Buongiorno amici. Chi di terrorismo colpisce, di terrorismo perisce. La Turchia di Erdogan è nuovamente bersaglio del terrorismo dopo averlo promosso sostenendo l'Isis, i Fratelli Musulmani e altre sigle in Siria, Iraq e Libia dedite al rovesciamento violento dei governi al potere per imporre la sharia, la legge di Allah, lo stesso obiettivo perseguito da Erdogan manipolando la democrazia.

È di 36 morti e 147 feriti il bilancio provvisorio della strage terroristica di ieri notte all'aeroporto di Istanbul. Sarebbero tre i terroristi che si sono fatti esplodere dopo aver sparato all'impazzata raffiche di kalashnikov contro la gente. Altri 4 terroristi avrebbero partecipato alla strage, uno di loro sarebbe stato catturato. Le autorità turche non hanno ancora reso noto l'identità degli attentatori, ma i sospetti ricadono sull'Isis.

Il sedicente "Stato islamico" dell'Isis non potrebbe sopravvivere 24 ore se non lo volesse la Turchia. Il petrolio che viene estratto dal territorio che occupa tra la Siria e l'Iraq, viene esportato a bordo di autocisterne alla frontiera della Turchia. Dalla Turchia arrivano le armi all'Isis, alle bande dei Fratelli Musulmani e altre sigle terroristiche che hanno scatenato la guerra civile per rovesciare il regime di Assad, finora costato almeno 250 mila morti. Lungo la frontiera della Turchia transitano decine di migliaia di terroristi islamici provenienti da ogni parte del mondo, tra cui circa 6 mila terroristi islamici con cittadinanza europea. I giornalisti indipendenti turchi che hanno documentato la connivenza del regime di Erdogan con i terroristi islamici con testimonianze, foto e video, sono stati condannati e incarcerati per alto tradimento.

Cari amici, la realtà della Turchia di Erdogan ci conferma che il terrorismo islamico va sempre combattuto e deve essere sconfitto. Guai ad alimentarlo immaginando di poterlo strumentalizzare, giustificando e legittimando delle atrocità nel nome della cosiddetta "Primavera araba". Mobilitiamoci per liberare il popolo turco della dittatura di Erdogan, burattinaio e alleato del terrorismo islamico, che finisce per ritorcersi contro quando esplodono dei conflitti interni sul monopolio del potere.