Buongiorno cari amici. I Governi conservatore del Regno Unito e di centrodestra dell'Italia hanno contemporaneamente adottato dei provvedimenti per fermare l'invasione di clandestini, che sbarcano sulle proprie coste tramite il flusso ininterrotto di barche che attraversano il Canale della Manica e il Mediterraneo.

Il Governo di Rishi Sunak, Primo ministro del Regno Unito, cittadino britannico sin dalla nascita di origine indiana, ha lanciato la parola d'ordine «Stop the Boat», «Blocchiamo le barche». Nel 2022 sono sbarcati sulle coste britanniche a bordo di gommoni 45 mila clandestini, mentre nel 2018 ne erano arrivati 300. L'impegno assunto da Sunak è «Fatta la Brexit, ora riconquisteremo il controllo dei nostri confini».
Sunak ha così argomentato la decisione: «Quelli che attraversano la Manica illegalmente non stanno scappando da persecuzioni o minacce dirette alla propria vita, ma arrivano passando da Paesi sicuri e pagano somme ingenti a bande di trafficanti per fare un viaggio pericoloso e a volte tragico. Dunque le mie politiche sono semplici: è il nostro Paese che deve decidere chi entra e non le bande criminali. Le persone devono sapere che gli ingressi illegali nel Regno Unito comportano la detenzione e la rapida deportazione. Sapendo che questo è ciò che gli accadrà, smetteranno di venire. E le barche si fermeranno».

Il Governo conservatore ha presentato un disegno di legge che contempla l'espulsione di chi entra illegalmente. Il ministro dell’Interno Suella Braverman, una donna anche lei anglo-indiana come Sunak, ha affermato che il clandestino «non può rimanere nel Regno Unito, sarà posto in detenzione entro 28 giorni e poi prontamente rimpatriato o deportato in paesi come il Ruanda. Senza mezze misure». I clandestini non saranno più ospitati negli hotel adibiti all’ospitalità dei “richiedenti asilo”, che al momento costano ai contribuenti 6 milioni di sterline al giorno, ma in centri di detenzione, senza possibilità di opporsi o fare appello. Salvo in alcuni casi, come quello di minori o persone affette da patologie, i clandestini saranno espulsi il prima possibile dal Regno Unito, rimpatriati nel paese di origine o trasferiti in paesi «sicuri», come il Ruanda, con cui il Ministero degli Interni ha già siglato un accordo di accoglienza a fronte di un compenso finanziario.

I clandestini che approdano nel Regno Unito s'imbarcano dalle coste francesi antistanti. Sono in maggioranza albanesi, afghani, iraniani e iracheni. Quindi è la Francia il “paese canaglia” da cui partono i clandestini, così come lo sono la Libia, la Tunisia, l'Algeria, l'Egitto e la Turchia per l'Italia.

Proprio ieri il Governo Meloni ha varato a Cutro in Calabria, di fronte alle cui coste lo scorso 26 febbraio c'è stato il naufragio con 72 morti accertati di un'imbarcazione turca, omologata per 10 persone con a bordo circa 180 persone, partita dalla costa turca, spezzata in due da una brusca virata con il mare in tempesta, effettuata dagli scafisti turchi dediti alla criminalità organizzata che lucra sul traffico dei clandestini.

Ebbene, il nuovo decreto legge del Governo Meloni inasprisce le pene per chi «promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato», aumentando la reclusione da 1 a 5 anni o da 5 a 15 anni, a rispettivamente da 2 a 6 anni e da 6 a 16 anni.
Introduce un nuovo articolo (“Morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”), in cui si legge che quando il trasporto è attuato «con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante», il reato è punito «con la reclusione da 20 a 30 anni se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone. La stessa pena si applica se dal fatto derivano la morte di una o più persone e lesioni gravi o gravissime a una o più persone».
Se muore una sola persona, è prevista reclusione da 15 a 24 anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, la pena è da 10 a 20 anni.
Se la condotta è diretta a procurare l'ingresso illegale nel territorio dello Stato, il reato «è punito secondo la legge italiana anche quando la morte o le lesioni si verificano al di fuori di tale territorio».

Al “bastone” fa da contrappeso la “carota”, la riattivazione del “decreto flussi” che diventa triennale (2023-2025) e «qualora se ne ravvisi l'opportunità, ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio».
Il decreto legge chiarisce che allo scopo di «prevenire l'immigrazione irregolare», le quote di ingressi saranno assegnate «in via preferenziale», ai lavoratori di Paesi che, «anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l'incolumità personale derivanti dall'inserimento in traffici migratori irregolari». Anche al di fuori del “decreto flussi”, comunque, si legge nell'articolo 3, è consentito l'ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all'estero che completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica.

La differenza fondamentale tra i provvedimenti assunti dai Governi del Regno Unito e dell'Italia è che, mentre il Regno Unito sanziona tutti i clandestini che sbarcano illegalmente sulle proprie coste decretandone l'immediata espulsione, l'Italia sanziona solo gli scafisti decretandone l'arresto, il processo da parte dei nostri tribunali e la detenzione nelle nostre carceri. Che, concretamente, si traduce nell'allungamento dei tempi di permanenza sul territorio italiano e nell'aumento dei costi a carico dello Stato, ovvero dei cittadini italiani.
Per il Regno Unito il crimine è perpetrato da tutti i clandestini, considerati i diretti responsabili della violazione delle leggi dello Stato, avendo scelto di salire sulle imbarcazioni e di pagare somme esose alla criminalità organizzata che gestisce il traffico dei clandestini.
Per l'Italia il crimine sarebbe perpetrato solo dagli scafisti che fanno capo alla criminalità organizzata e, di conseguenza, il reato è circoscritto agli scafisti. All'opposto i clandestini, indicati come “migranti” nel lessico del “politicamente corretto”, al momento dello sbarco sono automaticamente considerati “richiedenti asilo” e acquisiscono il diritto di risiedere sul territorio italiano, a spese dello Stato, ovvero di tutti i cittadini italiani, fino alla fine del procedimento amministrativo che accerta la sussistenza del diritto all'asilo, e che richiede circa due anni.
In ogni caso, la legge vigente di fatto limita a rari casi la responsabilità dei clandestini e non è comunque possibile espellere «chi può essere perseguitato per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali; chi, quando torna al suo paese, può essere mandato in un altro paese dove può essere perseguitato per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (Articolo 19 del del Decreto legislativo 23.7.1998, n° 286/98, Testo Unico sull’Immigrazione).

Cari amici, l'Italia segua l'esempio del Regno Unito, che è indubbiamente uno Stato di diritto, nel sanzionare non solo gli scafisti ma anche i clandestini, perché hanno scelto volontariamente di salire sulle imbarcazioni, hanno pagato somme esose per poter entrare illegalmente in un altro Stato, hanno violato consapevolmente le sue leggi.

Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà sulla retta via. Con l'aiuto del Signore insieme ce la faremo a far rinascere la nostra civiltà, salvare gli italiani, riscattare l'Italia.

Magdi Cristiano Allam
Fondatore e Presidente della Comunità «Casa della Civiltà»

Venerdì 10 marzo 2023