Domenica i TG hanno diffuso le immagini dei politici affaccendati nei vari convegni, fornendo l’impressione di una situazione politica in continuo movimento. La Lega ha tenuto gli stati generali al Lingotto, ma non ci ha ricavato niente. Gianfranco Fini ha fatto outing, con i post-democristiani di Casini, unendo il destino della destra al politico che è sempre stato il più detestato dai sostenitori della fiamma. L’appoggio a Monti per Fini è il tentativo quasi disperato di salvare il salvabile, salendo in fretta su quella che appare una scialuppa.

La barchetta dovrebbe portarli a bordo di una imbarcazione molto grande che è in costruzione, una specie di arca, una nuova arca di Noè della politica italiana.

In questa impresa disperata ci stanno lavorando in tanti, il tempo stringe, mancano pochi mesi al diluvio. Certo, un aiuto viene dalla conoscenza della tempistica, sapendo in anticipo anche la data – il 7-8 aprile 2013 – i calcoli sono più facili. I progettisti sono in frenetica attività, e i venditori di spazi stanno declamando tutti i vantaggi della costruzione ai possibili clienti.

L’operazione è certamente costosa, ma i vantaggi appaiono enormi, in particolare è apprezzata la possibilità di “farla franca”. Ancora una volta, al termine di un ciclo politico contrastato come quello ultimo dominato dai berlusconiani/prodiani, sono in tanti a volersi sottrarre al giudizio popolare.

C’è l’impressione che la seconda repubblica andrà incontro ad una fine impietosa, che sarà peggiore della precedente, per cui quelli che hanno passato indenni il ’93-’94 temono il pericolo del contrappasso storico. Come il caso Fiorito: il consigliere della regione Lazio, coinvolto nella mala gestione dei fondi pubblici, che proprio allora era un giovane missino che lanciava monetine a Craxi, fuori dall’hotel a Roma.

Forse, non tutti potranno salirci, almeno in questa arca riservata ai “montiani”, quelli che dichiarano a priori di essere favorevoli ad un governo Monti-bis, anche dopo le elezioni. Lo scopo è evidente, rendere le prossime elezioni un passaggio burocratico, un mero controllo di dogana, in modo che si possa rassicurare in anticipo tutti quelli che vivono bene in questa situazione di crisi economica, sul fatto che possano mantenere il loro ottimo livello di vita che si sono conquistati con l’attività politica.

L’incertezza del risultato elettorale, avrebbe un effetto deleterio su tante famiglie e storie, consapevoli che la mesta conclusione di un ciclo di potere politico comporterebbe inauditi sacrifici personali a gente che non è abituata, non saprebbero nemmeno come affrontarli. L’operaio è allenato a tirare la cinghia, non così i “berlusconiani” o i “prodiani”, che sono cresciuti a tartine al salmone, credendo di avere diritto a tutto il benessere che lo Stato ha elargito a loro a piene mani.

Se così fosse, le arche dovrebbero essere più di una, oltre a quella dei “montiani”, ce ne vorrebbe un’altra per i non-montiani, seguendo quella che appare essere la nuova linea di frattura o di divisione della politica, ricondotta ancora una volta allo schema bipolare: contro o favore.

Sulle nuove imbarcazioni, in costruzione per superare l’imminente diluvio, saliranno persone che, in un batter d’occhio, ricomporranno antiche divisioni che sembravano incolmabili: avremo berlusconiani con antiberlusconiani, missini con democristiani.

Anche i comunisti si stanno dando da fare, fiutando l’aria che tira. Dal blog de Il Fatto si legge:“Quindi se vogliamo che alle elezioni sia in campo non dico una favolosa alternativa, ma almeno la possibilità di escludere del tutto il centro destra dal governo, dobbiamo tenerci stretto il Porcellum.” A parlare così è un esponente storico della sinistra come Paolo Hutter, ex lotta continua. In genere sono ex-sessantottini, che della democrazia non hanno mai avuto alcuna considerazione, se non quella di una opportunità per ricavarne il meglio a poco prezzo.

Il sospetto espresso più volte sulle reali intenzioni di Bersani, cioè sulla sua non volontà di realizzare una nuova legge elettorale, trova delle conferme in questi ambienti.

A ben vedere la sinistra comunista e quella salottiera finta movimentista rischiano grosso a fidarsi dei sondaggi e dei calcoli di convenienza sul mantenimento dello status quo, prostrandosi in adorazione del mostro, il Porcellum. Rischiano di rimanere a terra sotto il diluvio, con l’unica compagnia che gli rimane, quella dei leghisti maroniani rimasti anche loro legati al mostro che hanno contribuito a costruire.

Collocati in una specie di limbo, rimane un mistero su chi stia progettando le imbarcazioni di salvataggio.

Si vede bene chi si agita per salire, per prenotare un posto, come nella barca montiana, c’è di tutto: Marchionne, Montezemolo, Casini e Fini, i rimasti del FLI e dell’UDC, copiosi gruppi di ex forzisti e ex democristiani, Pisanu, l’area cattolica del PD con Ceccanti e Fioroni, anche l’area liberal del PD con Follini e Ichino.

Conteggio destinato a essere incompleto, da aggiornare continuamente, in tempo reale. In conclusione, per ora, rimane irrisolto l’interrogativo di fondo, chi ha avuto l’idea, soprattutto quello su chi sia il vero proprietario dell’Arca montiana.