La sinistra ha un riflesso condizionato: quando qualche immigrato commette una malefatta, immediatamente tale azione è giustapposta ad una, analoga, dei delinquenti autoctoni.

I tragici fatti di Rimini ne costituiscono una inattaccabile dimostrazione, materializzatasi in una delle penne di punta del Corriere: il politicamente correttissimo Gian Antonio Stella. Egli, costruitosi una brillante reputazione come fustigatore dei costumi della Casta (non ci vuole molto, per la verità), sfrutta il prestigio acquisito per contribuire (anche il suo collega Saviano ha seguito un analogo percorso) alla distruzione dell’Occidente portata avanti con ferrea determinazione dalla sinistra mondiale obamiana e bergogliana.

Nel suo ultimo articolo pubblicato dalla corazzata di via Solferino, infatti, mette a confronto i drammatici stupri avvenuti nella capitale romagnola del turismo balneare con quelli perpetrati dai nostri connazionali. Nulla di nuovo, tanti altri sinistri lo stanno facendo, ma la risonanza diffusa da un quotidiano ad elevata tiratura e dotato (non sempre meritatamente) di ampia credibilità ne fanno la summa teologica della vulgata buonista ed antioccidentale.

Ma, con tali parallelismi, la sinistra dimostra di avere memoria corta e cinismo lungo. Vengo al punto.

Quarantadue anni fa, nella notte tra il 29 ed il 30 settembre (cito Wikipedia, spero di non sbagliare), tre neofascisti, che definire uomini è un insulto al genere animale in generale, torturarono e violentarono due povere ragazze. Una fu poi annegata e l’altra, selvaggiamente picchiata, si finse morta e riuscì così a salvare la sua breve vita (morirà, infatti, a soli 47 anni) ed a far arrestare e condannare i propri aguzzini.

La sinistra attinse a piene mani da quella tragica vicenda. Giustamente si mise in relazione l’accaduto con l’imprinting culturale di una certa ideologia politica che nessuno qui si sogna di difendere, ma subliminalmente vennero chiamati in correità tutti coloro che la sinistra considerava nemici: destra in generale, DC, Chiesa, servizi segreti e forse anche la P2. Fu un trionfo anche per le femministe politicizzate, ossia a quelle organiche al PCI ed ai partiti della sinistra extraparlamentare.

Certo, il massacro del Circeo fu un fatto gravissimo, lo ripetiamo, anche più di quello recente ad opera di quattro immigrati, perché allora vi scappò il morto.

Ma perché la sinistra, ora che sarebbe proprio il caso, non parla degli stupri mortali dei pariolini anni ’70?

Semplice: ciò la obbligherebbe allo stesso comportamento che tenne allora, ma che oggi sarebbe per essa imbarazzante poiché si rivolgerebbe nei confronti di una categoria sociale coccolata e protetta in vista soprattutto delle prossime elezioni. I beneficiari, cioè, di quello ius soli che le ricambierebbero il favore nel segreto dell’urna.

Dovrebbe andare ad indagare sulle cause che spingono tanti immigrati alla violenza carnale nei confronti, soprattutto, delle donne occidentali: scoprirebbe così motivazioni culturali e religiose. E dovrebbe agire di conseguenza: con denunce, manifestazioni, conferenze, costituzioni di parte civile, condanne (politiche, ma non solo) senza appello. No, sarebbe troppo, meglio soprassedere dicendo che gli stupri autoctoni sono più numerosi.

Però la scusa non regge, dal momento che il 40% delle violenze sessuali in Italia è commesso dall’8% degli stranieri residenti; e, se indagassimo anche sulla cultura e religione di chi commette il 40% di tali reati, sono sicuro che arriveremmo a conclusioni stridenti con quanto i politici dell’attuale governo hanno sempre sostenuto ed urlato, tacciando di razzismo chi sosteneva il contrario (ricordate la divisione in “uomini” e  “bestie” operata dal precedente premier?).

Almeno due dei galantuomini di Rimini non sarebbero dovuti essere in Italia. Inutile recriminare ora, ma evitateci, per piacere, lo stupro della verità.