Buongiorno amici. Com'è possibile che l'Unione Europea, nel giro di 48 ore, dopo essersi opposta a mettere un tetto al prezzo del gas, principalmente importato dalla Russia, perché viola la liberalizzazione dei prezzi, nonostante che il caro bollette sta mettendo in ginocchio l'economia europea, ha radicalmente cambiato posizione accettando e esaltando un accordo sul tetto al prezzo del gas russo concependolo come il colpo di grazia che metterà in ginocchio l'economia russa, condannerà alla sconfitta dell'esercito russo in Ucraina e porrà fine al potere di Putin?
Eppure si tratta sostanzialmente dello stesso tetto al gas, considerando che la Russia vende all'Unione Europea l'80% del gas, in aggiunta al 50% del petrolio che produce. Annualmente ai Paesi europei arrivano 200 miliardi di metri cubi di gas russo all'anno. I principali Stati europei che dipendono dal gas russo sono la Finlandia (94%), Lettonia (93%), Bulgaria (77%), Germania (49%), Italia (46%), Polonia (40%), Francia (25%).

Il 31 agosto, ovvero 48 ore prima del vertice virtuale dei ministri delle Finanze del G7, il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck aveva pubblicamente espresso la sua contrarietà alla proposta del tetto al prezzo del gas russo: «Ci sono grossi problemi da affrontare se si sceglie un rigido tetto ai prezzi. Ci sono altre possibilità per influenzarli. È vero che ho parlato con i colleghi europei. Ci sono notevoli problemi da risolvere e una serie di possibilità per influenzare i prezzi, ne parleremo al Consiglio sull’energia», previsto per il 9 settembre.
Lo scorso 24 giugno il Primo ministro olandese Mark Rutte aveva ammonito che mettere un tetto al prezzo del gas russo si sarebbe ritorto contro gli Stati europei: «Pensiamo che gli effetti negativi superino quelli positivi», aveva detto ventilando la possibilità che la Russia interrompa totalmente le forniture di gas all'insieme dell'Unione Europea.
Fino a 48 ore fa solo l'Italia, la Grecia, la Spagna e il Portogallo erano apertamente favorevoli a mettere un tetto al prezzo del gas russo a condizione che lo facesse l'Unione Europea.
Per la verità Spagna e Portogallo hanno già ottenuto dalla Commissione Europea l'autorizzazione a mettere un tetto di 40 euro a megawattora per 6 mesi e successivamente di 70 euro per altri sei mesi, con la differenza pagata dallo Stato, per favorire imprese e famiglie. L'accordo è stato definito la «eccezione iberica», considerando l'isolamento dei due Paesi dalla rete di energia presente nel resto dell'Europa.
Ma gli altri Stati, soprattutto quelli del Nord Europa, erano contrari, a partire dall'Olanda che ospita il principale mercato del gas che determina il prezzo del gas delle nostre bollette, perché sono anch'essi produttori di gas e pertanto hanno insistito sulla salvaguardia della liberalizzazione dei prezzi, principio caro e sostenuto anche dalla Commissione Europea.

Ieri invece al termine di un vertice virtuale dei ministri delle Finanze dei Paesi del G7, Stati Uniti, Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Canada, Giappone, è stato annunciato un accordo di principio che deve essere ancora definito e implementato: «Il tetto ai prezzi è pensato per ridurre le entrate della Russia e la sua capacità di finanziare la sua guerra di aggressione, limitando al contempo l'impatto della guerra russa sul mondo».
Il Segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, ha detto che «il G7 ha compiuto un passo avanti fondamentale per raggiungere il nostro doppio obiettivo di abbassare le pressioni sui prezzi energetici e negare a Putin i ricavi per finanziare la sua brutale guerra in Ucraina».
Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha detto che con il tetto al prezzo del gas «il G7 ridurrà significativamente la maggior fonte di finanziamento della Russia per la sua guerra illegale».

Purtroppo sia gli Stati Uniti sia l'Unione Europea si sbagliano. All'approssimarsi dell'inverno il coltello dalla parte del manico ce l'ha la Russia, che è il principale produttore di gas al mondo e il principale esportatore di gas all'Unione Europea. Proprio oggi Gazprom, la multinazionale controllata dallo Stato russo, ha annunciato il blocco delle forniture di gas all'Unione Europea. Liam Peach, di Capital Economics, in un'analisi pubblicata da Bloomberg News, spiega che la Russia può permettersi di chiudere i rubinetti del gas all'Europa per un anno con poche conseguenze per il proprio bilancio pubblico. Capital Economics è un'azienda di ricerca economica indipendente con sede a Londra.

Cari amici, prendiamo atto che questa Unione Europea ha escluso il tetto al prezzo del gas quando si trattava di salvaguardare la vita dei propri cittadini e la sopravvivenza delle proprie imprese, mentre l'ha accettato perché danneggerebbe l'economia russa e costringerebbe la Russia di Putin ad arrendersi nella guerra in Ucraina. Di fatto il cambio di posizione dell'Unione Europea l'ha imposto gli Stati Uniti, interessato a venderci il suo gas di qualità inferiore e di gran lunga più caro rispetto a quello russo. Ma soprattutto gli Stati Uniti vogliono perpetuare la sottomissione dell'Europa al suo potere militare, finanziario e economico.
La Casa della Civiltà è assolutamente contraria a questa Unione Europea e alla sottomissione agli Stati Uniti. Mobilitiamoci per promuovere il riscatto dell'Italia come Stato indipendente e sovrano, forte della propria moneta, delle proprie leggi, della propria sicurezza e difesa.
Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam
Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Sabato 3 settembre 2022