Cari amici, in uno Stato di diritto i cittadini sono tenuti a rispettare le leggi. Anch’io le rispetto e invito tutti a rispettarle. Compreso il recente decreto legge concernente il contrasto all’epidemia di Coronavirus. Pur rispettandolo e adeguandomi alle disposizioni governative, sono perplesso sull’imposizione dello stato d’emergenza in tutt’Italia come se fossimo bersaglio di una guerra batteriologica, e dello stato d’assedio in cui sono stati confinati all’interno delle loro abitazioni 60 milioni di italiani. 

Sono perplesso sul fatto che una indubbia emergenza ospedaliera sia stata trasformata in uno stato di emergenza nazionale, che ha paralizzato l’economia e ha sospeso le libertà e i diritti costituzionali. 

L’unica vera emergenza è quella sanitaria. Il personale ospedaliero, medici e infermieri, sono i veri eroi di questa nostra Italia. Sono costretti a operare in un sistema sanitario inadeguato, a causa della limitatezza dei posti letto in terapia intensiva e dei relativi ventilatori polmonari, e dell’insufficienza di medici specialistici, infettivologi e virologi.

L’Annuario del Ministero della Salute relativo al 2018 attesta che negli ultimi dieci anni sono stati chiusi quasi 200 ospedali e 1000 presidi di specialistica ambulatoriale, i posti letto ospedalieri sono diminuiti di circa 40 mila, così come il personale ospedaliero è sceso di 35 mila unità. 

La pubblicazione delle Sdo (Schede di dimissioni ospedaliere) del 2018, da parte del Ministero della Salute, attesta che negli ultimi dieci anni i ricoveri ospedalieri sono stati 3,5 milioni in meno, in picchiata anche le ore di degenza: -16,9 milioni.

La Fondazione Gimbe, che ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario, ha evidenziato che sempre negli ultimi dieci anni il Sistema Sanitario Nazionale ha perso 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. Il rapporto della Fondazione Gimbe Stima una perdita di oltre 70.000 posti letto negli ultimi 10 anni, con 359 reparti chiusi, oltre ai numerosi piccoli ospedali riconvertiti o abbandonati. 

Nel giugno 2018 Giuseppina Onotri, Segretario generale del Sindacato Medici Italiani, disse che “Dieci anni di tagli alla spesa nella sanità pubblica hanno prodotto la scomparsa di 175 ospedali, la perdita di oltre centomila posti letto e qualcosa come meno ventimila medici a disposizione degli ammalati".

Per quanto concerne la terapia intensiva in Italia, secondo la Fondazione Veronesi, ci sono poco più di 5.300 posti di terapia intensiva e subintensiva, divisi tra gli ospedali pubblici (70 per cento) e quelli privati (30 per cento). Ciò vuol dire avere la disponibilità di 13.5 posti letto per 100mila abitanti, pari all'incirca il 3.3 per cento del totale dei posti letto utilizzati per i pazienti acuti. Sul totale dei posti di terapia intensiva, attualmente oltre 1.000 sono occupati da pazienti con Covid-19.

Cari amici, i medici e gli infermieri che combattono per salvare la vita degli italiani nelle condizioni critiche in cui versa il Sistema Sanitario Nazionale meritano il plauso e la gratitudine di tutti noi. L’azione del Governo dovrebbe essere concentrata nel potenziamento immediato della capacità operativa del Sistema Sanitario Nazionale, cominciando a valorizzare gli ospedali chiusi tra cui figuravano delle eccellenze anche in ambito epidemiologico come il Forlanini a Roma. I numeri dei contagiati, degli ospedalizzati e dei ricoverati in terapia intensiva è ancora contenuto. Se si intervenisse subito si potrebbe garantire una condizione ospedaliera più tranquilla. Verrebbe meno l’automatismo attuale che ha trasformato un’emergenza ospedaliera in uno stato d’emergenza nazionale.