La crisi economica che sta devastando l’Italia (caratterizzata da eziologia endogena ed esogena; in quest’ultimo ambito la maledetta “u. e.” costituisce elemento principale) manifestò i suoi pròdromi verso la metà degli anni ’90.
E adesso, dopo circa venti anni siamo in agonia. Quasi come in tempo di guerra.
Alcuni sostengono una analogia con la seconda guerra mondiale: alla guerra seguì, dunque seguirà (anche adesso…?) la ricostruzione, il rilancio, il progresso… . I “corsi e ricorsi” storici … . Niente paura, gente!! Andrà tutto bene!! Vedrete!!
Io vedo complessivamente le cose sotto un’altra luce.
La differenza sostanziale che rende il paragone improponibile sta nel fatto che la devastazione bellica -e le correlate convulsioni sociali- si concentrarono in un breve periodo temporale; la compagine sociale che le subì fu quella stessa che sùbito dopo la guerra operò -essendo ancora capace- alla ricostruzione e seguente “miracolo economico” e ciò vuol dire che il “sapere”, le “esperienze” e le “capacità” non erano ancora perdute. E potettero essere trasmesse alla generazione successiva.
Oggi, invece, dopo praticamente un ventennio di declino costante, di vero e proprio “economicidio”, la generazione che lo ha subito si sta estinguendo: ha perduto le forze e soprattutto l’entusiasmo; non potrà ricostruire alcunché, sarà financo incapace di “passare le consegne” alla generazione successiva che oggi vaga allo sbando.
Ecco perché la crisi economica di questi anni implica conseguenze peggiori -e probabilmente irrimediabili- di quelle derivanti da una guerra tradizionale.
L’esito?
Un declino irreversibile, temo.
E stavolta non abbiamo un “Piano Marshall” di aiuti che una Potenza straniera ma non troppo ostile ci elargisca con intenti relativamente disinteressati… 
Oggi si delinea, anzi è già praticamente in atto, la aggressione islamica che, da un lato con la minaccia terroristica e l’invasione massiva di “migranti” islamizzati e dall’altro con la avidità economica, vuole imporsi per costringere la civiltà italiana in declino a degenerare nella barbarie islamica. Vogliono costringerci a diventare come loro, o a sottometterci. Comprando i nostri “rottami” a prezzo di liquidazione per poi riassembrarli a loro immagine e somiglianza… .
Possibili rimedi?
Già indicati in altro mio scritto, tempo fa.
Ricordo Lenin il quale asserì che i cittadini possono anche votare coi piedi:
possono votare coi piedi camminando, cioè andandosene e diventano “emigranti”;
possono votare coi piedi correndo, cioè fuggendo e diventano “profughi”;
ma si può essere emigranti o profughi se non si sono ancora compiuti i venti - venticinque anni; 
poi è praticamente quasi impossibile, o per lo meno implica prevalentemente esito fallimentare.
Io avevo proposto -e insisto, da quel testardo che sono- un terzo modo di votare coi piedi:
prendere a calci nel sedere quelli che hanno ridotto l’Italia nelle attuali condizioni (abbiamo nomi e cognomi) costringendo LORO ad abbandonare il Paese: una vera e propria “Rivoluzione Civile”, per poi tentare un nuovo “Rinascimento” nazionale con le buone forze etiche rimaste.
Il “calcio di avvio” della rivoluzione civile dovrebbero assestarlo tuttavia i militari… ma non gli “alti gradi” = quelli (sono per giunta in pochi...) stanno ancora troppo bene: chi glielo fa fare? Dovrebbero, potrebbero agire i “ranghi intermedi”. Hanno o non hanno giurato di difendere la Patria ? E allora ? A mali estremi… . Quando ci vuole, ci vuole… .
Ma… e poi ? E poi “cedant Arma Togae, concedat Laurea Laudi”.
Ma lo so, lo so: SONO PREDICHE INUTILI.
Sarò ben contento di ricevere confutazioni serie e motivate.