Cari amici buongiorno, buon fine settimana, Shabbat Shalom. George Orwell, nome d'arte di Eric Arthur Blair (1903-1950), nel suo capolavoro “1984” anticipa con straordinaria intuizione intellettuale, descritta con magistrale efficace, quali sono le conseguenze della radicale manipolazione e restrizione del linguaggio, al punto da alterare la funzionalità della mente e la concezione della vita.

Rileggere alcuni passaggi del romanzo “1984”, pubblicato nel 1949, diventato meritevolmente un pilastro della letteratura contemporanea, è fondamentale per capire il linguaggio in voga tra i fruitori delle piattaforme di comunicazione e di socializzazione virtuale, indicate come “social”,  presenti nella Rete, indicata come la “lingua del web”.  
Orwell è l'ideatore della «neolingua», antesignana della «lingua del web», fatta di neologismi, sigle, abbreviazioni, parole gergali, anglicismi, emoji. Leggiamo:

«Come va il dizionario?», chiese Winston alzando la voce per vincere il rumore.
«Procede lentamente» rispose Syme. «Adesso sono agli aggettivi. È un argomento affascinante.»
A sentir nominare la neolingua, il volto gli si era illuminato all'istante. Spinse da parte la gavetta, prese il pezzo di pane in una delle sue mani delicate e il formaggio nell'altra, poi si chinò in avanti verso Winston, in modo da non essere costretto a gridare.
«L'Undicesima Edizione è quella definitiva» disse. «Stiamo dando alla lingua la sua forma finale, quella che avrà quando sarà l'unica a essere usata. Quando avremo finito, la gente come te dovrà impararla da capo. Tu credi, immagino, che il nostro compito principale consista nell'inventare nuove parole. Neanche per idea! Noi le parole le distruggiamo, a dozzine, a centinaia. Giorno per giorno, stiamo riducendo il linguaggio all'osso. L'Undicesima Edizione conterrà solo parole che non diventeranno obsolete prima del 2050.»

Addentò voracemente il pezzo di pane, ingoiò un paio di bocconi, poi riprese a parlare, con una sorta di appassionata pedanteria. Il volto sottile e scuro gli si era animato, mentre gli occhi avevano perso quell'aria beffarda per farsi quasi estatici.
«È qualcosa di bello, la distruzione delle parole. Naturalmente c'è una strage di verbi e aggettivi, ma non mancano centinaia e centinaia di nomi di cui si può fare tranquillamente a meno. E non mi riferisco solo ai sinonimi, sto parlando anche dei contrari. Che bisogno c'è di una parola che è solo l'opposto di un'altra? Ogni parola già contiene in se stessa il suo opposto. Prendiamo “buono”, per esempio. Se hai a disposizione una parola come “buono”, che bisogno c'è di avere anche “cattivo”? “Sbuono” andrà altrettanto bene, anzi meglio, perché, a differenza dell'altra, costituisce l'opposto esatto di “buono”. Ancora, se desideri un'accezione più forte di “buono”, che senso hanno tutte quelle varianti vaghe e inutili: “eccellente”, “splendido”, e via dicendo? “Plusbuono” rende perfettamente il senso, e così “arciplusbuono”, se ti serve qualcosa di più intenso. Naturalmente, noi facciamo già uso di queste forme, ma la versione definitiva della neolingua non ne contemplerà altre. Alla fine del processo tutti i significati connessi a parole come bontà e cattiveria saranno coperti da appena sei parole o, se ci pensi bene, da una parola sola. Non è una cosa meravigliosa?» «Ovviamente» aggiunse come se gli fosse venuto in mente solo allora, «l'idea iniziale è stata del Grande Fratello.»
A sentire il nome del Grande Fratello, il volto di Winston fu attraversato da un tiepido moto d'interesse. Ciononostante, Syme colse in lui una certa mancanza d'entusiasmo. 

«Non hai ancora capito cos'è la neolingua, Winston» disse in tono quasi triste. «Anche quando ne fai uso in quello che scrivi, continui a pensare in archelingua. Ho letto qualcuno degli articoli che ogni tanto pubblichi sul “Times”. Non c'è male, ma sono traduzioni. Nel tuo cuore preferiresti ancora l'archelingua, con tutta la sua imprecisione e le sue inutili sfumature di senso. Non riesci a cogliere la bellezza insita nella distruzione delle parole. Lo sapevi che la neolingua è l'unico linguaggio al mondo il cui vocabolario si riduce giorno per giorno?»
Winston lo sapeva naturalmente. Non volendo cogliere il rischio di esprimere opinioni, si limitò a un sorriso che intendeva essere di assenso. Syme dette un altro morso al pezzo di pane nero, lo masticò, poi riprese:
«Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere. Ogni concetto di cui si possa aver bisogno sarà espresso da una sola parola, il cui significato sarà stato rigidamente definito, priva di tutti i suoi significati ausiliari, che saranno stati cancellati e dimenticati. Nell'Undicesima Edizione saremo già abbastanza vicini al raggiungimento di questo obiettivo ma il processo continuerà per lunghi anni, anche dopo la morte tua e mia. A ogni nuovo anno, una diminuzione del numero delle parole e una contrazione ulteriore della coscienza. Anche ora, ovviamente, non esiste nulla che possa spiegare o scusare lo psicoreato. Tutto ciò che si richiede è l'autodisciplina, il controllo della realtà, ma alla fine del processo non ci sarà bisogno neanche di questo. La Rivoluzione trionferà quando la lingua avrà raggiunto la perfezione. La neolingua è il Socing, e il Socing è la neolingua» aggiunse con una sorta di estatica soddisfazione. «Hai mai pensato, Winston, che entro il 2050 al massimo nessun essere umano potrebbe capire una conversazione come quella che stiamo tenendo noi due adesso?»
«Tranne...» cominciò a dire Winston con una certa esitazione, ma poi si fermò.
Era stato sul punto di dire “i prolet”; poi si era controllato, perché non era sicuro dell'ortodossia della sua osservazione. Syme, però, aveva indovinato quello che lui stava per dire.
«I prolet non sono esseri umani» disse con noncuranza. «Per l'anno 2050, forse anche prima, ogni nozione reale dell'archelingua sarà scomparsa. Tutta la letteratura del passato sarà stata distrutta: Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, esisteranno solo nella loro versione in neolingua, vale a dire non semplicemente mutati in qualcosa di diverso, ma trasformati in qualcosa di opposto a ciò che erano prima. Anche la letteratura del Partito cambierà, anche gli slogan cambieranno. Si potrà mai avere uno slogan come “La libertà è schiavitù”, quando il concetto stesso di libertà sarà stato abolito? Sarà diverso anche tutto ciò che si accompagna all'attività del pensiero. In effetti il pensiero non esisterà più, almeno non come lo intendiamo ora. Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e incosapevolezza sono la stessa cosa.»

Cari amici, quello che Orwell previde con la neolingua, la distruzione delle parole, la riduzione del linguaggio all'osso, l'eliminazione dei verbi, degli aggettivi, dei sinonimi e dei contrari, per restringere al massimo la sfera d'azione del pensiero e contrarre sempre di più la coscienza, la distruzione di tutta la letteratura del passato, l'abolizione del concetto di libertà, l'annullamento del pensiero radicando l'inconsapevolezza nelle persone, non è sostanzialmente lo stesso processo in atto con il “linguaggio del web”? 
Si potrebbe sospettare che i governanti dei cosiddetti “social” o delle piattaforme di messaggistica, si siano letteralmente ispirati a Orwell. Il finale, purtroppo, è la sottomissione alla dittatura del Grande Fratello e, nel nostro caso, alla grande finanza speculativa globalizzata.

Ma noi, pur consapevoli che si tratta di un'impresa immane, non ci rassegniamo alla sconfitta, continueremo la missione per far prevalere i valori inviolabili della vita, della dignità, della verità e della libertà.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente e Fondatore della Casa della Civiltà

Sabato 7 gennaio 2023