Cari amici buongiorno. La gestione dei soldi contemplati dal cosiddetto “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr), evidenzia l'errore sul piano logico e l'arbitrio sul piano politico del far calare dall'alto delle decisioni assunte in seno alla Commissione (il Governo) dell'Unione Europea, prima al Governo italiano e infine a cascata, alla Giunta (il Governo) della Regione, della Provincia e in ultimo del Comune.
Ho personalmente riscontrato che a due piccoli Comuni sono arrivati fondi del Pnrr pari a 500 mila euro per la costruzione o la ristrutturazione di un asilo nido, quando non servono per la semplice ragione che non ci sono bambini in numero adeguato da giustificare un nuovo asilo nido. In questo caso, costruire il nuovo asilo nido non soltanto si rivelerebbe inutile, ma sarebbe un danno per le casse dell'amministrazione locale, perché una qualsiasi struttura comunque comporta dei costi di gestione, dal personale da assumere alle varie utenze necessarie.
In un altro caso al piccolo Comune sono arrivati prima 500 mila euro per la risistemazione delle strade e il decoro degli spazi pubblici, regolarmente utilizzati. E poco dopo, ne sono arrivati altri 500 mila sempre per la stessa finalità, che però non servono e che, pertanto, o non vengono utilizzati o vengono sprecati.

Su un altro versante, rileviamo che l'Italia è l'unico grande Stato europeo ad aver chiesto, nell'ambito dei finanziamenti erogati dalla Commissione Europea al cosiddetto “Next Generation EU”, Ngeu, (Prossima generazione dell'Unione Europea), non soltanto dei soldi per le “sovvenzioni”, che sono a fondo perduto, ma anche per i “prestiti”, che sono da restituire.
L’ammontare complessivo del Ngeu è di 723,8 miliardi di euro, ripartiti tra prestiti (385,8 miliardi) e sovvenzioni (338 miliardi). L’Italia ha chiesto 122,6 miliardi di euro di prestiti, pari al 32% del totale. Gli altri Stati che hanno chiesto i prestiti sono Romania, Polonia, Grecia, Portogallo e Slovenia. Tutti gli altri Stati, a cominciare da Germania, Francia e Spagna si sono limitati a percepire le sovvenzioni a fondo perduto.
L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del Ngeu: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Rrf – 191,50 miliardi) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (React-Eu - 13 miliardi).

Comunque sia, i prestiti e le sovvenzioni devono essere utilizzati secondo parametri decisi dalla Commissione Europea, in particolare per il finanziamento di progetti che rientrano nella cosiddetta “transizione ecologica”, sostanzialmente il passaggio all'uso delle automobili elettriche che ridurrebbero le emissioni nocive all'ambiente, e nella “transizione digitale”, sostanzialmente l'eliminazione del contante, la virtualizzazione della moneta e la digitalizzazione delle transazioni finanziarie che agevolerebbero il controllo del sistema finanziario e migliorerebbero l'efficienza della pubblica amministrazione.

La prima osservazione che faccio è che uno Stato come l'Italia che dispone di un Pil (Prodotto interno lordo) di 1.787 miliardi di euro, non può dipendere da circa 200 miliardi di euro che l'Unione Europea ci consente, bontà sua, di utilizzare, nella determinazione del futuro dei nostri figli. Chiarendo che questi 200 miliardi sono sempre soldi degli italiani, che l'Unione Europea non regala niente a nessuno semplicemente perché i soldi di cui dispone sono quelli concessi dagli Stati membri.
Ebbene, se questo accade, si deve principalmente al fatto che il costo dello Stato, pari a 1.061 miliardi, includendo gli interessi sul debito pubblico, è troppo alto, corrispondendo a quasi il 60% del Pil. Significa che i soldi destinati a nuovi progetti per il rilancio dello sviluppo risultano regolarmente insufficienti.

La seconda osservazione è che è semplicemente illogico e controproducente dare i soldi degli italiani ai burocrati della Commissione Europea, le cui scelte sono ispirate e condizionate dalla grande finanza speculativa globalizzata, per poi farci imporre una strategia di sviluppo che peggiora la nostra qualità di vita e mette a repentaglio il futuro dei nostri figli.


Cari amici, la Casa della Civiltà propone il riscatto della nostra sovranità monetaria, l'emancipazione dalla dittatura finanziaria e legislativa dell'Unione Europea, la scelta di un sistema di governo e di sviluppo basato sulla centralità della micro-dimensione delle Comunità locali che si interfacciano con lo Stato nazionale.
Se vogliamo veramente realizzare il bene degli italiani, è essenziale che sia il nostro Stato a emettere direttamente una moneta “a credito” e non “a debito”, qual è l'euro; che sia il nostro Governo nazionale a decidere di trasformare l'Italia nel primo Stato al Mondo per la qualità della vita; che sia il Governo delle Comunità locali a riscuotere le tasse e a gestire lo sviluppo del territorio, conformemente alla strategia nazionale e accordando allo Stato nazionale una quota delle tasse adeguata all'adempimento delle funzioni di sua esclusiva pertinenza, a cominciare dalla Difesa e dalla Sicurezza nazionale.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Presidente e Fondatore della Casa della Civiltà

Venerdì 13 gennaio 2023