Buona Festa del papà a tutti i miei amici papà. Non ho finora letto alcun augurio da parte delle personalità pubbliche dello Stato. La “Festa del papà” è meno sentita della “Festa della mamma” che quest’anno cadrà il 9 maggio. 

In ambito sociale la festa più partecipata è la Festa delle donne, più precisamente la “Giornata internazionale dei diritti della donna” che si celebra in tutto il mondo l'8 marzo. Per l’occasione è consuetudine che dal Capo dello Stato in giù diffondano un messaggio in cui puntualmente si denunciano le violenze subite dalle donne e la disparità di trattamento rispetto agli uomini. 

Nessuno può mettere in discussione i diritti inalienabili delle donne alla vita, alla pari dignità e alla libertà di scelta. È un dato di fatto che nel contesto di uno Stato di diritto, di una democrazia sostanziale e di una civiltà evoluta anche gli uomini subiscono la violazione degli stessi diritti inalienabili delle donne. 

Ma nel caso della violazione dei diritti inalienabili degli uomini alla vita, dignità e libertà non si riscontra lo stesso doveroso interesse mediatico, la stessa necessaria mobilitazione sociale, la stessa determinazione ad intervenire da parte delle istituzioni dello Stato che sussistono nel caso delle donne. Si comprende il più basso profilo della “Festa del papà”. 

Tra non molto chi ci governa in seno alle Nazioni Unite, all’Unione Europea e al Governo italiano potrebbero decidere di abolire sia la “Festa della mamma” sia la “Festa del papà”. Proprio negli scorsi giorni il Parlamento Europeo ha elaborato un glossario del linguaggio "sensibile" per la comunicazione interna ed esterna, rivolto al proprio personale per "comunicare correttamente su questioni riguardanti la disabilità, le persone LGBTI+, la razza, l'etnia e la religione". Ebbene nella “neolingua” europeista si precisa che è vietato dire “mamma” e “papà”, che vanno sostituiti con “genitori”.

Lo scorso gennaio il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato il ripristino sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini della dicitura “genitore 1" e "genitore 2", ricancellando “madre" e "padre" che il predecessore Matteo Salvini aveva deciso conformemente alla nostra natura, storia e civiltà.

La messa al bando delle parole “mamma” e “papà” corrisponde a una fase di estrema decadenza della nostra civiltà, in cui gli uomini tendono a essere effemminati e le donne tendono a essere mascolinizzate, in cui si mettono sullo stesso piano le coppie eterosessuali e quelle omosessuali, in cui soprattutto si fanno sempre meno figli con la tragica conseguenza della morte per suicidio della nostra società e la fine della nostra civiltà. 

Cari amici difendere la realtà biologica dell’essere donna o uomo, madre o padre, famiglia naturale che mette al mondo dei figli rigenerando la vita e salvaguardando la nostra civiltà, è il presupposto razionale per tramandare ai nostri figli e nipoti un’Italia dove potranno continuare a beneficiare dei valori e diritti inalienabili alla vita, dignità e libertà. Per questo noi teniamo alla mamma e al papà, oggi facciamo gli auguri ai papà, chiedendo a tutti la stessa sensibilità e attenzione alla realtà esistenziale talvolta difficile dei papà. Da papà e da nonno sono fiducioso. Tutto ciò che ci è richiesto è essenzialmente essere naturalmente, genuinamente e pienamente noi stessi. 

Noi amiamo l’Italia. Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. 

Riscattiamo l’Italia Stato nazionale indipendente e sovrano. Affermiamo il primato del bene degli italiani. Facciamo rinascere la nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe. Con l’aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

19 marzo 2021