Uno Stato dove se modifichi senza permesso una parete interna di casa tua, o se viaggi in auto con la lampadina di un fanale bruciata o con la patente scaduta, o se ritardi una settimana a pagare una tassa = vieni denunciato e punito severamente; ma i cui confini possono essere attraversati a piacimento da moltitudini di persone sconosciute (prevalentemente maschi), senza documenti, bisognose di tutto, praticamente non assimilabili e non di rado ostili alle cittadinanze locali, persone che poi si trascinano sane e malate per ogni contrada a combinarne impunemente d’ogni sorta (inclusi abusi, rapine nelle case, omicidi, stupri di donne), può essere governato soltanto da imbecilli o da mascalzoni (o da ambedue). E non può avere un futuro libero e prospero.
Temo questa situazione destabilizzante oggi accomuni praticamente tutti, magra consolazione, -o quasi tutti- i Paesi della maledetta “unione europea”, Italia compresa. Basta, per constatare questa desolante e allarmante realtà, seguire le cronache.
Posto che giammai possa esistere una sorta di “dovere morale” di uno Stato d’aiutare chi è veramente bisognoso beninteso solo per rendergli possibile di sopravvivere (mentre un’esistenza libera e dignitosa -generalmente- ognuno se la dovrebbe meritare e guadagnare = anzitutto nel proprio Paese, e poi, caso mai, emigrando legalmente), quel presunto “dovere morale” a beneficio di genti straniere non può essere esteso così tanto da permettere che uno Stato arrivi a perdere la propria sovranità e che a subirne le conseguenze devastanti siano i cittadini dello Stato medesimo, vere e proprie vittime di una illecita e inaccettabile “discriminazione capovolta” causata dai loro dirigenti.
Seguire una “morale” non dovrebbe implicare farsi condizionare da un “sentimento”. Nei rapporti tra Stato e cittadini, ovvero tra Istituzioni e società, quella è una pessima condotta.
Il principio corretto è quello che prevede la applicazione del “diritto” da ambo le parti. Ovvero: i rapporti tra Stato e cittadini devono essere basati sull’ “etica” (che è la tecnica, tradotta in leggi, di bene risolvere i problemi della vita sociale attuale e futura senza farsi influenzare troppo dalle emozioni, che come si sa talvolta inducono a comportamenti irrazionali).
Lo stesso principio etico deve essere, a maggior ragione, alla base dei comportamenti nei confronti degli stranieri.
Come dire: secondo una (errata) “morale” possiamo accogliere indiscriminatamente una moltitudine di genti sconosciute (quali definite come in epigrafe)… ma ognuno comprende che tale accoglienza non può essere praticata all’infinito. Su questo pianeta vi sono centinaia di milioni di persone tali e quali quelle che ci stanno invadendo impunemente. Accogliere “tutti” significherebbe automaticamente distruggere la nostra civiltà. E allora se ne deve concludere per sano principio etico che, non potendo accogliere “tutti” = non se ne deve accogliere “nessuno”.
Oppure a un certo punto (ben presto) stabilire con fermezza irrevocabile: posti esauriti!
Lo Stato moderno ha il dovere primario e ineludibile di proteggere i propri cittadini (che lo mantengono) e di garantire la sicurezza e integrità del proprio territorio.
Piaccia o meno, questa è tra le primarie funzioni dello Stato moderno.
Se centinaia di migliaia di stranieri -anche senza armi- dilagano, imperversano a piacimento nel nostro Paese con le conseguenze che vediamo ogni giorno, questo fatto non è meno pericoloso di una invasione militare classica. I nostri politicanti e autorità sapevano da anni dell’esistenza di tale problema, eppure sono rimasti a guardare, e pertanto sono pienamente responsabili.
I membri del governo e le autorità competenti sono personalmente colpevoli di ogni conseguenza dannosa derivante dalla loro condotta, attiva e/o omissiva. La disastrosa, demenziale “politica morale dell’accoglienza indiscriminata”, non rappresenta più ormai la soluzione, ma il problema stesso. Problema che si risolve solo cessando di accogliere. Occorre applicare l’etica razionale.
Sembra addirittura, poi, che ai dirigenti delle Forze dell’Ordine sia stato vietato esprimersi sulla stampa per esporre la gravità della situazione. Circostanza che -se vera- farebbe propendere per una criminale premeditazione … roba da ergastolo per tutti i responsabili. Che si devono guardare dalla pubblica collera giustificata e crescente dei cittadini consapevoli.
Predicozzo Finale.
Atteso il fatto che certi popoli sono tra loro troppo diversi (per grado di evoluzione e sviluppo sociale, mentalità, religioni, costumi, etc ) si deve necessariamente riconoscere che, per quanto ci compete, il pretendere che si “integrino” con noi è -in fondo- una forma di violenza su di loro; viceversa il farneticare di adattare noi a loro è analoga violenza su di noi.
La conclusione empirica (“etica”) inevitabile è che tra vari popoli troppo diversi devono restare di mezzo confini certi e bene difesi. E che ognuno se ne stia a casa propria.
(conclusione espressa con poca speranza di condivisione)