Cari amici, chiunque si sia affacciato sul Golfo di Taranto non può che essere rimasto estasiato da una straordinaria bellezza, culla di una grande civiltà in epoca greca e poi romana. Taranto è stata grande grazie alla sua eccezionale posizione geografica, il più grande golfo d’Italia a cavallo della Puglia, Basilicata e Calabria, diventato epicentro di commercio, agricoltura, artigianato, arte. Ebbene chiunque prenda atto che le acque del Golfo adiacenti il centro di Taranto sono inquinate e non balneabili; chiunque osservi le ciminiere delle acciaierie dell’Ilva prorompere come un mostro contronatura che eruttano in continuazione i loro veleni; chiunque odori il tanfo che sa di fogna mescolandosi con le esalazioni altrettanto pestifere della raffineria dell’Eni; chiunque veda il colore rosso impregnato nella barriera spartitraffico in cemento sull’autostrada nei pressi della città; chiunque subisca le conseguenze letali delle polveri e scorie che si traducono in tumori e morte, non può non trarre la conclusione che c’è qualcosa di profondo sbagliato nel sistema di sviluppo approntato per Taranto. É un vero e proprio crimine mettere i tarantini di fronte a una scelta comunque fatale: o rischiate di morire lavorando in un contesto avvelenato, o rischiate di morire di stenti non lavorando. Certo poi si può anche scegliere di abbandonare la città. Ed è quello che è accaduto. Le palazzine che s’affacciano sul lungomare, in pieno centro, in prossimità dell’Arsenale della Marina Militare, sono abbandonate, degradate, spopolate.

Poi c’è un’altra considerazione. Come italiano mi sento umiliato nel sapere che il futuro industriale e imprenditoriale dell’Italia dipenda dagli investimenti della Cina, dell’India, del Qatar, ma anche della Francia e della Germania. Com’è possibile che l’Italia debba tendere la mano ai cinesi e agli indiani e agli sceicchi arabi per avere del denaro? Che cosa impedisce che anche noi italiani possiamo avere il denaro necessario al nostro sviluppo? Semplicemente la perdita della sovranità monetaria.

Cari amici, Taranto è una realtà emblematica di una strategia di sviluppo profondamente sbagliata. La nostra vita non può essere sacrificata e barattata per un posto di lavoro che ci avvelena e ci uccide. L’Italia deve rifondare il proprio sviluppo valorizzando i tre patrimoni inestimabili, ineguagliabili e non clonabili che possediamo: il patrimonio ambientale, il patrimonio culturale e il patrimonio umano. In parallelo l’Italia deve riscattare la propria sovranità monetaria e nazionale. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.