Buongiorno amici. I potenziali terroristi islamici detenuti nelle carceri italiane sono aumentati del 72 per cento nel 2017 rispetto all'anno precedente. Al 31 dicembre ne risultavano 506, contro i 365 del 2016. Ed è cresciuto anche il loro grado di pericolosità: 242 sono classificati al più alto livello di rischio (il 32% in più del 2016), 150 vengono ritenuti ad un livello medio (il 100% in più del 2016), 114 quelli a basso pericolo (nel 2016 erano 126). Tra coloro che rientrano nel livello alto, 180 sono in carcere per reati comuni e 62 perché sospettati o condannati per reati connessi al terrorismo islamico. I 62 detenuti sono in regime di alta sicurezza e si trovano principalmente nelle carceri di Sassari (26), Rossano (19) e Nuoro (11), dove è stata creata anche una sezione femminile (con 4 detenute). 

I detenuti che si dichiarano di fede musulmana sono 7.194, circa il 12% del totale di 58.223 detenuti al 31 marzo scorso. Sono autorizzati ad entrare in carcere 17 imam. Le autorità penitenziarie vorrebbero molti più imam nelle carceri, convinte che predicando un “islam moderato” potrebbero redimere i potenziali terroristi islamici.

Lo Stato ha tagliato i fondi anche per le carceri. I mediatori culturali sono solo 223: uno ogni 88 detenuti. Fra il 2016 e il 2017 si è registrato un taglio del 27 per cento delle risorse e i 1.377 educatori si sono ridotti a 999. Col risultato che ci sono strutture nelle quali ognuno di loro deve occuparsi dei percorsi individuali di 90 o 100 detenuti. Dove si può ci si arrangia con i volontari: sono quasi 17.000, in aumento rispetto agli anni precedenti. Questi sono i che numeri emergono dal XIV dossier sulle condizioni di detenzione pubblicato ieri dall'Associazione Antigone.

Cari amici, se in Italia i potenziali terroristi islamici detenuti nelle carceri sono aumentati del 72 per cento in un anno, se periodicamente le forze dell’ordine annunciano l’arresto di potenziali terroristi islamici che si annidano nelle moschee, nelle scuole coraniche o che si manifestano in seno alla Rete, significa che l’Italia è profondamente infiltrata dal terrorismo islamico. E se in parallelo emerge che proprio le carceri sono un luogo dove i detenuti per reati comuni si trasformano in potenziali terroristi islamici e che gran parte di chi perpetra le efferate stragi islamiche è transitato dalle carceri, ci si dovrebbe porre seriamente il problema della detenzione degli islamici nelle nostre carceri. A mio avviso l’Italia dovrebbe concordare con gli Stati d’origine dei detenuti di far scontare la pena dei loro connazionali nelle loro carceri. 

Sempre al riguardo sono estremamente preoccupato per il fatto che le autorità penitenziarie, in linea con il pensiero delle forze dell’ordine, della classe politica e della magistratura, siano convinte che gli imam possano redimere i potenziali terroristi islamici perché li convertirebbero al vero “islam moderato”, e pertanto vorrebbero molti più imam nelle nostre carceri. Non capiscono che l’islam è l’islam e che l’eventuale recupero alla legalità di un criminale islamico si potrà avere soltanto se si comporterà da laico, anteponendo la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto, esigendo il rispetto delle leggi laiche dello Stato e la condivisione dei valori che sostanziano la nostra civiltà. Inoltre il pericolo del terrorismo islamico è alimentato dall’apertura incondizionata delle nostre frontiere alla cosiddetta “accoglienza” di centinaia di migliaia di giovani musulmani di cui non sappiamo nulla perché tutti sprovvisti di documenti. 

Ebbene a nessuno sorge il dubbio che se ad oggi l’Italia non è stata colpita da attentati, nonostante il fatto che sia profondamente infiltrata dal terrorismo islamico, si debba proprio al fatto che stiamo consentendo agli islamici di fare ciò che vogliono, cioè di entrare, uscire, scorrazzare a piacimento, costituire le loro cellule dormienti, trasformare i detenuti per reati comuni in potenziali terroristi, disporre di una rete sempre più fitta e capillare di moschee e scuole coraniche? 

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