Cari amici, buongiorno. Non sapevo che Sergio Endrigo,  vincitore del Festival di Sanremo nel 1968 con “Canzone per te”, fosse un esule istriano nato a Pola. È stato uno dei cantanti italiani che accrebbero in me l’amore per l’Italia, insieme a Iva Zanicchi, Mina, Lucio Battisti, Gino Paoli, Gianni Morandi, Rita Pavone, Fausto Leali e Caterina Caselli, ascoltandoli alla radio mentre ero ancora in Egitto negli anni Cinquanta e Sessanta. 
Queste le parole con cui Sergio Endrigo commentò la sua canzone “Pola” che uscì nel 1969: “1947 è la mia storia, la storia della mia famiglia scacciata da Pola, dall’Istria, anche se io allora non ho sofferto molto, perché per me che avevo quattordici anni partire era un po’ un’avventura, ma per mia madre fu un colpo veramente duro lasciare la casa, gli amici, l’ambiente, la strada dove camminavi tutti i giorni, così all’improvviso. Fu veramente una sofferenza per gli adulti. E così l’ho cantata pensando non tanto a me quanto a loro, ai grandi”.
Mi colpisce che nella canzone Sergio Endrigo non menzioni mai Pola, non denunci la guerra, le foibe, l’esodo forzato, il disprezzo che fu riservato agli esuli istriani e dalmati dai comunisti italiani alleati dell’Unione Sovietica e del dittatore yugoslavo Tito. Sergio Endrigo si limita a elevare un inno alla vita e alle proprie radici, canta l’amore per la propria città natale e evoca la nostalgia per la propria gente.
A noi spetta mantenere viva la memoria di un’atroce tragedia che ha colpito gli italiani tra il silenzio, l’indifferenza e la complicità di taluni italiani sottomessi all’ideologia comunista. 
Noi abbiamo il dovere di denunciare ufficialmente e pubblicamente questo crimine contro l’umanità. Sottolineo: crimine contro l’umanità. Eleviamo la tragedia delle foibe a processo culturale per il riscatto della verità storica e della giustizia seppur postuma per restituire dignità alla memoria dei nostri connazionali strappati con la violenza da una terra italiana. Mobilitiamoci affinché questo crimine contro l’umanità non si ripeta mai più.