Cari amici, come previsto di Luca Palamara non si parla più. Eppure Palamara è solo la punta dell'iceberg, la radice del male sono le fondamenta su cui si regge la Magistratura. Oggi gli italiani toccano con mano che la Magistratura è strutturalmente marcia. Sottolineo la «Magistratura» come istituzione, non i magistrati come persone. Sono d'accordo con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando dice che la maggioranza dei magistrati sono persone perbene, estranei alla corruzione, allo scambio di favori, al nepotismo, ai giochi di potere, alla collusione con il mondo della politica, degli affari e del malaffare. Ma dissento da Mattarella quando immagina che la Magistratura possa auto-riformarsi. Il male si annida proprio nel «sistema delle correnti», denunciato da Palamara, che sta alla base della struttura del Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di auto-governo della Magistratura di cui lo stesso Mattarella è il Presidente, e della struttura dell'Associazione Nazionale Magistrati, l'organo di rappresentanza della Magistratura. Non si tratta quindi di riformare la Magistratura ma di azzerarla e ricostruirla dalle fondamenta, su nuove basi, nuove logiche, nuovi obiettivi.

Dissento totalmente da Luca Palamara, l'ex Procuratore di Roma, espulso sabato scorso dall'Associazione Nazionale Magistrati dopo esserne stato il Presidente dal 2008 al 2012, ed essere stato sospeso dalla carica e dallo stipendio nel luglio 2019 da Consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura. Il caso ha voluto che sia nato nel mio stesso giorno, il 22 aprile, diciasette anni dopo la mia nascita. Ma a parte questa casualissima coincidenza, non c'è assolutamente nulla che ci accomuna. Eppure su un punto sento di dargli ragione, quando dice che se Palamara è colpevole allora sono colpevoli anche gli altri magistrati proprio perché fanno tutti riferimento allo stesso «sistema delle correnti» alla base della struttura di rappresentanza e di auto-governo della Magistratura: «Io mi assumo le mie responsabilità. Ma non posso assumermi quelle di tutti. Non posso essere considerato solo io il responsabile di un sistema che ha fallito e che ha penalizzato coloro i quali non risultano iscritti alle correnti. Palamara non si è svegliato una mattina e ha inventato il sistema delle correnti. Ma ha agito e ha operato facendo accordi per trovare un equilibrio e gestire il potere interno alla magistratura».
Intanto il Consiglio Superiore della Magistratura ha aperto un'indagine nei confronti di venti magistrati indicati da Palamara come partecipi degli stessi reati che gli vengono contestati. Negli scorsi giorni il CSM si era spaccato sulla nomina di Raffaele Cantone a nuovo Capo della Procura di Perugia, che è titolare dell'inchiesta sul caso Palamara e che lo stesso Palamara aveva cercato di condizionare per avere una sponda favorevole. 

Ebbene il «sistema delle correnti», cioè l'ideologizzazione e la politicizzazione della Magistratura, che si traduce nella spartizione delle cariche a secondo del riferimento del magistrato a questo o talaltro partito, ha creato una commistione tra la Magistratura e la Politica, trasformandole in Magistratocrazia e Partitocrazia, un sodalizio che, unitamente all'inconsistenza del Parlamento e alla pochezza del Governo, ha prodotto lo sfascio dell'Italia, l'abbandono degli italiani, la decadenza della nostra civiltà. 
Questa è la fotografia del Consiglio Superiore della Magistratura. Oltre ai tre membri di diritto, il Capo dello Stato che è Presidente di diritto del CSM, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione, ne fanno parte 24 consiglieri elettivi, 8 laici e 16 togati. I componenti laici sono personalità politiche: Alberto Maria Benedetti del Movimento 5 Stelle, Emanuele Basile della Lega Nord, Filippo Donati del M5S, Fulvio Gigliotti del M5S, Alessio Lanzi di Forza Italia, Stefano Cavanna della Lega Nord, David Ermini del Partito Democratico, Michele Cerabona di Forza Italia.
I componenti togati del CSM sono: Piercamillo Davigo (Autonomia e Indipendenza – A&I), Loredana Miccichè (Magistratura indipendente – M.I., di centrodestra); Luigi Spina (Unità per la Costituzione, UniCost, di centro), Sebastiano Ardita (A&I), Antonio Lepre (M.I.), Giuseppe Cascini (Area); Marco Mancinetti (UniCost), Paola Maria Braggion (M.I.), Giovanni Zaccaro (Area, lista di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia - Articolo 3, di sinistra), Gianluigi Morlini (UniCost), Corrado Cartoni (M.I.), Michele Ciambellini (UniCost), Alessandra Dal Moro (Area), Mario Suriano (Area), Paolo Criscuoli (M.I) e Concetta Grillo (UniCost).
L'attuale Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati è Luca Poniz (Area); il vice-Presidente è Alessandra Salvadori (Unicost), il Segretario è Giuliano Caputo (Unicost), il vice-Segretario è Cesare Bonamartini (Autonomia e Indipendenza). Nel Comitato Direttivo figurano 13 membri di Unità per la Costituzione, 9 membri di Area, 8 membri di Magistratura indipendente, 6 membri di Autonomia e Indipendenza.

Cari amici, tocchiamo con mano che il male è insito in questa struttura, il «sistema delle correnti» di cui ha beneficiato e per il quale è stato incriminato Palamara.  Bisogna ricostruire dalle fondamenta la Magistratura, con una nuove basi, logiche e obiettivi che si traducano in un suo sostanziale depotenziamento, affinché cessi di essere una «casta», che beneficia dei più alti stipendi e privilegi tra i dipendenti pubblici, e il «potere forte» che si è sovrapposto e si è imposto sia sul potere legislativo sia sul potere esecutivo, emanando sentenze che hanno forza di legge, condizionando i partiti e il governo dello Stato al punto di attuare un vero e proprio colpo di stato giudiziario nel 1994 che ha spazzato via i principali partiti della Prima Repubblica ad eccezione del Partito Democratico della Sinistra, l'ex Partito Comunista. È evidente che chi ci governa vuole che la nostra attenzione sia focalizzata sul caso singolo di Palamara, di cui già non si parla più, datoci in pasto quasi fosse una vittima sacrificale per placare il malumore degli italiani. Dobbiamo invece mobilitarci culturalmente per prendere consapevolmente che il problema non è un singolo magistrato ma è l'istituzione della Magistratura così come oggi è concepita. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.