Non amo la Costituzione Italiana. Mi scuso. Lo so è grave. Una persona perbene, chiunque aspiri ad appartenere alla società civile deve amare la Costituzione. Io faccio parte di quella incivile, e non c’è niente da fare.
La Costituzione italiana è stata scritta da post fascisti e aspiranti comunisti. Non è un’ingiuria: è una realtà cronologica. L’Italia era appena uscita da 20 anni di fascismo: un architetto che viva per venti anni in un luogo dove i grattacieli siano vietati, i grattacieli non li sa fare. E poi c’erano quelli che volevano consegnarci all’URSS. Quindi diamoci una calmata sulla bellezza della Costituzione italiana, che ci ha regalato decenni di ingovernabilità assoluta e tassi di corruzione da paralisi: gli alberi si giudicano dai frutti.
La frase: la Costituzione italiana è bellissima anche se lo Stato italiano fondato su quella Costituzione non funziona, è una frase che contiene una contraddizione plateale.
“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, è una frase di un’idiozia sconvolgente. Da quando abbiamo smesso di essere cacciatori/raccoglitori, tutte le società umane sono fondate sul lavoro. Era fondata sul lavoro la Russia di Ivan il Terribile, l’Unione Sovietica di Stalin e ovviamente il Terzo Reich del camerata Hitler, che sulla raccomandazione al lavoro aveva anche istituito appositi campi.
Una nazione decente, una nazione per cui valga la pena di combattere e morire, deve essere basata sui diritti inalienabili del cittadino. La nostra Costituzione non li menziona nel primo fondamentale paragrafo e quindi non li protegge. 
Il diritto ad avere una terra, che nessuno possa invadere.
Il diritto ad avere una casa e il dovere di proteggere quella casa e coloro che vi stanno dormendo. L’uomo che ha ucciso chi si è introdotto nella sua casa, il malfattore che vi si era introdotto con due complici, aveva il dovere di sparare, non il diritto, il dovere. In quella casa  dormivano sua moglie, suo figlio e sua nuora. Se lui non avesse sparato si sarebbe reso corresponsabile di tutte le violenze che i tre avrebbero commesso contro i suoi familiari.
Il diritto inalienabile alla  giustizia. Il diritto inalienabile che la mia vita e i miei beni non siano all’arbitrio assoluto del magistrato di turno, che può annientare la mia esistenza, ridurmi sul lastrico, condannarmi ad anni di carcere in prigioni che la presenza dei stranieri rende particolarmente invivibili, senza rispondere mai di nulla.
Voglio una Costituzione che riconosca la mia dignità di cittadino.