Cari amici buongiorno e buon inizio di settimana. Tutti noi piangiamo e ci stringiamo con la preghiera e l'affetto alle famiglie delle sette persone decedute, tra cui un neonato di 21 giorni, a causa della frana nel Comune di Casamicciola ad Ischia. 
Tutti noi preghiamo affinché i soccorritori riescano a ritrovare vivi i cinque dispersi.
Tutti noi auguriamo ai feriti di guarire al più presto.
Tutti noi chiediamo una sistemazione dignitosa ai 230 sfollati.
Tutti noi sollecitiamo la ricostruzione delle case e delle infrastrutture della zona devastata con criteri di sicurezza che assicurino che questa tragedia non si ripeta più.

Però tutti noi non possiamo non deplorare il fatto che si tratta dell'ennesima tragedia che da secoli si abbatte sull'Italia, ripetendo lo stesso copione.
Per l'ennesima volta l'Italia subisce impotente quella che ufficialmente viene etichettata come “calamità naturale”, mettendo insieme terremoti, eruzioni vulcaniche, nubifragi, alluvioni, uragani, frane, smottamenti, valanghe di neve.
Per l'ennesima volta plaudiamo all'abnegazione e all'eroismo agli operatori della Protezione civile, dei Vigili del Fuoco e della Croce Rossa che per primi accorrono per salvare le vite.
Per l'ennesima volta assistiamo inermi alla tragica conta dei morti, dei dispersi, dei feriti, degli sfollati, dei danni materiali.

Per l'ennesima volta ci propinano il “teatrino politico” del cordoglio del Presidente della Repubblica, della visita del Presidente del Consiglio nell'area devastata, della proclamazione dello “stato di emergenza”, dello stanziamento di somme per i “primi interventi”, della nomina di un “Commissario straordinario”, della riunione del Governo per deliberare una somma più consistente per la “ricostruzione”, della promessa che questa tragedia non dovrà mai più ripetersi, della concessione ai residenti nell'area disastrata alla “sospensione temporanea” del pagamento dei tributi. 
Per l'ennesima volta si scatena l'indecente strumentalizzazione politica con lo scontro tra i partiti su chi è più responsabile e colpevole della tragedia per essere stati gli ultimi, in ordine cronologico, a decretare dei condoni per gli abusi edilizi e per aver costruito in aree considerate a rischio di dissesto idrogeologico.
Per l'ennesima volta ascoltiamo l'esperto che ricorda sommessamente al Governo che a Ischia «c'è un'urbanizzazione che ha colpito e devastato tutto il territorio»; che la tragedia «non è legata solo al cambiamento climatico ma riguarda anche la cura del territorio»; che in un ambiente a elevato rischio idrogeologico «è mancata la manutenzione dei corsi d'acqua, dei canaloni, aspetti molto importanti che consentono di mitigare l'effetto degli eventi estremi». 
Per l'ennesima volta, sempre l'esperto a cui si consente di parlare, rileva che «quello che è successo non è solo un problema dell'isola di Ischia ma è anche una questione da porre a livello nazionale ed europeo». 
Per l'ennesima volta riscopriamo l'ipocrisia dei Governi che ci fa toccare con mano che più che una “calamità naturale”, si tratta di una “calamità di Stato”.

Le frane che si abbattono con il loro carico di morte, non sono il frutto della cattiveria della natura, ma dell'incuria degli italiani che hanno devastato l'ambiente. In “L’Italia dei disastri. Dati e riflessioni sull’impatto degli eventi naturali 1861-2013”, a cura di Emanuela Guidoboni e Gianluca Valenzise, si legge che nell’ultimo mezzo secolo le frane sono state 13 volte di più che nella seconda metà dell’800. Tra il 1850 e il 1899 l’Italia è stata colpita da 162 frane più gravi, triplicate nel mezzo secolo successivo (1900 – 1949) salendo a 509, per poi aumentare di 13 volte tra il 1950 e il 2008 fino a 2.204. 

Gli esperti ci dicono che in Italia le aree ad elevata criticità per il rischio di dissesto idrogeologico rappresentano il 9,8% della superficie nazionale, riguardano l’89% dei Comuni, concernono 5.798.000 persone, 6.250 scuole e 550 ospedali. Dal 1963 al 2012 ci sono stati 3.994 morti, vittime delle calamità provocate dal dissesto idrogeologico. Dal 1944 al 2012 il costo che l’Italia ha sostenuto per fronteggiare le conseguenze dei danni ambientali e delle vittime umane è stato di 61,5 miliardi di euro. 

La devastazione del patrimonio ambientale porta alla devastazione del patrimonio culturale, frutto della creatività degli italiani in millenni di storia. Anche in questo caso, pur avendo il più cospicuo patrimonio culturale del mondo, non solo non siamo in grado di valorizzarlo per trasformarlo in ricchezza, ma l’abbandoniamo all’incuria del dissesto idrogeologico. 

Cari amici, da quando nel 2009 fondai il Partito “Io amo l'Italia”, ho sostenuto la priorità di attuare subito un Piano per la messa in sicurezza del territorio nazionale. Le Regioni hanno stimato un costo di 40 miliardi. Claudio Margottini, ricercatore dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) stima il costo in 48 miliardi. Ma i vari Governi hanno finora stanziato cifre miserevoli dell'ordine di decine di milioni di euro.

Mi è chiaro che fintantoché l'Italia non riscatterà la sovranità monetaria e lo Stato non potrà tornare a emettere una propria moneta “a credito”, senza dover subire una moneta “a debito” qual è l'euro; così come fintantoché l'Italia sarà sottomessa a delle assurde e infondate leggi finanziare europee che ci impongono dei rigidi parametri nel rapporto tra il debito e il deficit con il Pil; ebbene l'Italia non potrà mai disporre dei circa 50 miliardi, ma probabilmente il costo complessivo reale è superiore, per realizzare la messa in sicurezza dell'insieme del territorio nazionale. 
Solo riscattando la sovranità monetaria potremo finanziare il Piano per la messa in sicurezza dell'insieme del territorio nazionale che tutelerà e valorizzerà il patrimonio ambientale, culturale e umano, che sono il nostro patrimonio inestimabile, ineguagliabile, non clonabile e non delocalizzabile, grazie al quale potremo rilanciare  lo sviluppo e fare dell'Italia il Paese numero uno al mondo per la qualità della vita.

Cari amici, andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore della Casa della Civiltà

Lunedì 28 novembre 2022