Buongiorno amici. Per fortuna ci sono sacerdoti contrari alla condivisione del culto religioso cristiano in chiesa con i musulmani, così come è successo ieri in diverse chiese d'Italia. Don Paolo Mojoli, sacerdote salesiano, mi ha scritto e mi ha autorizzato a pubblicare questa sua riflessione, in cui il "No" alla condivisione del culto religioso si fonda su documenti della Chiesa, sulla valutazione di esperi di islam della Chiesa, sulla consapevolezza del traguardo di sottomissione del cristianesimo da sempre praticato dall'islam.

Gentile Magdi Cristiano, sono un salesiano sacerdote. Oggi ho celebrato la Santa Messa in due piccole comunità parrocchiali. Non c’è stata la presenza da parte di musulmani.
Se si fossero presentati, facendo domanda di entrare in chiesa, avrei loro posto alcune condizioni e offerte le seguenti spiegazioni, che desidero partecipare anche a lei.

 1.  Siamo in un edificio della Chiesa cattolica romana, in particolare affidato alla Diocesi di … e alla parrocchia di…

2.  Siamo in Italia. Ogni intervento o comunicato dovrà essere letto in italiano.

3. Il sacerdote è responsabile di quanto avviene nella chiesa che gli è affidata: chiedo quindi che qualsiasi testo esterno al rito della S. Messa sia prima sottoposto all’inappellabile giudizio del sacerdote; inoltre dovrà essere proposto o prima dell’inizio o dopo la fine della liturgia eucaristica.

4. Gli uomini e le donne musulmani eventualmente presenti in questa chiesa non potranno assolutamente compiere alcun atto di preghiera musulmana: questa è una chiesa, non una moschea.

5.  Si prega inoltre di spegnere i cellulari, di seguire in silenzio e in modo composto la liturgia cristiano cattolica che stiamo per celebrare.

(Quanto segue è semplicemente tratto dal sito www.bastabugie.net)

''Quando un parroco presta i locali della parrocchia deve sapere che in quel momento aliena quello spazio alla religione cattolica e lo affida per sempre all'Islam'', ha affermato mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ricordando che ''le moschee non sono un luogo di culto, ma luoghi di preghiera e di formazione''. Per questo, la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di elaborare un documento per definire la posizione della Chiesa cattolica sulla questione della costruzione delle moschee in Italia.

Sono sopratutto due i motivi per cui locali parrocchiali non possono essere dati a musulmani: "per il diritto e la visione religiosa islamica, lo spazio in cui prega la comunità musulmana diviene automaticamente di sua esclusiva pertinenza e possesso. Inoltre una risposta positiva rischia di venire letta come un atto di debolezza da parte dei cristiani e come un'evidente affermazione e prova della superiorità dell'islam sulle altre religioni".

L'arcivescovo di Smirne (Turchia) ha esortato i vescovi a non concedere ai musulmani una chiesa cattolica per il loro culto, perchè questo ai loro occhi risulterebbe la prova più certa di apostasia.

Samil Khalil Samir, gesuita, egiziano, docente alla Saint Joseph University di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma, uno dei massimi esperti del mondo musulmano in campo cattolico, in una intervista al quotidiano Avvenire ha dichiarato: "Bisogna chiarire un equivoco che vedo molto diffuso anche da voi in Italia: la moschea non è una “chiesa musulmana”. Per il musulmano è molto di più che un luogo di culto, è un ambito di aggregazione sociale, di rafforzamento della comune identità, di giudizio sulla società e di rivisitazione di quanto accade alla luce del Corano, spesso anche di trasmissione di parole d’ordine di tipo politico. Studiando la storia dell’islam s’impara che nella moschea sono state prese importanti decisioni o sono partite alcune rivolte contro le autorità, e non è un caso che in molti Paesi le moschee vengano presidiate dalle forze dell’ordine in occasione della preghiera del venerdì. Né va dimenticato che secondo il pensiero islamico un luogo reso sacro non si può più sconsacrare: in Egitto è accaduto che gruppi di fondamentalisti si siano recati di buon mattino su alcuni terreni della Chiesa copta, abbiano steso il tappeto e pregato, rendendo di fatto impossibile l’edificazione di una chiesa su quell’area che con il loro gesto era stata resa sacra all’islam. Per questo un gesto che, magari in buona fede, è mosso dalla solidarietà o dall’altruismo, viene vissuto da parte musulmana come resa, tradimento, implicita ammissione della loro superiorità, ingenerando pericolosi equivoci”

In Italia un documento episcopale serio su Islam e Cristianesimo già c'era, ed era stato elaborato nel 2000 dalla Conferenza Episcopale della Emilia Romagna. Nella introduzione ricordano anche le più evidenti incompatibilità a livello della convivenza civile: il diritto familiare islamico, la concezione della donna, la poligamia, l’identificazione della religione con la politica, ecc.

Don Paolo Mojoli