Cari amici, che figura faranno il Presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e l'europarlamentare ed ex ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge, se dovesse emergere che il nigeriano Emmanuel Chidi Namdi non è stato deliberatamente ucciso per odio razziale ma per una conseguenza accidentale di una rissa iniziata in modo violento dallo stesso Emmanuel, dove in definitiva Amedeo Mancini sarebbe imputabile di "eccesso di legittima difesa"?

Emmanuel era un nigeriano di 36 anni, di fede cristiana, era entrato da clandestino in Italia e aveva chiesto asilo politico sostenendo di essere fuggito dai terroristi islamici del Boko Haram, anche se di fatto nello Stato meridionale della Nigeria di cui è originario non vi è traccia dei Boko Haram. 

La presenza della terza carica dello Stato e di un esponente del Governo ai funerali di Emmanuel ieri a Fermo, per esprimere la loro solidarietà a una presunta vittima di un omicidio deliberato e premeditato per odio razziale, rischia di essere sconfessato dalle indagini giudiziarie.
Secondo i risultati dell’autopsia, Emmanuel  è morto non a causa del pugno ricevuto da Amedeo Mancini, un ultrà della squadra di calcio locale, ma a causa di una frattura posteriore del cranio che si è procurato cadendo contro lo spigolo di un marciapiede. Nell’autopsia i medici hanno scritto che il colpo è stato «forte, ma non fortissimo, tra il labbro inferiore e la mandibola». 

Soprattutto, secondo Paolo Crecchi del quotidiano La Stampa, gli esami avrebbero dimostrato che Mancini ha reagito dopo essere stato colpito diverse volte e dopo aver ricevuto un morso da parte della compagna di Emmanuel. I risultati dell'autopsia e degli esami delle ferite presenti sul corpo di Mancini, accreditano questa ricostruzione dei fatti: Mancini avrebbe offeso la compagna di Emmanuel dandole della “scimmia africana”; Emmanuel avrebbe reagito violentemente, colpendo Mancini con un palo segnaletico; Mancini è caduto a terra e quando si è rialzato ha colpito Emmanuel con un pugno che lo ha fatto cadere a terra, dove ha sbattuto la testa procurandosi la frattura che lo ha ucciso. 

Se questa ricostruzione fosse confermata, crollerebbe la tesi dell'omicidio preterintenzionale o anche di omicidio volontario che sta alla base dell'idea che Mancini avrebbe ucciso per odio razziale. La condanna, una volta accertato che Mancini ha sferrato il pugno per difendersi da un'aggressione, sarebbe per "eccesso di legittima difesa". 

Cari amici, chiarito ciò, noi ci domandiamo perché i rappresentanti dello Stato e del Governo si siano sentiti in dovere di rendere omaggio alla salma di un clandestino per enfatizzare la loro condanna del razzismo che avrebbe infettato gli italiani, mentre non hanno ritenuto di dover partecipare ai funerali dei 9 italiani massacrati il primo luglio dai terroristi islamici dell'Isis a Dacca nel Bangladesh. Non solo. Il disinteresse dello Stato e del Governo è stato a dir poco vergognoso, considerando che non hanno ritenuto di dover proclamare neppure un giorno di lutto nazionale quando il Bangladesh ne ha proclamati due, né ci sono stati i funerali di Stato né sono stati issate le bandiere a mezz'asta in segno di lutto. 

Il comportamento di chi ci rappresenta e di chi ci governa nei confronti dell'uccisione di un clandestino a Fermo e della strage di nove italiani in Bangladesh conferma che sono un gruppo di disonesti e irresponsabili, sempre pronti a infierire contro gli italiani e che non meritano di occupare delle cariche che dovrebbero essere riservate a chi vuol bene agli italiani.