Cari amici buongiorno. Oggi compio 70 anni. Non me li sento, non li dimostro, ma ci sono. 2022 meno 1952 uguale 70. In generale la cifra tonda segna uno spartiacque. 

70 anni è probabilmente lo spartiacque più cruciale, la linea che divide tra due certezze: la vita vissuta pienamente e la morte che ci attende inesorabilmente. 

70 anni corrispondono concretamente all’ultima opportunità che la vita ci concede di impegnare l’integralità delle nostre risorse ancora sufficientemente integre per realizzare pienamente ciò che veramente dà un senso compiuto alla nostra esistenza, la missione in cui crediamo, che proclamiamo e che vorremmo realizzare con successo. 

70 anni è il limite oltre il quale si arriva all’appuntamento fatale con la morte con l’auspicio di essere soddisfatti di se stessi, lasciando in eredità un’opera buona che resterà viva nei cuori e nelle menti di chi ci vuole bene perpetuando la propria presenza spirituale e non più fisica per l’eternità. 

Ecco perché 70 anni non solo non deve tradursi nella rinuncia a vivere e nella rassegnazione alla morte, ma deve vederci totalmente, integralmente e decisamente mobilitati per cogliere l’ultima straordinaria opportunità che il mistero assoluto della vita ci offre per completare la nostra opera terrena passando compiutamente e il più celermente possibile dalla menzogna alla verità, dalla denuncia alla proposta, dalle parole ai fatti. 

A 70 anni lo possiamo fare meglio perché, da un lato, dobbiamo realisticamente prendere atto che i tempi della vita si sono accorciati e che la morte è un orizzonte visibile anche se si spera il più lontano possibile, dall’altro, siamo più forti dentro e più risoluti nell’agire grazie alla maggiore conoscenza della realtà complessiva, della più ricca esperienza esistenziale, della più solida saggezza che solo il tempo consente di maturare.

Sarei patetico se parlassi di “i miei primi 70 anni”. Sarei ridicolo se mi augurassi “altri 70 anni”. Mi dovrei ritenere già soddisfatto. Quando nacqui nel 1952 già a 50 anni ci si considerava vecchi. Mamma Safeya, la donna più importante della mia vita, morì a 60 anni. Papà Mahmoud visse gli stessi anni. 

Prego il Signore di concedermi ancora gli anni necessari per adempiere con successo alla missione che domina la mia mente e che porto nel cuore di far rinascere la nostra civiltà decaduta, di salvare gli italiani dall’estinzione demografica, di riscattare la sovranità nazionale dell’Italia. Prima di morire vorrei vedere i miei figli fortificati interiormente e con la soddisfazione di chi ce l’ha fatta a essere pienamente se stesso. Vorrei vedere i miei nipoti con la gioia di chi ha la certezza e l’orgoglio di vivere nel Paese numero 1 al Mondo per la qualità della vita. Sono consapevole che ci vorrà un miracolo. Ma sono fiducioso che questo miracolo potrà realizzarsi anche in tempi brevi se ciascuno di noi farà la propria parte, facendo propri i valori che sostanziano l’essenza della nostra umanità, recuperando la certezza della verità, operando con determinazione per il conseguimento del nostro legittimo bene. 

Grazie di cuore a tutti gli amici per gli auguri che contraccambio con l’auspicio che i miei 70 anni possano segnare l’avvio concreto del processo di riscatto, salvezza e rinascita di noi tutti.

Magdi Cristiano Allam 

Venerdì 22 aprile 2022