Cari amici buongiorno. In una democrazia marcia dove si sovrappongono i ruoli del Governo e dell'opposizione, dove i partiti che stanno al Governo fanno contemporaneamente opposizione al proprio Governo; dove i partiti che stanno al Governo sfruttano il potere per farsi campagna elettorale permanentemente e dove pertanto, la campagna elettorale non cessa mai a discapito della governabilità dello Stato, il “mercato delle candidature” è iniziato subito da quando nella tarda mattinata di giovedì 21 luglio il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha reiterato le proprie dimissioni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto il Parlamento ed è stata annunciata la data di domenica 25 settembre per le nuove elezioni legislative.

Cominciamo con il “mercato dei parlamentari” che precede e consegue al “mercato delle candidature”. Nel parlamento che è stato appena sciolto, su un totale di 945 parlamentari, sono stati 213 i parlamentari, pari al 22,5%, che hanno cambiato Gruppo politico all'interno del Parlamento e, considerando che ci sono dei parlamentari che hanno cambiato più volte, il totale dei cambi dei Gruppi politici è stato di 282 pari al 29,8% del totale dei parlamentari.

Tornando al “mercato delle candidature” chiariamo che c'è da molto tempo, sicuramente dagli anni Novanta, ma forse c'è sempre stato anche nella cosiddetta «Prima Repubblica». Si comprende bene che ora, con il totale dei parlamentari eletti che calerà da 945 a 600, riducendosi alla Camera dei deputati da 630 a 400 e al Senato 315 a 200, il “mercato delle candidature” diventerà ancor più rovente, agguerrito e soprattutto costosissimo.
Precedenti inchieste giudiziarie hanno rivelato la realtà di un “tariffario” per essere inseriti nelle liste dei candidati, con un prezzo che sale a secondo della posizione nella lista. Chi vuole aggiudicarsi le candidature certe che garantiscono l'accesso al Parlamento, sia nei collegi uninominali sia nei collegi proporzionali, deve pagare molto di più. 
Entrare in Parlamento è come vincere una lotteria: i senatori guadagnano ogni mese 14.634,89 euro netti e i deputati 13.971,35 euro netti; tutti hanno diritto a un assegno di fine mandato, che è pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo. Ma soprattutto ci sono i guadagni non calcolabili legati all'esercizio effettivo del proprio potere di parlamentare nel promuovere attività varie proprie o dei propri raccomandati.

La scelta dei candidati avviene in un clima di guerra intestina ai singoli partiti. Ciascun possibile candidato scopre che i suoi peggiori nemici sono proprio i suoi compagni o colleghi di partito perché sono i primi e i più diretti concorrenti ad aggiudicarsi il posto in lista.
I partiti funzionano come delle aziende che hanno un bilancio con entrate e uscite. Da quando i partiti non beneficiano più del finanziamento pubblico, tutti i partiti hanno i conti in rosso e hanno un disperato bisogno di soldi. I soldi sono vitali per assicurare l'attività delle strutture e gli stipendi dei funzionari che sorreggono il partito a livello nazionale. In aggiunta le campagne elettorali costano tantissimo. 
Ebbene i soldi arrivano se i partiti occupano posti di potere: seggi nel Parlamento nazionale e in quello europeo, nei Consigli regionali, provinciali e comunali, presidenze e consigli di amministrazione degli enti statali o parastatali. 
Alla luce di ciò le elezioni vengono concepite come l'anticamera dell'accesso alle stanze del potere e ai forzieri del fiume ininterrotto del denaro pubblico, concepito come denaro di tutti e di nessuno, oggetto del desiderio e di preda da parte di chi ha più potere.

Il faro che illumina le scelte dei partiti è innanzitutto il sondaggio, l'unico dio di fronte a cui tutti i partiti si prostrano e modificano spregiudicatamente le proprie scelte. Se il sondaggio dice che per conquistare maggiore consenso è opportuno virare a destra, al centro o a sinistra, lo si fa disinvoltamente. L'importante sono i voti, non importa se in cambio si fanno delle promesse irrealizzabili o dannose per l'interesse generale dello Stato. 
In questa fase non si guarda in faccia o nessuno. Si accolgono a braccia aperte i cosiddetti «capi bastone», espressione mutuata dalla 'ndrangheta calabrese, per indicare coloro che sono in grado di assicurare al partito migliaia di voti sicuri, proprio perché espressi da un bacino controllato dalla criminalità organizzata o comunque con mezzi di persuasione che di fatto corrispondono al reato penale del «voto di scambio».
Fanno eccezione gli «amici» e gli «amici degli amici», gli «intoccabili», gli adepti al «cerchio magico» del capo supremo o dei capi locali, che devono comunque incarnare sia la fedeltà assoluta al capo sia la capacità di veicolare il consenso per il proprio partito, oppure sono semplicemente dei prestanome di «amici» potenti che preferiscono non apparire in prima persona. 
In questo contesto chi si affaccia per la prima volta nella realtà dei partiti e dell'esperienza cruciale delle elezioni rimane attonito e scandalizzato. Nessuno immagina che i partiti siano essenzialmente delle macchine per catturare i voti costi quel che costi e che le elezioni sono una guerra intestina ai partiti e una guerra totale tra i partiti per conquistare i posti di potere che si traducono in denaro. 

Cari amici, questa è la realtà della democrazia intrinsecamente marcia di uno Stato collassato e di una civiltà decaduta. Soprattutto la realtà della partitocrazia consociativa che ha sostenuto il Governo Draghi ci fa toccare con mano che i partiti non hanno più ideali o valori, l'importante è spartirsi la torta del potere e i soldi. 

La Casa della Civiltà promuove un nuovo modello di democrazia con un'unica elezione a livello di circoscrizioni comunali con non più di 30 mila cittadini, dove si ha la certezza del rapporto fiduciario tra gli elettori e gli eletti, dove la sovranità popolare è garantita dal voto di preferenza, dove gli elettori hanno quotidianamente il fiato sul collo degli eletti per assicurare che i loro impegni elettorali si traducano in fatti concreti. La rifondazione dello Stato potrà esserci solo quando l'esercizio di una funzione politica pubblica sarà considerata un servizio e non una opportunità di lucro, quando la funzione politica pubblica sarà temporanea e ciascuno dovrà guadagnarsi onestamente il pane svolgendo una propria attività professionale, quando verrà prosciugato il fiume ininterrotto di denaro pubblico di fronte a cui tutti i partiti allungano le mani per arraffare fintantoché possono.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità Casa della Civiltà

Sabato 23 luglio 2022