Cari amici, io non mi riconosco in una Chiesa che santifica il cosiddetto “migrante” elevandolo al rango di Gesù Cristo; che scomunica i governi e i ministri che legittimamente salvaguardano primariamente l’interesse dei propri cittadini all’interno del proprio Stato; che paragona la morte dei “migranti” nel Mediterraneo a causa del naufragio di imbarcazioni fatiscenti all’Olocausto degli ebrei, attribuendone la responsabilità all’Italia anziché alla criminalità organizzata straniera che gestisce questo infame traffico di esseri umani; che arriva a rendersi disponibile “a trasformare tutte le chiese in moschee se consentisse di salvare la vita di uomini e donne”. 

Cari amici, io denuncio questa Chiesa di Papa Francesco che ha elevato la cosiddetta “accoglienza” dei cosiddetti “migranti”, che è il più lucroso giro d’affari dei nostri tempi, nel sacramento più importante, ancor più importante della fede in Gesù Cristo; che ha legittimato l’islam come religione mettendolo sullo stesso piano del cristianesimo a prescindere dal fatto che ciò che Allah prescrive nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto sono totalmente incompatibili con i valori che sostanziano la nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe. 

Papa Francesco alla Santa Messa per i Migranti del 6 luglio scorso nella Basilica di San Pietro ha denunciato uno “sterminio” e “l’ipocrisia sterile di chi costruisce muri invece di ponti”:

“Quanti poveri oggi sono calpestati! Quanti piccoli vengono sterminati! Sono tutti vittime di quella cultura dello scarto che più volte è stata denunciata. E tra questi non posso non annoverare i migranti e i rifugiati, che continuano a bussare alle porte delle Nazioni che godono di maggiore benessere.

Nel Vangelo di oggi, Matteo racconta il giorno più importante della sua vita, quello in cui è stato chiamato dal Signore. L’Evangelista ricorda chiaramente il rimprovero di Gesù ai farisei, facili a subdole mormorazioni: «Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”» (9,13). È un’accusa diretta verso l’ipocrisia sterile di chi non vuole “sporcarsi le mani”, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano. Si tratta di una tentazione ben presente anche ai nostri giorni, che si traduce in una chiusura nei confronti di quanti hanno diritto, come noi, alla sicurezza e a una condizione di vita dignitosa, e che costruisce muri, reali o immaginari, invece di ponti.

Di fronte alle sfide migratorie di oggi, l’unica risposta sensata è quella della solidarietà e della misericordia; una riposta che non fa troppi calcoli, ma esige un’equa divisione delle responsabilità, un’onesta e sincera valutazione delle alternative e una gestione oculata. Politica giusta è quella che si pone al servizio della persona, di tutte le persone interessate; che prevede soluzioni adatte a garantire la sicurezza, il rispetto dei diritti e della dignità di tutti; che sa guardare al bene del proprio Paese tenendo conto di quello degli altri Paesi, in un mondo sempre più interconnesso. E’ a questo mondo che guardano i giovani”.

Padre Alex Zanotelli, della Comunità missionaria dei Comboniani, il 10 luglio ha denunciato “crimini contro l’umanità”, equiparando quanto sta succedendo ai migranti con l’Olocausto degli ebrei:

“Lo dice anche Papa Francesco, non si può chiudere il cuore a chi soffre e a chi è in difficoltà. Il Vangelo significa donare la nostra vita agli altri. Non possiamo renderci complici di un’ingiustizia che provoca la morte, non avremmo mai potuto credere che ci sia tanto cinismo e indifferenza, di fronte alla sofferenza di uomini e donne sopravvissuti a interminabili viaggi in mare, scampati all’annegamento e ancora prima alle violenze e alle torture nei campi libici. Ci appelliamo alla coscienza di tutti, basta con questa propaganda anti-umana e diseducativa, che sta facendo scivolare un intero Paese verso un’irrimediabile disumanizzazione, prima la vita e il rispetto della vita devono venire prima di tutto, prima di ogni calcolo umano e prima di ogni burocratica distinzione tra rifugiati e migranti, prima di ogni strategia, prima di ogni tornaconto elettorale”. 

“Io ritengo che fra non molti anni i nostri nipoti diranno di noi quello che noi diciamo dei nazisti, la stessa identica cosa, e diremo che noi non sapevamo. Ma sappiamo tutto, è l’indifferenza, ricordiamoci quello che diceva Martin Luther King: non ho paura della violenza dei violenti ma del silenzio degli onesti. Questo dell’umanità è un crimine: sono 37 mila i morti nel Mediterraneo, ho in borsa un articolo del Guardian che lo dimostra. E se uno muore in mare, ce ne sono altri due che muoiono nel deserto”.

Monsignor Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, citato da Padre Alex Zanotelli, ha detto di essere “pronto a trasformare tutte le chiese in moschee”:

"Moralmente e da uomo di fede sarei pronto a trasformare tutte le chiese in moschee se fosse utile alla causa e se consentisse di salvare la vita di uomini e donne, poveri e infelici, perché Cristo non è venuto sulla terra per costruire chiese ma per aiutare gli uomini indipendentemente dalla razza, dalla religione, dalla nazionalità. E invece ci sono politici che nei loro comizi continuano a predicare le espulsioni e la cosa peggiore è che lo fanno con la corona e il rosario in mano e nominando il nome di Dio invano, un peccato molto grave". 

Il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), nella Santa Messa celebrata l’11 luglio a Firenze nell'Abbazia di San Miniato al Monte, ha equiparato il migrante a Gesú Cristo: 

"Sappiamo quanto san Benedetto insistesse perché i monasteri fossero aperti agli ospiti, e addirittura nella Regola esiste un intero paragrafo dedicato a loro. Di ospitalità c’era particolarmente bisogno nel tempo in cui il monachesimo occidentale compiva i suoi passi durante il tempo delle cosiddette ‘invasioni barbariche'". L’ospite non era però visto come un pericolo, ma come Cristo stesso che bussava alla porta". 

Cari amici, mobilitiamoci per riscattare questa nostra civiltà decadente anche a causa del relativismo valoriale favorito dal disorientamento di Papa Francesco che ha sposato le ideologie suicide del globalismo, dell’europeismo, dell’immigrazionismo e dell’islamismo. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo ad essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.