In certi ambienti dell’Occidente, vari termini usati per riferire di terrorismo e di integralismo fanatico islamico sono una vera e propria manipolazione ipocrita del linguaggio: spesso il terrorista islamico assassino che aggredisce a tradimento viene romanticamente chiamato “combattente” o addirittura “kamikaze” e guai a menzionare che è islamico perché, da certe parti delle comunità islamiche immigrate e soprattutto dai sinistrorsi locali, si levano urla rabbiose e denunce contro la “islamofobia” e il “razzismo”.

E un sudario islamico integrale opprimente che presenta chi lo indossa come un torvo, inquietante spettro, viene ipocritamente definito “velo”.

Come se la giustificata paura di subire ripetuti, indiscriminati, proditori e micidiali attacchi di fanatici criminali fosse un delitto. Come se il diritto naturale alla auto-difesa avesse qualcosa a che fare con discriminazioni preconcette e discutibili.

[Voglio ricordare che è vietato discriminare, in riferimento a etnia o religione, gli individui in quanto soggetti: giusto. Ma è altrettanto giusto discriminare i comportamenti degli individui, in base alla legge.]

Questi atteggiamenti demenziali e autolesionistici di codarda propensione verso un nemico che trattiamo da amico tuttavia cesseranno. Cesseranno con le eventuali prossime violenze o stragi islamiche in casa nostra.

 

Nel frattempo, estote parati, è consigliabile -nella prospettiva di quelle malaugurate eventualità- tenere da parte anche una scorta di grasso di maiale. E lubrificare con esso anche una scorta di munizioni. Ed è bene che ciò si sappia.

 

Intanto, accade spesso in gran parte del mondo islamico, che ad essere perseguitate siano le comunità non islamiche ad opera degli islamici, e praticamente mai il contrario.

Si è mai saputo di una moschea incendiata o fatta esplodere da un cristiano, da un ebreo, da un ateo? Di un cimitero islamico dal quale sono stati “sfrattati i defunti” ad opera di cristiani? No: al contrario, sono cimiteri cristiani ed ebraici, chiese, sinagoghe, templi indù, sikh, buddhisti, interi villaggi di animisti a essere incendiati, distrutti, assaltati con armi, bombe e terroristi suicidi, e le persone assassinate barbaramente; e questo accade anche in Paesi cosiddetti “moderati” (altra ipocrisia) come Egitto, Turchia, Algeria... . Allora significa forse che tutti gli islamici siano terroristi? No. Significa semplicemente che nella religione islamica c’è una base di odio verso tutti i non islamici, base che sostiene la degenerazione terrorista e l’integralismo fanatico.

 

Senza dubbio, sono gli esegeti fondamentalisti a generare i terroristi e gli integralisti. Il principio è semplice ed evidente. Il Corano applicato alla lettera (e non può non essere praticato alla lettera siccome ritenuto opera divina), è la fonte istigatrice primaria della oppressione, della violenza, della morte e della distruzione per tutto quanto non sia islamico.

Ecco perché non esistono musulmani “moderati” ma solo musulmani “falsi” e musulmani “veri”. Le prove? Basta seguire le cronache.

 

Prendiamo ad esempio il caso delle vignette satiriche. In risposta, gli islamici di varie parti del mondo si sono scatenati con disordini, sommosse e aggressioni, perché non accettano la satira né le critiche. E non accettano neppure di essere definiti violenti. Infatti -massimo della coerenza- per impedire al Papa di parlare delle loro violenze -che hanno spudoratamente negato- sono arrivati a minacciarlo di morte. Questi invasati sono gli islamici veri.

La nostra civiltà e l’islam non possono convivere sul medesimo territorio. L’islam vero non è integrabile con una società libera e moderna. Ma gli islamici falsi, cioè quelli tra loro prevalentemente (apparentemente?) pacifici e disponibili a civilizzarsi, se vogliono, possono prendere pubblicamente, definitivamente e lealmente le distanze da questa applicazione abominevole della religione e da queste azioni barbare; possono emendare il loro “libro sacro” contestualizzandolo a un’epoca oramai superata dal progresso umano, possono accettare critiche, ironia, ammettere discussioni e divergenze sui valori etici; è anche grazie a questo atteggiamento che i non islamici sono riusciti a sviluppare le loro civiltà e a formare società tendenzialmente libere, civili e moderne nelle quali il benessere è molto più vasto e meglio distribuito.

Badare bene: in sintesi, non siamo noi occidentali che emigriamo verso i paesi islamici, sono i musulmani a scappare qui in tanti.

Anche questo potrà far comprendere, a loro come a non pochi tra noi, che la persistente arretratezza del pensiero musulmano è fra le principali cause della loro miseria, delle loro sofferenze, e della probabile imminente e definitiva rovina di certe loro primitive società.