MAGDI CRISTIANO ALLAM (Il Giornale, 29 aprile 2016) - Ormai ci siamo assuefatti al terrorismo islamico autoctono e endogeno, i cui protagonisti sono cittadini italiani o naturalizzati, i nostri figli o i nostri vicini di casa. Parliamo delle stragi che si apprestano a perpetrare nelle nostre città con un distacco mentale e una atrofizzazione emotiva come se si trattasse di fatti abituali e scontati, propri di una “nuova epoca storica”, in cui il Potere ci dice che siamo noi a dover cambiare radicalmente, imparando a districarci nel campo minato dell'islam, distinguendo l'esilissima linea di demarcazione tra i musulmani che pregano ma non sparano e i musulmani che pregano e sparano. I primi vanno assolutamente rispettati, i secondi vanno sanzionati ma solo se li si coglie in flagranza di reato.

Ed è così che descriviamo in modo certosino il processo che, anche nella nostre cittadine ricche e pacioccone, porta una ragazza italiana come tante altre a sposare un immigrato musulmano apparentemente laico. Poi lei si converte. Porta il velo. Frequentano la moschea. Poi si isolano dalla famiglia d'origine “miscrendente” di lei. I loro figli vengono educati in modo rigorosamente islamico. Poi attraverso i portali islamici creano il contatto con i terroristi dello “Stato islamico” dell'Isis. Un giorno lei lascia un biglietto ai suoi genitori: “Sono partita, non torno”. Prima tappa nella Turchia di Erdogan. Infine l'approdo nell'agognato Califfato dove realizzano il sogno della vita: ridursi a schiavi di Allah e conquistare il paradiso delle 72 vergini facendosi esplodere, proprio in mezzo a noi, per massacrarci perché siamo cristiani, ebrei, infedeli.

Per fortuna che c'è Alfano che, quasi fosse una sfida tra ladri e poliziotti, ci rassicura che anche questa volta i cattivi sono stati arrestati prima che perpetrassero il crimine. E indica raggiante il totale degli espulsi. Possibile che non gli passi il sospetto che se arrestano tanti terroristi islamici è perché l'Italia è già pesantemente infiltrata? E che pertanto non è sufficiente affidarsi alla prevenzione ma bisogna combattere per sconfiggere le cellule radicate e disseminate dentro casa nostra?

A furia di ripeterci che dobbiamo sostenere chi prega e contrastare chi spara, dal momento che nella realtà dell'islam più pregano e più sparano, noi ci stiamo assuefando al veleno dei matrimoni islamici, delle conversioni, dei veli, delle moschee, della segregazione in seno alla “comunità islamica”, del lavaggio di cervello ai bambini, dell'islam moderato, dell'islamofobia, del terrorismo islamico. Ed è così che, per la paura di prendere atto che la radice del male è l'islam, ora non siamo più in grado di essere noi stessi dentro casa nostra.