È indubbio che oggi Mario Draghi piace alla maggioranza degli italiani. Chiunque fosse succeduto al Presidente del Consiglio più effimero e al Governo peggiore della Storia d'Italia avrebbe riscosso il plauso degli italiani. Ma Draghi non è uno qualunque. Ha un curriculum di assoluto rispetto. Ha conseguito un Master al Massachusetts Institute of Technology; è stato Professore ordinario di Economia e Politica monetaria; è stato Direttore esecutivo per l'Italia della Banca Mondiale e nella Banca Asiatica di Sviluppo; è stato Governatore della Banca d'Italia dal 2006 al 2011 e della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019; è stato Presidente del «Forum per la stabilità finanziaria», un organismo internazionale il cui scopo è monitorare il sistema finanziario mondiale; è membro del Board of Trustees dell'Institute for Advanced Study dell'Università di Princeton e della Brookings Institution; è membro del Comitato esecutivo della Goldman Sachs, la più grande banca d'affari al mondo, dopo esserne stato Vice-Presidente esecutivo; è membro del «Gruppo dei Trenta», un'organizzazione internazionale di finanzieri e accademici che si occupa di approfondire questioni economiche e finanziarie. Il 10 luglio 2020 è stato nominato da Papa Francesco membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze sociali.

Sul piano della formazione professionale e dell'autorevolezza nell'ambito delle istituzioni politiche e finanziarie mondiale Draghi è probabilmente il personaggio di maggiore spessore in Italia. Nel 2018 la rivista Forbes considerò Draghi il 18esimo uomo più potente del mondo.

Premessa la mia considerazione per la competenza tecnica di Draghi, chiariamo che in generale la scienza, nel caso specifico l'economia e la finanza, non sono mai neutrali pur rappresentando in modo oggettivo, assoluto e universale il segmento di realtà di cui si occupano. Draghi ha un indiscutibile spessore tecnico, che possiamo ascrivere alla dimensione della «quantità», ma l'ambito in cui ha operato e soprattutto la prospettiva che persegue, che possiamo ascrivere alla dimensione della «qualità», non corrispondono né all'interesse supremo dell'Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano né al bene primario degli italiani.

Nel 1936 il governo fascista con la «Legge Bancaria» nazionalizzò la Banca d'Italia che fino ad allora era una banca quotata in Borsa, espropriando gli azionisti privati e cedendo le loro quote a enti statali. Ma a partire dalle privatizzazioni del 1992, decise da un gruppo di politici e banchieri italiani e stranieri a bordo del panfilo Britannia della famiglia reale britannica attraccato al porto di Civitavecchia il 2 giugno 1992, il cui regista fu Mario Draghi all'epoca Direttore generale del Ministero del Tesoro, alcuni di questi enti, tra cui Iri, Telecom, Eni, Enel, Comit e Credit, non più statali, hanno acquisito il controllo della Banca d'Italia. 

La stessa «Legge Bancaria» del 1936 decretò inoltre la separazione tra banche d’affari e banche commerciali. Ma il primo settembre 1993, con il «Testo Unico Bancario», elaborato da Mario Draghi, all'epoca Direttore Generale del Ministero del Tesoro, promulgato dal Governo di centro-sinistra presieduto da Carlo Azeglio Ciampi che era stato il Governatore della Banca d'Italia, si pose fine alla «separazione bancaria» e le banche tornarono a poter svolgere sia attività di credito e risparmio sia attività speculativa. Il risultato è che le banche d'affari hanno preso il sopravvento sulle banche commerciali, sono iniziati gli accorpamenti al punto che oggi in Italia non esiste più una sola banca singola ma solo gruppi bancari.

Il primo gennaio 2002 entrò in vigore l'euro. Il Governo era presieduto da Silvio Berlusconi. Il Capo dello Stato era Carlo Azeglio Ciampi. Il Presidente della Commissione Europea, cioè del Governo dell'Unione Europea, era Romano Prodi. Mario Draghi da Direttore generale del Ministero del Tesoro, a partire dal 28 gennaio 2002, subito dopo l'entrata in vigore dell'euro, fu nominato Vice-Presidente esecutivo della Goldman Sachs, la più grande banca d'affari privata al mondo.    

Il 5 agosto 2011, poco prima del suo insediamento a Presidente della Banca Centrale Europea, Draghi scrisse, insieme col Presidente uscente Jean Claude Trichet, una lettera al Governo italiano presieduto da Silvio Berlusconi intimando di attuare dei provvedimenti economici restrittivi. Il rifiuto di Berlusconi spianò la strada al «colpo di stato finanziario» ed eurocratico diretto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che impose il 16 novembre 2011 la sostituzione di Berlusconi con Mario Monti, anche lui come Draghi uomo della Goldman Sachs.

Cari amici, Draghi è certamente un uomo professionalmente preparato e che gode di un prestigio internazionale nel mondo dell'economia, della finanza e della politica, ma non è il «salvatore della Patria», è invece il curatore fallimentare incaricato per conto della grande finanza speculativa globalizzata di liquidare l'Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano. Ciò di cui l’Italia e gli italiani hanno bisogno non è la “tecnicalità” ma la “qualità” della persona. Ecco perché, pur nella soddisfazione per la fine del  Governo di Giuseppe Conte, non gioisco affatto per l'avvento del regime di Mario Draghi che continuerà a governare da «uomo forte» per almeno otto anni, essendo al momento certa la sua scelta come prossimo Capo dello Stato nel gennaio 2022.

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Noi italiani che amiamo l'Italia andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà per riscattare l'Italia come Stato nazionale indipendente e sovrano, affermare il primato del bene degli italiani, far rinascere la nostra civiltà. Insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

15 febbraio 2021