(Il Giornale, 1 aprile 2017) - L'ennesimo caso di violenza domestica su una ragazzina islamica a Bologna, vittima di soprusi da parte della propria madre, ripropone l'annosa questione della possibilità o meno della convivenza con i musulmani che ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Sono molti, in quest'Italia e in quest'Europa tenacemente islamofile nonostante l'imperversare dentro casa nostra del terrorismo perpetrato o pianificato nel nome di Allah e di Maometto, a ritenere che le donne musulmane potrebbero essere le vere protagoniste di un riscatto dall'oscurantismo di chi nega il primato della ragione e del cuore, per affermare un "islam moderato", un islam sostanzialmente laico, che condivida i valori fondanti della nostra comune umanità, la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta individuale. 
Si tratta per la verità di una speranza che si fonda sull'immaginare che il soggetto più represso in seno alle società islamiche sia maggiormente incentivato a emanciparsi e a porre fine ad una schiavitù ideologica che trova la sua legittimità in ciò che Allah prescrive nel Corano:
"Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori. Allah è potente, è saggio". (2, 228).
"Le vostre spose per voi sono come un campo. Venite pure al vostro campo come volete….". (2, 223).
Maometto ha sentenziato che le donne sono antropologicamente inferiori, sostenendo che sono "manchevoli sul piano dell'intelletto". Allah nel Corano ha prescritto che la testimonianza della donna vale la metà della testimonianza dell'uomo, che la donna eredita la metà di ciò che spetta all'uomo. L'uomo può sposare fino a quattro mogli contemporaneamente, le può ripudiare a piacimento, le può picchiare se disobbediscono ai suoi ordini e in un versetto del Corano si precisa che le può segregare dentro casa fino alla morte. 
Si ripropone ugualmente la questione dell'obbligatorietà o meno del velo, se possa coprire solo il capo o se debba occultare tutto il corpo della donna, concepito come di per sé peccaminoso. Il dilemma è insito nella diversa spiegazione del versetto coranico:
"E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano." (24, 31).
Ebbene fino a quando dovremmo riporre sulle spalle delle principali vittime di questa dittatura maschilista e misogina la speranza di un riscatto di stampo illuminista dell'islam? Non possiamo più continuare ad assistere inerti alla violenza inflitta alle ragazzine e alle donne musulmane che scelgono o comunque aspirano a vivere a casa nostra. 
È arrivato il momento di dire in modo fermo che chiunque condivida questo nostro spazio, che non è solo fisico ma anche giuridico e valoriale, debba rispettare le leggi laiche dello Stato senza accordare deroghe ed eccezioni nel nome di qualsivoglia vera o presunta specificità religiosa o culturale, debba ottemperare alle regole della civile convivenza, debba condividere i valori che sostanziano la nostra civiltà, tra cui primeggia la pari dignità tra uomo e donna. Basta con l'affidarci al mito dell'islam moderato. Esigiamo da tutti, musulmani compresi, di comportarsi né più né meno come tutti gli altri cittadini italiani.
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