È scattata la protesta in Trentino dopo il divieto rivolto ai bambini di una scuola dell'infanzia di fare il segno della croce e recitare la preghiera prima del pranzo. La vicenda ha origine dalla decisione presa dalla coordinatrice pedagogica della scuola dell'infanzia di Frassilongo, paese di una valle del Trentino abitata dalla minoranza linguistica mochena: la motivazione è che nessuna manifestazione di fede religiosa deve trovare spazio in una scuola pubblica. Che sia il segno della croce o qualsiasi tipo di preghiera, dice la coordinatrice.

Ogni popolo ha diritto a una terra. Ogni popolo ha diritto ad una nazione dove si parli la sua lingua e dove le sue tradizioni siano permesse e rispettate. La preghiera prima del pranzo nell’ebraismo e nel cristianesimo è un obbligo, non un optional. Che poi la stragrande maggioranza se ne infischi, questo è un altro discorso, ma è un obbligo. Un bambino ebreo che non ringrazi per il suo cibo, secondo formule stabilite a seconda del tipo di alimento viola la Legge di Mosè, viola la legge ebraica della gratitudine a Dio. Il cristianesimo, figlio dell’ebraismo, eredita pienamente questa tradizione, semplifica l’infinita serie di regole delle formule prestabilite, che sostituisce con amore e gratitudine.

È stato scientificamente dimostrato, statisticamente inoppugnabile, che chi prega prima dell’assunzione di cibo si ammala con una frequenza molto minore di disturbi alimentare.

Chi vieti a un popolo la sua preghiera sta commettendo un arbitrio.

Sta vietando a un popolo sulla sua terra di seguire le sue tradizioni. Ogni popolo ha diritto alle sue tradizioni: vale per i Masai, per gli eschimesi, vale anche per noi.

La religione e lo Stato devono essere separati, certo, la religione di un popolo fa parte della sua struttura portante. E’ sbagliato che tutti i bambini di una scuola siano obbligati a dire la preghiera, con bacchettate sulle mani a chi sbaglia, come succede nelle scuole coraniche, ma altrettanto sbagliato è che venga vietata una preghiera, asse portante di una nazione dove altri sono immigrati perché questa nazione aveva linee più funzionali. Le tradizioni di questa nazione non vanno modificate in nulla. Nel momento in cui andiamo su Marte, saremo su una terra di nessuno, “no man’s land” e allora le tradizioni di tutti dovranno avere lo stesso peso, le scuole saranno rigidamente laiche e nessuno farà il presepe. Questa terra non è “no man’s land”. È l’Italia. Le nostre tradizioni ci piacciono, altrimenti non le avremmo scelte. Che siano intelligenti o no, giuste o no, non ce ne può importare di meno: a noi piacciono.

Croce e segno della croce: qualche considerazione molto laica.

Croce. Rappresenta un tizio ebreo che si chiamava Gesù Cristo, ammazzato dai Romani.

E’ uno strumento di tortura cui è stato sottoposto un uomo per le sue idee. Quindi il cristianesimo, sempre, per il suo simbolo, alla fine non può mai smettere di essere un inno alla libertà di pensiero. Non ha smesso di esserlo nemmeno al tempo dell’Inquisizione e dei roghi. Anzi, chiunque fosse inquisito, essendo Cristo un inquisito, diventava inevitabilmente un seguace di Cristo, anzi una specie di fratellino minore. La Croce è il simbolo di un Dio che ha accettato il dolore. Il cristianesimo è una delle tre religioni che dà al dolore il significato di benedizione e non di maledizione. Le altre due sono l’ ebraismo (Giobbe) e il buddismo (soffrire è essere nel ventre del Budda). In queste tre religioni il dolore è visto come il mezzo per aumentare la propria consapevolezza. Dio non zoppica (dottor Hause). Il Dio dei cristiani sì, non si reggerebbe nemmeno in piedi se scendesse dalla sua croce. Ha i piedi trafitti da un chiodo, deve fare un male porco. Il Dio dei cristiani è brutto, sfigurato dal dolore. Se scendesse dalla sua croce sarebbe uno storpio. Crepa in maniera atroce con il supplizio degli ultimi degli schiavi. Nella Spagna di Zapatero, come nella Francia della laicità, l’Italia delle maestre politicamente corrette stanno levando i crocifissi dalle pareti. La corte di Strasburgo, sei giudici non eletti da nessuno, di cui uno turco, quindi proveniente da uno Stato esperto in diritti umani, in particolare genocidi non riconosciuti, ha stabilito che lo Stato laico non può tenere il crocefisso a scuola e che le affermazioni degli stati sovrani vanno riveduti. Corte di Strasburgo, Comunità Europea e Onu, oltre che cavalli di Troia della sottomissione all’islam, (Eurabia Verso il Califfato universale. Bat Ye'or, Lindau) sono tutti picconatori del concetto di democrazia. Chi fa le leggi non è più il governo eletto dai cittadini, ma tizi mai eletti, mai sentiti nominare e che non rendono conto a nessuno. Loro stabiliscono se le leggi fatte dai governi sono “giuste”. Pagati, tutti, però con i soldi delle nostre tasse. Se ci staccassimo da tutti questi organismi, pagheremmo un bel po’ di tasse in meno. Questi gentiluomini non hanno capito niente. Il crocifisso non si può togliere, non perché sia il simbolo dei cristiani che ritengono che Cristo sia figlio di Dio. Non per quello. Il crocefisso va lasciato perché il crocefisso è simbolo del dolore, è il simbolo del dolore non come umiliazione, non come punizione, ma come apogeo della dignità e del coraggio. Quando abbiamo la leucemia, quando ci dicono che la leucemia ce l’ha nostro figlio, quando ci dicono che nostra madre creperà in maniera atroce nel giro di qualche mese, cerchiamo con gli occhi il crocefisso e stiamo un po’ meno male che se fossimo soli. Adesso qualsiasi sia il problema, ci si è resi conto che si sta un po’ meglio in un gruppo: se ti hanno levato mezzo intestino stai con quelli che hanno lo stesso problema, se ti hanno ammazzato il figlio che per pura sfiga si è trovato in mezzo mentre rapinavano una macchinetta per fare il popcorn, se stai con quelli che gli hanno ammazzato il figlio mentre rapinavano la macchinetta delle gomme da masticare, stai meglio.

Il crocefisso è un gruppo di supporto portatile. Nei lazzaretti, in fondo alle galere, indipendentemente dal fatto che siamo credenti o no, sui patiboli, persino sui roghi, è un fratello maggiore che anche lui ha avuto i suoi guai. C’è un libro straordinario, a questo proposito, di uno dei più straordinari scrittori, no non sto parlando di Sant’Agostino o di S Paolo. Oscar Wilde scrittor brillante che più brillante non si può. Finisce in prigione e scrive due libri atroci e bellissimi, La ballata dal carcere e il De profundis. Nel De Profundis ci racconta la straordinaria e terribile potenza della sofferenza. Le religioni dei vincitori, dei vincitori militari, islam e induismo levano al dolore qualsiasi dignità. Nell’induismo il disprezzo per lo sconfitto il dolente è assoluto. Maometto vincitore permanente non soffre mai, non vomita mai sangue, vince sempre e fa massacrare il poeta che osa ridere di lui. L’islam nega la dignità del dolore e nega il cristianesimo: secondo l’islam Cristo non è mai morto in croce, quello lasciato a crepare era un ologramma e il vero Cristo ora è nel paradiso musulmano a farsi un congruo numero di vergini al giorno, non ricordo se le quaranta canoniche del musulmano medio o se le sessanta del musulmano super, Maometto secondo, e terroristi dell’11 settembre , tanto per fare un esempio. Il concetto del valore del dolore è affermato nel buddismo, chi soffre è nel ventre nel Budda. Il valore del dolore e della sconfitta sono affermati nella Bibbia, nella figura di Giobbe. Il dolore e la sconfitta di Cristo sulla croce ci ricordano che solo nella sconfitta e nel dolore noi possiamo vincere.

I vincitori cronici sono sciocchi. Non imparano mai, non possono imparare mai il rispetto per gli sconfitti. Il dolore può distruggerci, se non ci lasciamo distruggere però diventeremo magnifici. Solo nel dolore possiamo diventare magnifici. Noi società occidentale abbiamo cercato di fare un mondo senza dolore. Siamo stati bravini, è stato un bel tentativo, qualcuno doveva farlo, però siamo sprofondati nel male di vivere e ora che ci eravamo liberati dalla lebbra ci siamo macellati con la chirurgia estetica, che è maledettamente più dolorosa. Nell’induismo gli sconfitti sono gli Intoccabili, la popolazione autoctona dell’India, più scura di carnagione. Le caste alte sono gli Ariani, gli invasori. I poveri, i malati, gli storpi i lebbrosi sono colpevoli di colpe indimostrabili ma indubbie commesse in vite precedenti. Possono essere calpestati senza scrupoli né problemi. Gli induisti odiano i cristiani perché i cristiani affermano che non è vero che è giusto che gli Intoccabili siano intoccabili, che non ci sia compassione per loro. Il cristianesimo è odiato perché un intoccabile che si converte smette di considerarsi un intoccabile, ma si ritiene una persona. Una religione basata sul disprezzo degli ultimi convive male con chi li considera i primi. Però dell’induismo non ci preoccupiamo perché nell’induismo le linee riformatrici stanno vincendo e ora in India ci sono leggi che in teoria, solo in teoria, d’accordo, ma almeno in teoria, non distinguono tra intoccabili e bramini. Il crocifisso va lasciato perché è il simbolo di dolore e di uguaglianza. Di antirazzismo. È il simbolo di un uomo che potrebbe essere un Dio che accetta di morire con il supplizio di uno schiavo, un infedele, un intoccabile, stabilendo così che gli ultimi saranno i primi. E per la misera! Vi sembra poco? È il simbolo degli sconfitti, di quelli che sono stati calpestati. Il crocifisso va lasciato perché è il simbolo di chi ha avuto il coraggio di farsi ammazzare pur di non mollare, di non cambiare idea, di non allinearsi con i politicamente corretti a dire che tanto tutte le religioni sono tutte più o meno la stessa roba, e se quel coraggio lì ce lo facciamo fuori allora tutto questo non è servito a niente. Se il crocefisso volevano toglierlo avrebbero dovuto avere il coraggio di toglierlo quando c’era Torquemada, per lo meno quando c’era Franco, e anche allora sarebbe stato discutibile, perché il crocefisso ha questo di straordinario: nel momento in cui c’è una vittima, che questa vittima sia una presunta strega, un eretico, un ebreo convertito, malconvertito o non convertito, la vittima diventa automaticamente il Cristo e l’uomo che uccide la vittima, l’uomo dell’Inquisizione, diventa automaticamente il carnefice di Cristo, uscendo automaticamente dalla sua Chiesa, anche se è vestito di porpora e oro. Togliere il crocifisso adesso è una vigliaccata. Una pura ignobile vigliaccata, perché in questo momento, cristiani vengono uccisi da comunisti, islamici e induisti. Chissà perché tutti i sacerdoti o pastori o preti massacrati nel Gulag e nei Lagoi, lasciano tutti indifferenti. A Dachau finirono centinaia di prelati tedeschi e austriaci che di Hitler non ne volevano sapere. Il cardinale di Vienna a Dachau non ci è nemmeno arrivato perché è crepato su treno che ce lo portava per le torture subite. Il cappellano del carcere di Bologna inviato ad Auschwitz con il biglietto di sola andata, qualcosa vale? Migliaia di cristiani sono uccisi da comunisti, islamici e induisti. Il gesto banale che un banale giudice, che una banale insegnante o coordinatrice o preside fa compiere in Europa rimbalza e arriva, ampliato, fino nei luoghi dove i Cristiani vengono massacrati. Vedete, abbiamo ragione noi a bruciare crocefissi e chiese, scrivono i giornali locali, anche in Spagna e in Italia dicono che il crocefisso e il segno della croce offende gli islamici. Abbiamo ragione noi ad uccidere chi ne ha fatto qualcuno in Pakistan: persino in Italia patria del presepe dicono che il presepe offende i bambini islamici. Le civiltà che sperperano il dolore, che lo moltipliche sono gravemente disfunzionali. Quando la moltiplicazione del dolore è contro le donne allora una cultura da disfunzionale diventa suicida, perché le donne schiave non sono in grado di tirar su bambini che conservino intatto l’istinto esploratore, e che, quindi, possano scegliere soluzioni nuove per le risoluzione dei problemi. La storpiatura dei piedi delle bambine cinesi, l’infibulazione, la lapidazione delle adultere sono sintomi di una disfunzionalità delirante. Lasciate quei crocefissi dove sono. Perché ora c'è l'ombra dei crocefissi, nel senso di uomini crocefissi, in Sudan chi si converte al cristianesimo è condannato alla crocefissione.

Lasciate quei crocefissi dove sono. Se si volevano togliere, bisognava toglierli, mediante referendum, nel ' 46 quando in nessuna parte del mondo la crocefissione non esisteva più. Levarli ora, vuol dire schierarsi con gli assassini, con i persecutori.