Cari amici buongiorno. Vorrei che fosse chiaro a tutti che in Afghanistan si è consumata la resa della nostra civiltà occidentale, non una sconfitta militare. Ciò che rappresentava realmente o simbolicamente la civiltà occidentale, le istituzioni politiche, militari e sociali occidentali o afghane costituite dagli occidentali, si sono dissolte in un attimo attestando la loro intrinseca inconsistenza. Ma non c'è stata alcuna battaglia, alcuna sconfitta sul campo dell'Occidente o dei suoi alleati e alcuna vittoria militare dei Taliban. I 300 mila soldati afghani messi in piedi, armati e finanziati dall'Occidente non si sono materializzati, l'avanzata dei Taliban, che contano 50 mila miliziani, è stata una passeggiata senza incontrare alcuna resistenza. Le istituzioni politiche create dall'Occidente, a partire dal Capo dello Stato Ashraf Ghani che è fuggito ad Abu Dhabi pare con 169 milioni di dollari, sono crollate prima ancora dell'ingresso dei Taliban a Kabul. In un attimo abbiamo preso atto che non sono serviti a nulla i 2.300 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti in una guerra durata vent'anni, la più lunga della nostra Storia contemporanea, non è servito a nulla il sacrificio di 2.300 soldati americani morti in Afghanistan. 

Le drammatiche immagini della folla in fuga accalcata all'Aeroporto di Kabul, che rincorre gli aerei in partenza, stipata a terra a centinaia nel vano dei Boeing da trasporto C-17 Globemaster III, i giovani che sono morti precipitando dopo essersi aggrappati agli aerei in volo, sono la testimonianza del collasso di un sistema di potere che avrebbe dovuto rappresentare la nostra civiltà occidentale. Il popolo afghano percepisce il collasso del sistema di potere messo in piedi dall'Occidente non solo come una sconfitta, ma soprattutto come un tradimento. Nessun afghano crederà più all'Occidente come un modello di civiltà migliore. Inevitabilmente si rassegneranno a credere che il sistema di potere islamico sia il migliore, perché comunque è quello che ha vinto.

Tutto ciò conferma che non è stata una sconfitta o una vittoria militare, ma il tracollo di un sistema politico, militare e sociale che si traduce nella resa della nostra civiltà occidentale all'islam. Una resa che c'è stata perché l'Occidente si è rassegnato alla sconfitta senza combattere e si è sottomesso all'islam senza reagire. Per l'islam è una vittoria epocale perché ora ha la certezza di poter conquistare l'Europa e l'Occidente non perché l'islam sia più forte, ma perché l'Europa e l'Occidente sono votati al suicidio, non hanno più un'anima che sostanzi la loro ragion d'essere, non hanno più la certezza di chi sono sul piano della fede, radici, identità, valori, regole e leggi. In Afghanistan in queste ore tocchiamo con mano il fatto che la civiltà occidentale è morta non per omicidio ma per suicidio, non per la forza del nemico ma per la sua intrinseca debolezza. 

Il declino della civiltà occidentale è iniziato all'indomani del crollo del Muro di Berlino nel 1989, l'evento che paradossalmente celebra la vittoria della civiltà occidentale laica, liberale e democratica sull'ideologia comunista atea, centralistica e dittatoriale. Un declino che ha apparentemente avuto come causa scatenante il denaro, la necessità di ridurre significativamente il costo delle spese militari destinate al contrasto del terrorismo islamico.      

Sin dal 2011 il Congresso americano evidenziò l’impatto devastante del costo complessivo delle guerre sferrate all'indomani dell'11 settembre 2001. All’epoca gli Stati Uniti avevano speso 2.800 miliardi di dollari, a fronte di un costo complessivo di oltre 4 miliardi di dollari della guerra al terrorismo islamico a livello mondiale. Nello specifico, agli Stati Uniti la guerra in Iraq era costata 757,8 miliardi; la guerra in Afghanistan 416,4 miliardi; la guerra in Pakistan 13,3 miliardi; spese militari supplementari, 667 miliardi; spese per la Sicurezza interna, 402 miliardi; rafforzamento della sicurezza, 28,5 miliardi; gestione degli affari internazionali, 66,7 miliardi; indennità per l'invalidità dei veterani, 18,1 miliardi; spese mediche dei veterani, 13,2 miliardi.

La guerra al terrorismo aveva portato gli Stati Uniti ad un passo dall'insolvenza nel pagamento degli interessi sul debito pubblico, il più elevato al mondo, pari a 15.476 miliardi di dollari, circa il 100% del Pil (Prodotto interno lordo). Se nel 1989, anno del crollo del Muro di Berlino, che avvia la dissoluzione dell'Unione Sovietica e del Blocco comunista, la spesa militare degli Stati Uniti era di 526,271 miliardi di dollari, da allora continua a calare fino a ridursi a 375,893 miliardi di dollari nel 2000. E' dal 2001, con l’attentato alle Due Torri Gemelle, che riprende a salire fino a superare i 710 miliardi di dollari nel 2011, registrando un'impennata di circa l'85%  in un decennio. 

La questione della spesa militare ha avuto un'incidenza primaria nella scelta di arrendersi al nemico islamico, dal momento che per gli Stati Uniti il contenimento della spesa militare è diventato un obbligo per ridurre l'indebitamento pubblico.

La crisi finanziaria ha riguardato anche la Nato. L'insieme dell'Unione Europea spende per la difesa 300 miliardi di dollari all'anno, un quarto degli Stati Uniti che si accollano il 75% delle spese della Nato, mentre fino al 2001 le quote venivano equamente suddivise. Nel giugno 2011 l’allora ministro della Difesa americano Robert Gates ha lanciato una dura accusa agli europei: «Quasi tutti gli alleati hanno votato per la missione in Libia, ma meno della metà ha aderito alla missione, e meno di un terzo ha partecipato alle azioni militari. La più potente alleanza nella storia del mondo, impegnata contro un regime male armato, è rimasta senza munizioni dopo 11 settimane».

In questo contesto gli Stati Uniti, sin dall’amministrazione di George W. Bush e con maggiore determinazione con Barack Hussein Obama, si sono imposti l'obiettivo di abbattere le spese militari. Per farlo è comunque indispensabile assicurarsi che i terroristi islamici non compiano più attentati quantomeno in Occidente. Ed è così che consapevolmente o meno, comunque irresponsabilmente, l'Occidente è caduto nella trappola micidiale dell'illusione che per affrancarsi dal terrorismo islamico dei tagliagole, coloro che disprezzano la sacralità della vita propria ed altrui, si possa o addirittura si debba allearsi con i terroristi islamici dei taglialingue, coloro che, bontà loro, ci risparmiano la vita, promettono che non metteranno le bombe e non si faranno esplodere dentro casa nostra, ma in cambio chiedono ed ottengono la loro piena legittimazione politica come potere egemone nei Paesi a maggioranza islamica e della concessione di «roccaforti islamiche» all'interno stesso dell’Occidente.

Ciò è sostanzialmente quanto è accaduto a partire dal 2005 con un accordo segreto fatto dal Presidente americano Bush Junior e dal Premier britannico Tony Blair con i «Fratelli Musulmani» in chiave anti-Al Qaeda, ed è sostanzialmente quanto è accaduto il 15 agosto a Kabul con i Taliban che oggi si presentano nei panni più moderati di chi aderisce all'ideologia e alla prassi politica dei «Fratelli Musulmani»,  abbandonando l'abito impresentabile dei «fondamentalisti», i puri e duri che dicono e fanno solo ciò che è letteralmente e integralmente prescritto da Allah nel Corano e solo ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Anche se è del tutto evidente che sia i «Fratelli Musulmani» sia i «fondamentalisti» convergono sull'obiettivo strategico di imporre ovunque nel mondo l'islam concepito come l'unica vera religione, pur perseguendo modalità diverse sul piano della tattica.

La resa della civiltà occidentale in Afghanistan inevitabilmente incentiverà gli Stati islamici, a partire dalla Turchia, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Qatar, Marocco e Algeria, i movimenti politici-religiosi, a partire dai «Fratelli Musulmani», i gruppi terroristici, a partire dall'Isis e da Al Qaeda, ad accrescere e accelerare i loro piani per conquistare l'Europa e l'Occidente promuovendo l'islamizzazione demografica con gli sbarchi dei clandestini e la crescita della natalità dei residenti; del territorio con la proliferazione delle moschee, delle scuole coraniche, di macellerie e negozi halal; finanziaria con i crediti a fondo perduto delle banche islamiche e gli investimenti mirati in ambiti a forte impatto mediatico; nonché destabilizzando il fronte interno con le azioni terroristiche che inculcano e diffondono la paura di una morte atroce. La civiltà occidentale si è arresa sia perché non ha più un'anima e si è prostrata al dio denaro, sia perché ha talmente paura della morte che sceglie di rinunciare alla vita. All'opposto proprio i terroristi islamici hanno fatto propria la parola d'ordine attribuita a Bin Laden, coniata all'epoca di Maometto: «Noi amiamo la morte come voi amate la vita».  

Cari amici, non possiamo rassegnarci ad essere sottomessi a un sistema di potere tirannico, violento e guerrafondaio che si chiama islam. Dobbiamo innanzitutto far rinascere la nostra civiltà fortificandoci dentro sul fronte culturale, valoriale e ideale. Dobbiamo essere pronti a combattere una guerra che è in atto su tutti i fronti, scatenata dall'islam per sottomettere l'Europa, l'Occidente e l'intera umanità. Dobbiamo riscattare il nostro diritto a essere pienamente noi stessi a casa nostra. Dobbiamo onorare l'impegno a garantire ai nostri figli e nipoti una casa comune dove non venga mai meno la certezza della vita, della dignità e della libertà. Dobbiamo combattere per affermare la nostra civiltà e per sconfiggere l'islam dentro casa nostra. Non è una guerra contro i musulmani come persone, ma è una guerra contro un'ideologia incompatibile con la nostra civiltà.

Noi amiamo l'Italia. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo.

Magdi Cristiano Allam

Giovedì 19 agosto 2021