Da anni denuncia l’islamizzazione strisciante dell’Italia e dell’Europa e la “guerra santa” si è scatenata contro di lui anche con il più vigliacco dei metodi: cercando di ridurlo in miseria. Querele a raffica, e in questi giorni l’ultima – per ora – condanna per diffamazione, in una causa intentata dal presidente dell’Ucoii.

La notizia è sul Giornale on line di oggi e non lascia stupiti, ma piuttosto disgustati. D’altra parte la realtà quotidiana ha reso il disgusto uno stato d’animo molto frequente, se non permanente…

Magdi Cristiano Allam, giornalista ben noto per le sue coraggiose campagne volte a far capire all’agonizzante “civiltà” occidentale la minaccia dell’islamizzazione in atto, ha appena subito l’ennesima condanna in sede civile. Attore della causa era, tanto per cambiare, il presidente dell’Ucoii (unione comunità islamiche d’Italia) che si riteneva diffamato da affermazioni fatte da Allam nella trasmissione televisiva “Porta a porta”. In tale occasione Allam aveva dichiarato che l’Ucoii rappresenta in Italia in Italia i Fratelli Musulmani, come fa Hamas nei territori palestinesi.

Magdi Allam aveva documentato significative prese di posizione di Ucoii, ad esempio comunicati stampa in difesa di Hamas e contro Israele. Ma anche di fronte ai fatti i giudici hanno ritenuto che sussistesse la diffamazione, con tanti saluti alla libertà di pensiero, di stampa et similia. E hanno condannato Allam a pagare i “danni”. Con eccesso di zelo, pur trattandosi di una condanna in primo grado di giudizio, la sentenza impone di pagare subito la cifretta di euro 18.000.

Non è questa la prima condanna in sede civile subita da Magdi Allam: finora la delicatissima sensibilità islamica, sempre ben pronta a sentirsi “diffamata” e la singolare prontezza dei giudici sono costati al nostro la bellezza di euro 70.000. E vedremo in seguito.

Così per inciso sarebbe interessante notare anche un’altra cosa: gli islamici, che non nascondono il loro disprezzo per la nostra società corrotta, sono però ben pronti a servirsi degli strumenti giuridici che questa terribile società corrotta fornisce loro. Molto coerenti, non c’è che dire. E sarebbe anche interessante notare come per la nostra magistratura l’antica massima del diritto che diceva “In dubio pro reo”, pare che ormai sia stata tradotta con “Nel dubbio, meglio condannare un innocente, se il querelante è più forte e minaccioso”.

Ma lasciamo perdere questi particolari, che qualsiasi persona di buon senso nota.

Ciò che ci preme notare è che la nuova frontiera che si è aperta sulla strada del massacro della libertà è quella del portafoglio. Tu mi critichi? Hai addirittura argomenti e documenti per criticarmi? Bene, io ti sparo querele a raffiche, chiedo danni su danni e prima o poi ti ridurrò in miseria. Dopodiché, per mangiare potrai sempre provare a masticare gli articoli che scrivi. Insomma, vien da dire che si dimostrarono più uomini i fanatici che ormai diversi anni orsono lanciarono contro Allam la condanna a morte. Criminali, certo, ma almeno uomini, non omarini che ricorrono al giudice contro l’uomo cattivo che infanga la loro indiscutibile moralità…

Lo stesso Magdi Allam, parlando del mare di denunce, penali e civili, che ha ricevuto in questi anni, dice: «Prima erano penali, ora solo civili. Per loro sono un nemico da eliminare in quanto apostata e traditore. L’arma prediletta è il denaro: ti denunciano per farti pagare più possibile fino a costringerti alla resa, mettendoti con le spalle al muro. Investono un fiume di denaro per zittirmi. Mobilitano avvocati nostrani che spulciano ogni minima sfumatura dei miei interventi pubblici, andando a ritroso nel tempo fino a quando non subentra la prescrizione».

Così combattono gli ometti del giorno d’oggi. Gli uomini di una volta sapevano prendere le armi e scontrarsi, mettendo in preventivo il rischio di essere a loro volta accoppati. Si chiamava battaglia, magari anche leale. Ora gli ometti si attaccano alla “legge” e, ci insegna il dottor Azzeccagarbugli, le “grida” sono molto utili perché “a saperle ben leggere, nessuno è colpevole e nessuno è innocente”.

All’amico Magdi Cristiano Allam vogliamo esprimere tutta la nostra stima per la battaglia che sta conducendo a difesa della civiltà e non gli diciamo “Magdi, tieni duro!”, perché, conoscendolo, sappiamo bene che non è uomo che si arrenda di fronte alle prepotenze e alle ingiustizie.

Siamo sicuri che Magdi terrà duro e vogliamo che sappia che gli siamo vicini, con affetto, con grande stima e con solidarietà.

Forza Magdi, difensore di una dignità che ormai in troppi non amano più!