Cari amici buongiorno. Da giorni le agenzie di stampa pubblicano in primo piano la notizia della forte impennata dei prezzi dei generi alimentari e dei servizi in Croazia, immediatamente dopo l'immissione sul mercato dell'euro, il primo gennaio. La moneta nazionale, la Kuna, cesserà di avere valore legale il 15 gennaio.

Oggi l'Agenzia Ansa ha titolato: «Arriva l'Euro e volano i prezzi. In Croazia interviene il governo. Rincari su pane e burro anche del 30%. Protesta la popolazione».
Questo è il titolo dell'Agenzia Agi: «Prezzi alle stelle con l'arrivo dell'euro, la rabbia dei croati. Nel giro di 24 ore, con l'ingresso nell'Eurozona il 1 gennaio, i rincari hanno toccato picchi del 20% per gli alimenti e dell'80% per i servizi. Il governo di Zagabria accusa i commercianti di aver approfittato del passaggio alla moneta unica per introdurre aumenti ingiustificati e minaccia contromisure».

Fino al 31 dicembre 2022, un caffè in un bar croato costava otto kune. Il giorno dopo, con l'ingresso del Paese balcanico nella moneta unica, il prezzo avrebbe dovuto assestarsi su un euro e nove centesimi, secondo il cambio fissato con la vecchia divisa. Molti croati hanno però pagato la prima tazzina dell'anno nuovo 1,2 o addirittura 1,5 euro. Una sorpresa che si sarà tramutata in sconcerto con la prima spesa al supermercato del 2023: pane, burro, cioccolato e numerosi altri prodotti alimentari avevano subito rincari dal 3% al 20% in numerose catene di distribuzione. Da un giorno all'altro.
Francesco Russo dell'Agenzia Agi scrive: «È un film già visto in altri Paesi freschi di ammissione nell'Eurozona: i consumatori sono disorientati dalla nuova valuta e i commercianti se ne approfittano. L'esecutivo di Andrej Plenkovic, sotto la crescente pressione dell'opinione pubblica, non intende però restare a guardare e ha minacciato decise contromisure, tra cui la pubblicazione di una "lista nera" degli esercizi che hanno speculato sull'ingresso nel club dell'euro».
«La legge sul controllo dei prezzi prevede multe che possono raggiungere i 26 mila euro ad azienda. La sua applicazione concreta non è però semplice. Occorre infatti provare, caso per caso, che il rincaro sia effettivamente una speculazione e non sia legato ai molteplici fattori che hanno portato a un incremento dell'inflazione in buona parte del mondo. Il rischio è che un'azione troppo frettolosa del governo apra un estenuante contenzioso legale con le associazioni di categoria dei commercianti».

Il problema non sono i commercianti che speculano, ma è l'euro che è strumento di speculazione finanziaria.
Sembra di rivivere quello che accadde in Italia il primo gennaio 2002 quando fu immesso in circolazione l'euro in sostituzione della lira. Da un giorno all'altro il potere d'acquisto si dimezzò e il costo della vita raddoppiò.
La tazzina di caffè che costava mille lire, passò a costare 1 euro, pari a duemila lire.
Un famiglia di 4 persone che con un milione e 500 mila lire viveva dignitosamente, con il corrispettivo di 750 euro precipitò in povertà.
All'epoca anche il Governo Berlusconi, in carica dall'11 giugno 2001 fino al 23 aprile 2005, denunciò la speculazione praticata dai commercianti. In parallelo si attribuì la colpa del tasso di cambio particolarmente penalizzante per l'Italia, 1 euro pari a 1936,27 lire, alla sinistra che aveva gestito la fase dell'adozione dell'euro a partire dal primo gennaio 1999.
Tutto ciò è vero. Ma è soprattutto vero che l'euro è strutturalmente una “moneta a debito”. La Banca Centrale Europea, titolare dell'emissione dell'euro, da l'euro solo alle banche commerciali che, in Italia, sono tutte private, tranne quattro ad azionariato pubblico, Mediocredito Italiano, Carige, Monte dei Paschi di Siena, Cassa Depositi e Prestiti. Ebbene lo Stato, per poter acquisire il denaro, è costretto a prenderli dalle banche commerciali, emettendo dei titoli di debito per cui paga degli interessi. Ed è così che lo Stato, per far fronte ai costi della Pubblica amministrazione e per onorare gli interessi sul debito, è costretto a contrarre nuovo debito.

Cari amici, uno Stato che per ripianare il debito è costretto a contrarre nuovo debito, è uno Stato destinato inesorabilmente al collasso. Ecco perché, a prescindere da chi ci governa, a prescindere se il Presidente del Consiglio sia Mario Draghi o Giorgia Meloni, il debito dello Stato continua a crescere.
Ma siccome lo Stato non può fallire, lo Stato scarica il peso sui cittadini e sulle imprese, aumentando sempre di più le tasse, condannando di fatto a morte le famiglie e le imprese sotto il peso del più alto livello di tassazione al mondo, pari a circa il 70% degli introiti, considerando la somma delle tasse dirette e indirette.
Lo Stato potrà salvarsi solo riscattando la sovranità monetaria, solo recuperando la prerogativa di emettere direttamente moneta “a credito”, per cui non è costretta a indebitarsi presso le banche.
Ma nessun Governo e nessun Presidente del Consiglio, che sia Mario Draghi o Giorgia Meloni, lo farà mai, o perché conniventi o perché succubi dell'Eurocrazia e dello strapotere della grande finanza speculativa globalizzata.

La Casa della Civiltà promuove il riscatto della sovranità monetaria come atto fondamentale per poter rilanciare lo sviluppo autentico e trasformare l'Italia nello Stato numero 1 al Mondo per la qualità della vita.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente e Fondatore della Casa della Civiltà

Mercoledì 11 gennaio 2023