In vista delle imminenti consultazioni politiche – stante il sistema elettorale con sbarramento – si rinnova il dibattito sull’utilità del voto dato ai partiti minori anziché alle formazioni più consistenti. Prendiamo in esame il caso pratico del voto dei cattolici che gravitano nell’area del centrodestra, posto che quelli nel centrosinistra si autoescludono dal ragionamento perché sostengono un programma in palese contrasto con i principi non negoziabili (PNN) quali la vita, la famiglia, la libertà educativa dei genitori.

Se dunque l’analisi parte dal centro, la prima opzione di voto consiste nella “Lista Monti” con le formazioni ad essa apparentate. Questa deve però essere scartata da subito per le caratteristiche che nell’ordine la contraddistinguono:  1) la volontà di riconoscere giuridicamente le coppie di fatto; 2) la scelta di rimettere alla libertà di coscienza individuale degli eletti i voti sui PNN; 3) la decisione di candidare esponenti di spicco del mondo omosessuale.

La seconda opzione di voto per un cattolico è rappresentata dallo schieramento di centrodestra (PdL-Lega e liste apparentate). Questo raggruppamento, si propone come baluardo contro l’avvento della sinistra, piuttosto che come strenuo difensore della famiglia, della vita e della libertà educativa. Potrebbe quindi connotarsi come la scelta del male minore: nessuna difesa programmatica dei PNN, ma neppure attacchi agli stessi.

Vi è poi una terza opzione rappresentata dall’unico movimento che contempla nel programma la difesa totale dei PNN. Si tratta della  la neo-nata formazione politica “Io amo l’Italia” di Magdi Cristiano Allam che, per la prima volta, si presenta alle elezioni politiche nazionali. Il neo di questo partito starebbe nella verosimile esiguità del suo seguito, per la giovane età, infine per gli scarsi mezzi a disposizione: non possiede infatti giornali, tv, radio e neppure dispone di ingenti risorse economiche per farsi conoscere.

Se scartiamo l’opzione della Lista Monti per i predetti motivi, al cattolico restano solo due possibilità di scelta: quella per lo schieramento di centrodestra, che molti ritengono essere un “voto utile” (perché avrà certamente una rappresentanza in Parlamento grazie al superamento delle soglie di sbarramento), e quella per “Io amo l’Italia” che, non superando verosimilmente lo sbarramento, sarebbe dunque da considerarsi un “voto perso”.

Ma siamo certi che il ragionamento sia corretto? Proviamo a verificare la questione seguendo due ordini di idee: il criterio da adottare per la scelta del voto e la storia politica dell’ultimo ventennio.

Cominciamo col domandarci se per scegliere il partito da votare è giusto utilizzare come  criterio la possibilità che lo stesso ottenga una rappresentanza parlamentare. Non sarebbe piuttosto corretto adottare, prioritariamente il criterio della congruenza tra i propri valori  e il programma della formazione politica e in seconda istanza concorrere affinché la stessa ottenga seggi in Parlamento?

Una seconda domanda da porsi è la seguente: siamo certi che rinunciare ad appoggiare l’unica formazione che tutela esplicitamente i PNN non causi danni maggiori? Per rispondere con cognizione di causa vediamo cosa è successo in Italia negli ultimi 20 anni.

Siamo nel 1994 e Silvio Berlusconi, con Forza Italia, sconfigge la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto. L’Italia è salvata dai comunisti, ma capitola alle elezioni successive del 1996 e del 2006. Le restanti legislature sono appannaggio del centrodestra che raccoglie la maggioranza dei consensi in quanto baluardo di fronte al possibile avvento dei comunisti. La classe politica, senza dubbio espressione del Paese, si rende responsabile di un degrado morale senza precedenti (corruttela politica, scandali, ruberie a tutti i livelli, investitura istituzionale di nani e ballerine). Sono trascorsi oramai 20 anni e la sinistra è ancora alle porte, esattamente come allora, con l’aggravante che il clima di sfiducia nella politica è al massimo livello. La rinuncia a difendere i PNN per votare partiti quantitativamente grandi, ma qualitativamente poveri, ha fallito: in questi 20 anni hanno cercato di distruggere la famiglia con i DICO, ottenuto l’eutanasia per Eluana Englaro, manipolato la vita con la fecondazione artificiale. E ora la cruda domanda: ma il voto dei cattolici, assegnato al centrodestra per la paura dei comunisti, è stato utile, inutile o addirittura dannoso?

Magdi Cristiano Allam, con la sua lista, ci ha tolto l’alibi per cui i cattolici potevano votare quasi ovunque poiché nessun partito difendeva i PNN. Ora dunque tocca a noi adottare il criterio corretto per votare intelligentemente: prima si individua chi si propone di tutelare i PNN – esattamente ciò che “Io amo l’Italia” si propone - e poi lo si vota a prescindere dal fatto che otterrà verosimilmente una rappresentanza parlamentare. Ne consegue che la logica dell’approccio al voto così ribaltata può garantire il consenso necessario a superare le soglie di sbarramento.

Ci attendono tempi duri:  la sinistra  vuole introdurre i matrimoni omosessuali, la Lista Monti in vista della imminente alleanza con Bersani, si “limita” (si fa per dire) a voler riconoscere giuridicamente le coppie di fatto, dimenticandosi volutamente il milione di famiglie scese in piazza a Roma il 12 Maggio 2007 per contrastare il disegno di legge della sedicente cattolica Bindi.

A nessuno piace essere minoranza, ma il cattolico (quello vero) è destinato ad esserlo come ci ricordano le affermazioni evangeliche del Cristo: siete lievito nella massa e sale della terra. Questo stato – ci rammenta un breviario salesiano – non è ostacolo ma condizione perché si manifesti il Regno di Dio. Non temiamo pertanto di rimanere fuori dal Parlamento e prepariamoci piuttosto a parlare nelle piazze qualora non dovessimo superare lo sbarramento. Non dimentichiamoci che Davide ha sconfitto Golia e questo è l’anno della Fede. L’ultima volta che un pontefice dedicò l’anno solare alla Fede, correva l’annus horribilis 1968. Paolo VI trovò, nonostante tutto, il coraggio per promulgare l’enciclica Humanae Vitae, a salvaguardia della vita che veniva attaccata dalla rivoluzione sessuale e dalla rivolta studentesca. Negli anni a venire vi sono stati il divorzio (1970), l’aborto (1978), tutti provvedimenti legislativi promulgati e controfirmati da politici cattolici della Democrazia Cristiana. Quello che è successo di recente l’ho già scritto, aggiungo solo che la nostra generazione è quella che, prima nella storia, deve spiegare ai propri figli che ci si deve sposare con l’altro sesso. Queste sono le ridicole conquiste dell’uomo del terzo millennio, ma nonostante tutto dobbiamo confidare in quelle parole che restano scolpite nella nostra speranza: “Non praevalebunt!”.

Abbiamo bisogno di altri motivi per muoverci? Rammentiamo le parole profetiche di Giovanni Paolo II che nel 1981, sei mesi dopo l’attentato, scriveva nella Familiaris Consortio: “Se la famiglia non partecipa attivamente alla vita politica e sociale del paese, sarà schiacciata da quei mali cui si è limitata ad assistere” Meno calcoli dunque e più contenuti, la Speranza è l’ultima a morire perché se amo Dio … “Io amo l’Italia”.