Assistiamo sgomenti e preoccupati non solo alla profonda azione distruttiva nella nostra società da parte delle forze variamente lesive dei valori e princìpi naturali e, come si suol dire, non negoziabili, ma anche all’irrisoria e spesso inesistente azione di difesa e di rilancio da parte delle forze politiche in campo, purtroppo più o meno tutte: è chiaro che i valori e princìpi di cui parliamo non sono immediatamente né di destra né di sinistra, in quanto valori e princìpi naturali e di civiltà, umani e sociali; ma ci stupiamo meno che non se ne facciano paladine le sinistre in quanto, anzi, di certe posizioni, basate sul disordine naturale e sociale, esse hanno fatto da tempo loro cavalli di battaglia; ci stupiamo e dispiacciamo di più che làtitino preoccupantemente al riguardo le forze di destra e di centrodestra, proprio perché esse dovrebbero trovare la linfa della loro collocazione culturale – per definizione! – proprio nei valori e princìpi attinenti a una visione dell’uomo e della società a misura di legge naturale: questa è la dimensione culturale della destra, della vera destra, come nella storia si è formata e come ha animato – pur con tanti limiti e contraddizioni – le diverse battaglie contro le ideologie aberranti. Oggi ci accorgiamo che non è così e, come persone di destra, ne proviamo delusione e preoccupazione, ma non rassegnazione.

Le vistose problematiche di carattere economico e finanziario sono un’indubbia minaccia per gli equilibri italiani, europei, mondiali, ma siamo altrettanto consapevoli del fatto che la crisi è tale in quanto, innanzitutto, crisi valoriale, morale e culturale e come tale dev’essere affrontata: ce lo insegnano e ce lo ricordano, quasi ogni giorno, le parole del Papa, ma anche di tutti coloro che agiscono con onestà intellettuale; ce lo prospettano, con virulenza sempre progressiva, gli attacchi, subdoli e inesorabili, delle azioni concentriche contro l’uomo e la famiglia naturale, contro la naturale distinzione di genere e di sesso, contro la società a misura di uomo.

Ma chi si oppone fra i diversi partiti politici - quelli che gli Italiani hanno sostenuto e votato – a una proposta legislativa sull’omofobia profondamente illiberale e liberticida? Nessuno ufficialmente, anzi: solo singoli parlamentari, in ordine sparso. Chi si preoccupa delle definizioni di standard sull’ “educazione” sessuale, i quali, a livello europeo, trovano una codifica OMS chiaramente aberrante, che stanno entrando in modo serpeggiante nella Scuola di ogni ordine e grado e a cui il Ministero delle Pari Opportunità del governo italiano risponde con un’ articolata programma "Strategia Nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere", la cui lettura lascia allibiti? C’è poi tutta la diatriba sugli aspetti civico-giuridici connessi con le unioni di fatto e con quelle diverse dalle naturali unioni fra uomo e donna (se passerà una certa legge, queste mie argomentazioni e tante altre simili potranno essere giudicate illegali), nelle quali è certo doveroso salvaguardare il rispetto umano e quanto il diritto già di suo garantisce, ma al cui riguardo siamo ben consapevoli di come si vada ben oltre.

Aggiungo la questione della parità scolastica e della libertà di educazione: in Italia vi è una legge, la 62/2000, che, a grandi linee, la riconosce, ma non sono mai stati emanati i decreti che la possano rendere veramente operante, cosicché, paradossalmente, proprio l’Italia, patria del diritto e faro della pedagogia mondiale, soffre di una situazione fortemente contraddittoria, che sta mettendo in ginocchio la libertà di educazione, uno dei valori non negoziabili, una delle colonne in difesa della famiglia. Chi se ne preoccupa? Se ne sono forse preoccupati, nei decenni, i democristiani, i quali hanno avuto tanto potere da fare la miglior legge di parità del mondo, ma hanno sempre tergiversato, lasciando che la facesse, nel 2000, un ministro comunista?  Poi, né centrodestra né centrosinistra, né Monti né Letta, nessun altro ne ha fatto vera battaglia elettorale e politica, solo lodevoli interventi di singole regioni.

E allora ecco, è importante che tutte le forze politico-sociali che, come “Io amo l’Italia”, si fondano, fin dal loro sorgere, su quei valori e princìpi non negoziabili, si concentrino esplicitamente su queste forti battaglie e facciano una scelta di campo capace di contrastare efficacemente le aberranti sinistre (“sinistre” in tutti i sensi), costituendo una vera e propria anima pensante all’interno del centro-destra: questa ritengo debba essere la collocazione politico-operativa di ALI, in sostegno, critico e leale insieme, al frammentario e precario centro-destra - precario soprattutto nelle sue componenti che si accontentano di un liberalismo mondanamente infondato -, in sintonia con la parte di esso in cui si dimensionano le più fulgide forze cattoliche, diverse dai cosiddetti “cattolici adulti”, sempre pronti al compromesso.

Ci vorrà poi tanto (affermazione volutamente e apparentemente ingenua di chi ben sa che, di fatto, ci vuole moltissimo!) a dar vita a una destra ben unita? Sì, una destra unita, elettoralmente e oltre, nella quale possano confluire le tre principali anime dell’attuale centrodestra, vale a dire: i cattolici conservatori e tradizionalisti, i migliori difensori delle nostre radici storiche; poi i berlusconiani (me la cavo con questo aggettivo riassuntivo: per i dettagli, vedi i ripetuti proclami fondativi e rifondativi di PdL e FI): a questi va dato atto di rappresentare una fetta importante del centrodestra attivo, quelli che lo rappresentano, con merito, ancorché anche con errori e limiti, da vent’anni; infine, la destra intransigente – i  Fratelli d’Italia, tanto per intenderci – e l’estrema (quella legale e costituzionale, s’intende).

Ricordavo, qualche tempo fa, al Presidente Magdi Cristiano Allam, che nel 1948 vinse, sì, la DC, in modo schiacciante, contro il Fronte Popolare dei Comunisti, ma certamente tale sfolgorante vittoria – di cui la DC fu la prima a sentirsi, per lungo tempo imbarazzata! – non vi sarebbe stata senza i Comitati Civici di Luigi Gedda: e allora, che ALI siano i Comitati Civici di oggi e che dia un sostegno di carattere valoriale a quell’armata, a volte un po’ approssimativa ma tuttora determinante, che è il centrodestra.