Cari amici, lancio un appello al rinvio delle procedure per l’assegnazione e l’erogazione del cosiddetto “reddito di cittadinanza” a dopo le elezioni europee. Perché cominciare a elargire questo ennesimo ammortizzatore sociale a pochi giorni dalle elezioni europee del 26 maggio non potrà che essere un “voto di scambio”. Miliardi di denaro pubblico che si tradurranno in voti per il Movimento 5 Stelle che ha fatto del “reddito di cittadinanza” la sua carta vincente alle scorse elezioni politiche del 4 marzo 2018 ed ora vorrebbe replicare il successo distribuendolo a pioggia. 

Alla vigilia delle scorse elezioni europee del 25 maggio 2014, il M5S giustamente denunciò il fatto che gli 80 euro elargiti dall’allora Capo di Governo Matteo Renzi erano un “voto di scambio”. Queste le parole di Beppe Grillo sul suo blog: “Mentre in campagna elettorale Renzie promette 80 euro, una mancia miserabile, un voto di scambio politicomafiosomassonico con cui comprare voti, il debito pubblico aumenta ogni mese. Ma non doveva diminuire grazie ai sacrifici?”.  Luigi Di Maio definì  gli 80 euro “mancetta elettorale”. Ricordiamo che il Partito Democratico di Renzi grazie agli 80 euro ottenne un successo strepitoso conquistando il 40,82% dei consensi.

Ebbene oggi il M5S vorrebbe fare la stessa cosa con il “reddito di cittadinanza”. Considerando che non vi è urgenza di attuarlo perché non è un provvedimento che crea nuovi posti di lavoro e non sarà l’unico ammortizzatore sociale che viene incontro agli italiani in difficoltà, considerando che elargire miliardi di euro e attribuirsene il merito a pochi giorni dalle elezioni non potrebbe non essere considerato un “voto di scambio”, ritengo logico sul piano reale, doveroso sul piano legale, opportuno sul piano politico rinviare a dopo le elezioni europee l’insieme della procedura di attribuzione e erogazione del “reddito di cittadinanza”.