Cari amici, lo scorso 27 dicembre una giovane donna iraniana si è esibita a capo scoperto sventolando un drappo bianco a Teheran, violando l’obbligo di indossare il velo vigente nella Repubblica Islamica sottomessa alla teocrazia degli ayatollah dal 1979. Il giorno dopo è stata arrestata. Aveva aderito alla manifestazione denominata “White Wednesday” (mercoledì bianco), indetta tramite Facebook dalla giornalista iraniana Masih Alinejad , fondatrice del movimento My Stealthy Freedom (La mia libertà occultata) che si batte contro l’obbligo del velo e più in generale per la libertà della donna in Iran. La Alinejad dal 2009 vive in esilio tra Londra e New York. 

Questo fatto conferma una realtà che ho conosciuto nei miei primi vent’anni di vita in un Egitto che era laico: i musulmani, in particolare le donne, possono aspirare e beneficiare dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà solo nel contesto di un sistema di potere laico. Perché di fatto l’islam nega questi diritti e in particolare concepisce la donna come un essere antropologicamente inferiore. Allah nel Corano prescrive in modo inequivocabile l’obbligo del velo alle donne. I giureconsulti islamici divergono tra loro se il velo debba essere integrale, cioè avvolgere la donna in una gabbia di stoffa dalla punta dei capelli alla punta dei piedi, oppure se debba coprire solo i capelli. 

Ebbene in un versetto del Corano l’obbligo del velo è prescritto in modo inequivocabile.«O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso». (33, 59)

In questo versetto Allah impone l'obbligo del velo a tutte le «donne dei credenti», cioè a tutte le donne musulmane, considerando che i «credenti» sono solo i musulmani.

In un altro versetto Allah precisa che le donne devono «lasciar scendere il loro velo fin sul petto». I giureconsulti islamici si dividono sul ritenere che il velo dopo aver coperto i capelli e che deve «scendere fin sul petto» comporti o meno coprire anche il volto o se si possa lasciare libero l’ovale del volto.

E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto e non mostrare i loro ornamenti ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, ai padri dei loro mariti, ai loro figli, ai figli dei loro mariti, ai loro fratelli, ai figli dei loro fratelli, ai figli delle loro sorelle, alle loro donne, alle schiave che possiedono, ai servi maschi che non hanno desiderio, ai ragazzi impuberi che non hanno interesse per le parti nascoste delle donne. E non battano i piedi, sì da mostrare gli ornamenti che celano. Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare.» (24, 31)

Comunque, al di là di ciò che Allah prescrive nel Corano, noi dentro casa nostra dobbiamo esigere che tutti indistintamente e incondizionatamente rispettino le stesse leggi laiche dello Stato, che ottemperino alle regole su cui si fonda la civile convivenza, che condividano i valori della sacralità della vita, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta personale che sostanziano la nostra civiltà. Noi italiani e noi europei salveremo la nostra civiltà decadente solo quando avremo l’onestà intellettuale e il coraggio umano di dire la verità in libertà anche sull’islam e di esigere che dentro la casa comune della nostra amata Italia anche i musulmani si comportino né più e né meno così come sono tenuti a comportarsi gli italiani. Diciamo quindi chiaro e forte: “No al velo islamico” alle donne, sia semplice che integrale, perché lede la dignità e la libertà delle donne e talvolta, per coloro che si ribellano, mette a repentaglio la loro vita.