Abbiamo oramai chiaro davanti ai nostri occhi i pietosi risultati della moneta unica, del mercato globale, della finanziarizzazione dell’economia che hanno prodotto il crollo della produzione, l’esplosione della disoccupazione, la miseria crescente che coinvolge sempre più italiani ed europei.

Basterebbe volgere lo sguardo indietro di pochi anni per rendersi conto che le cose non sono sempre andate così, anzi vi sono stati lunghissimi periodi storici in cui i progressi tecnologici e produttivi hanno trovato diretto riscontro nella qualità della vita e nel benessere della popolazione.

Questo meccanismo invece sembra essersi interrotto: da una parte la tecnologia, la finanza che progrediscono e dall’altra i lavoratori in sofferenza, con bassi salari e troppi debiti .

Per capire meglio osserviamo il seguente grafico:

 

Il grafico riguarda il mercato del lavoro americano, ma vale per tutti i paesi occidentali. Dalla fine degli anni ’70 i salari hanno smesso di crescere mentre il livello di produttività del lavoro ha seguito una crescita esponenziale. Come possiamo facilmente osservare dal successivo grafico, in tutta Europa l’andamento positivo della produttività, non ha trovato riscontro in un pari incremento nelle retribuzioni; nel caso specifico dell’Italia, le retribuzioni sono di fatto rimaste quelle del 2001, mentre la produttività è salita del 35% in 13 anni. 

Come mai è successo questo? Perché il meccanismo s’è inceppato?

La risposta non è difficile; la ragione di tutto ciò sta nell’aver indiscriminatamente ed inspiegabilmente aperto le frontiere al resto del mondo, promuovendo una folle “globalizzazione” senza minimamente preoccuparsi delle conseguenze che ciò avrebbe prodotto sulla manodopera e dunque sul livello di benessere dell’Occidente (in realtà c’era chi lo aveva compreso come M. Allais, ma venne completamente oscurato dai media e dall’informazione globale).

Aver messo in competizione 300 milioni di lavoratori il cui salario medio era di 20.000 dollari l’anno, con 2 miliardi di asiatici che guadagnavano 1000 dollari l’anno, ha segnato l’inizio della fine delle nostre economie. Aver poi permesso, attraverso un sistema finanziario basato sul debito, la possibilità di accumulare enormi deficit commerciali (come quello degli USA ad esempio), ha indotto una crescita fortemente disomogenea del sistema economico globale.

Questo sistema di globalizzazione ha di fatto creato le premesse perché si generasse una crescita disorganica nel mondo, venendo meno anche ai più semplici e basilari concetti economici risalenti a David Ricardo ed Adam Smith, ma ripresi  anche da Dexter White e J.M. Keynes alla metà del secolo scorso.

Il risultato negativo di tutto ciò lo si può facilmente  apprezzare se si analizza la crescita del livello dei salari ad esempio dei lavoratori americani:

 

Fonte www.cobraf.com

La De-Industrializzazione dell'Occidente è  iniziata sotto la Globalizzazione compensata con un boom del credito che facilitava il consumo e la speculazione e non la produzione. La produzione di beni in Occidente diventava non più economica all'interno dello schema della Globalizzazione basata sul dollaro "fittizio" ed iniziò a spostarsi verso l’Asia. I salari e i redditi reali in Occidente cominciarono a stagnare o declinare, ma il declino fu compensato dall'accesso facile al credito per le masse (e dall'emancipazione della donna, che trasformò le famiglie in entità con due persone che andavano al lavoro, mascherando così il declino del reddito reale del singolo lavoratore).

La prosperità apparente dei paesi occidentali è stata sostenuta dagli anni '70 dall'esplosione del debito. L'Occidente ha vissuto come l'erede di un grande patrimonio accumulato nei secoli che ora lo sperpera e sta affogando nei debiti. Questo modello di vita rischia di collassare ora perché è diventato impossibile espandere ancora di più il debito. La Cina non è in una posizione però molto migliore perché la loro prosperità dipende anche adesso dall'espansione del debito in Occidente che consente di comprare le loro merci in massa.

La moneta debito ha cambiato il naturale stile di vita dell'umanità imponendo modelli che nel giro di due generazioni hanno completamente trasformato la percezione della famiglia quale perno della società, la subalternità del desiderio di avere figli al proprio istinto egoista, il relativismo imperante come insegnamento di vita secondo cui tutto sembra lecito e  slegato da qualsiasi morale ed etica comune.

Questa distruzione, disgregazione sociale è molto peggiore delle distruzioni causate da una guerra. Questo è dove siamo oggi. Questo è il risultato prodotto dalla introduzione di una moneta senza valore nel mondo, che ha consentito la Globalizzazione e l'esplosione del Debito.

Concludiamo brevemente per evidenziare chi ha tratto vantaggio da questa  folle, inutile globalizzazione.

Di questo capitalismo moderno hanno tratto vantaggio gli asiatici, perché grazie al boom della produzione hanno visto incrementarsi di 10 volte il loro salario, ma soprattutto una minoranza, una élite di persone che in Occidente possiede le maggiori concentrazioni di ricchezza, perché grazie alla rendita finanziaria hanno potuto far crescere i loro patrimoni a ritmi mai visti prima nella storia.

Ci attendono tempi durissimi, con uno Stato incapace  di pensare a vie d’uscita alternative all’austerità, alla messa in sicurezza dei conti, al pareggio di bilancio, alla crescente imposizione fiscale; ma non si può, non si deve continuare ad estrarre ricchezza tassando e tassando, perché alla fine il motore si ferma!