual. Dibattito praticamente senza contradditorio, che nulla ha aggiunto rispetto ai soliti luoghi comuni che ci vomitano da almeno tre lustri, ma che ha il preciso scopo di continuare a narcotizzare gli ascoltatori sempre meno disposti, da una realtà immanente non più manipolabile, a bersi le immutabili tesi degli islamizzatori di casa nostra e dei loro fiancheggiatori pseudointellettuali occidentali.

A questo punto sorge spontanea la domanda: dal momento che è stata la sinistra, in tutta Europa, ad attuare le fallimentari politiche di integrazione, perché quella stessa sinistra continua ossessivamente a ripetere che occorre ancora più dialogo, ancora più integrazione, ancora più accoglienza? È come se un medico continuasse caparbiamente a prescrivere un farmaco inefficace e dannoso a dosi sempre più massicce. Però tutto ciò non avviene per caso. In realtà, la sinistra non lavora per l’integrazione, anzi!

Le masse islamiche presenti sul nostro territorio, proprio perché non integrate e culturalmente lobotomizzate, sono docili esecutrici degli ordini impartiti dai loro imam, in particolare quando si tratta di mettere la crocetta (perché spesso oltre non vanno) su una scheda elettorale. L’emancipazione dei nuovi europei, liberi di pensare ma soprattutto di votare, costituirebbe un grave pericolo per la sinistra. Certo, sempre per ragioni elettorali i nipotini di Stalin farebbero volentieri a meno di attentati (al contrario dei loro alleati fondamentalisti, che approfittano di ogni strage per guadagnare sempre più potere nelle democrazie malate del Vecchio continente), ma evidentemente li considerano inevitabili e spiacevoli effetti collaterali, una sorta di fuoco amico. A questo punto non posso, con convinzione, che definire la sinistra quantomeno ostile alla Civiltà che le ha dato vita, e chiedere che la si contrasti con tutte le nostre forze.

Senza una rapida inversione ad U, l’autovettura che metaforicamente rappresenta la vecchia e stanca Europa finirà in fondo al burrone. Ma, forse, dei nuovi Nuvolari stanno per alternarsi alla guida della runaway car.