Non siamo più capaci di stabilire regole chiare e limiti invalicabili e farli rispettare dai nostri figli, figuriamoci da estranei portatori di una cultura e ideologia intrinsecamente aggressiva e violenta.
Con tutta la profonda ammirazione che nutro per le meravigliose virtù tipicamente femminili, mi pare che abbiamo promosso da una parte una crescita ipertrofica del lato femminile della nostra civiltà, dall’altra, e di pari passo, una castrazione psicologica evidente che ha rimosso l’aspetto marziale dell’esistenza.
Il lato femminile, non più controbilanciato da quello maschile, ha generato una cultura caratterizzata da perfezionismo esasperato, esagerati sensi di colpa, linguaggio politicamente corretto, una tendenza al masochismo, il ripudio dell’uso della forza, la diffusione di famiglie monoparentali di mamme single.

Una società di questo tipo è destinata ad essere "stuprata" da qualunque vicino aggressivo, violento e sadico.

Gli immigrati islamici fanno però eccezione alla regola, con le loro percosse alle mogli e alle figlie, le mutilazioni genitali, i loro delitti d’onore. Pur vivendo all’interno della nostra società, essi non ne fanno parte, chiedono a gran voce di sostituire le nostre regole di convivenza civile e quieto vivere con la legge delle giungla alla base della Sharia.              

Nel rapporto con i locali, si distinguono, guarda caso, per aver determinato un aumento drammatico della percentuale di stupri, soprattutto nei paesi scandinavi, in cui il processo di evirazione culturale è ormai pressoché completo grazie al socialismo.
Le violenze sessuali perpetrate da giovani musulmani ai danni anche di ragazze minorenni è un aspetto del processo di disintegrazione delle nostre società per mano degli immigrati islamici. E’ infatti uno dei caratteri distintivi di una guerra di invasione a tutti gli effetti, già in corso da anni nel cuore dell’Europa.
Potrebbe costituire motivo sufficiente per decidere di espellere in massa o chiudere in centri di detenzione gli immigrati responsabili, se ci fosse rimasto un briciolo di testosterone, rispetto per noi stessi, oltre che lungimiranza.                                                                    

Invece, come spesso avviene per le vittime dello stupro, ci sentiamo in colpa, riteniamo di meritare lo “stupro collettivo” della nostra civiltà. Dopo tutto, gli stupratori vengono dal Terzo Mondo, sono stati sfruttati,”violentati” dal nostro colonialismo e imperialismo e sono comprensibilmente arrabbiati.
Così, fingiamo di non vedere, ci illudiamo che il quieto vivere possa prevalere e durare ancora a lungo, rimandando l’azione a quando sarà nostra figlia ad essere violentata, sempre che quel giorno non scopriamo di essere stati castrati anche noi.                                                           

Mi chiedo a volte se la “mentalità del quieto vivere” e la castrazione psicologica non abbiano colpito anche chi tra noi percepisce distintamente la minaccia alla nostra civiltà.           

Concepiamo esclusivamente il dialogo interreligioso, la tolleranza, al limite la “guerra delle idee”, come soluzione.
Ferma restando la necessità di combattere la battaglia culturale e promuovere una rinascita dell’identità giudaico-cristiana, fatto tanto più importante in paesi democratici ai fini di ottenere il consenso all’azione, quando avremo vinto questa battaglia, siamo sicuri che questo riuscirà ad evitarci il ricorso anche allo scontro fisico? O forse invece non saranno proprio la consapevolezza di chi siamo e l’amore per la nostra ritrovata identità a darci la forza e il coraggio per affrontare la guerra? Chi potrebbe altrimenti combattere e vincere contro un’armata di tagliagole addestrati a farsi scudo di donne e bambini, al lancio di pietre per lapidare le adultere, a farsi esplodere come bombe umane? Un esercito di mammolette afflitte dai sensi di colpa, e addestrate alla “partecipazione", invece che alla vittoria?
A Lepanto o alle porte di Vienna, l’Europa era provvista di una fortissima identità Cristiana. Eppure, la vittoria sull’islam non si attuò attraverso le marce della pace di Assisi e i girotondi.
La vittoria arrivò grazie alla forza delle armi e al valore e al sacrificio degli eserciti Cristiani, e senza dubbio con l’aiuto della Provvidenza, che però non ritenne opportuno risparmiarci tutta la fatica inviando legioni di angeli a combattere al nostro posto.                                  

Temo dunque che, sempre che riusciamo a vincere la guerra delle idee e restituire all’Italia e all’Europa l’anima Cristiana perduta prima che sia troppo tardi, potrà essere necessario combattere per fermare i musulmani, domani come allora.