Cari amici buona domenica. Ringrazio l’amico Mario Esposito per avermi invitato ieri a Sorrento alla 25esima edizione del “Premio Penisola Sorrentina” e mi congratulo per il successo di una versione obbligatoriamente televisiva e digitale dell’evento culturale a causa delle limitazioni imposte dallo stato di emergenza decretato dal Governo. 

Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud, nel suo intervento ha ricordato il titolo di apertura in prima pagina in maiuscolo e a caratteri cubitali “FATE PRESTO” pubblicato dal Sole 24 Ore il 10 novembre 2011 quando lui era il direttore dell’organo della Confindustria, l’organizzazione che rappresenta prevalentemente le grandi e medie imprese italiane. Napoletano ha detto che l’Italia era fortemente a rischio per la crisi del debito sovrano, con lo spread (il differenziale tra i titoli decennali tedeschi e italiani che da circa 200 punti ad agosto era schizzato a 552 punti). Ha sottolineato che la crisi del debito sovrano che tra il 2010 e il 2011 colpì l’Eurozona è stata peggiore della crisi economica e finanziaria del 1929, la Grande depressione. Ha aggiunto che la crisi che attualmente attraversa l’Italia, intesa come le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, è peggiore di quella del debito sovrano. Il messaggio di Napoletano è che oggi, ancor più che del 2011, bisogna “FARE PRESTO”.

E in effetti è quello che sta accadendo. Chiarisco che la mia valutazione dei fatti è sostanzialmente diversa da quella di Napoletano. Quarantott’ore dopo il titolo “FATE PRESTO”, il 12 novembre 2011, Silvio Berlusconi rassegnò le dimissioni da Presidente del Consiglio e il 16 novembre il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo sostituì con Mario Monti, che nell’attimo in cui giurava sulla Costituzione di servire l’esclusivo interesse dell’Italia era nel direttivo della Goldman Sachs, la più grande banca d’affari al mondo, e di Moody’s, una delle tre grandi agenzie di rating che condizionano la sorte dell’economia mondiale. Berlusconi denunciò di essere stato vittima di un “colpo di stato finanziario”, anche se subito dopo legittimò e collaborò con il Governo Monti.

Ebbene ritengo che oggi in Italia siamo prossimi a un colpo di stato sanitario che rievoca il colpo di stato finanziario del 2011. All’epoca Napolitano si sottomise al diktat della Germania della Merkel e della Francia di Sarkozy che inondarono il mercato dei BTp (Buoni poliennali del Tesoro) italiani da loro detenuti facendo schizzare il rendimento a 7,25%; aderì agli ultimatum della Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale) e della Confindustria, imponendo a Berlusconi di rassegnare le dimissioni. Ora Sergio Mattarella sembra sia prossimo a indurre alle dimissioni Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio voluto dal Movimento 5 Stelle, sulla base di una valanga crescente di critiche e ultimatum da parte del Partito Democratico, a cui appartiene Mattarella e che sostiene il Governo; da parte di Governatori del Pd a partire da quello della Campania Vincenzo De Luca e della Lega a partire da quello della Lombardia Attilio Fontana; da parte di Sindaci con in testa Antonio Decaro, Sindaco di Bari del Pd e Presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani); da parte di medici e veri o presunti scienziati che stanno tutti i giorni in televisione o sui giornali; da parte della Confindustria, della Confcommercio, delle associazioni di dirigenti e docenti scolastici; da parte di costituzionalisti, magistrati e avvocati; da parte dei sindacati della Polizia di Stato e dalla base delle varie forze dell’ordine. 

Nel 2011 per obbligare Berlusconi a dimettersi il sistema che gestisce il potere, formato dai vertici della politica, della finanza, della magistratura e dei mezzi di comunicazione di massa, con il sostegno attivo della Cei (Conferenza Episcopale Italiana, il collegio dei vescovi italiani), diffusero la paura tra gli italiani manipolando un indice di natura speculativa ignoto alla maggioranza della popolazione, lo spread, lasciando intendere che senza l’allontanamento di Berlusconi si sarebbero volatilizzati gli stipendi, le pensioni e i risparmi. In realtà, a prescindere dalla manipolazione dello spread e delle sue conseguenze negative sui titoli quotati in Borsa (le aziende della famiglia Berlusconi persero virtualmente un miliardo di euro), l’economia italiana tra l’agosto e il novembre del 2011 era rimasta sostanzialmente invariata.

Ora per indurre Conte alle dimissioni si fa leva su un altro indice di dubbia valenza scientifica e comunque sconosciuto alla maggioranza della popolazione, l’indice di contagio Rt che calcola l’indice di riproduzione della malattia, elaborato attraverso complessi algoritmi e valutato in un periodo congruo di tempo. Il livello d’allerta scatta quando si supera 1, perché vuol dire che ogni persona positiva potenzialmente ne infetta più di una. L’indice Rt rischia di sovrastimare la realtà se l’andamento del contagio non è stabile nel tempo. È chiaro che il termometro più affidabile è quello oggettivo della situazione ospedaliera giorno dopo giorno. In realtà dopo i gravi errori sul piano diagnostico e terapeutico nella “prima fase” dell’epidemia da Sars-Cov-2, con il divieto delle autopsie e l’immediata cremazione dei corpi, ora la situazione è oggettivamente rassicurante grazie alla cura con gli anticoagulanti e il plasma iperimmune. La paura che viene diffusa tra la popolazione è legata alla crescita del numero dei positivi, che aumentano in rapporto al numero dei tamponi, ma che comunque al 90-95 per cento sono asintomatici, che significa che hanno una carica virale talmente bassa che non si è né ammalati né si può contagiare.

Nel 2011 Berlusconi fu costretto a dimettersi perché sfidò la Banca Centrale Europa che il 5 agosto gli inviò una lettera segreta, firmata dal Governatore uscente Jean Claude Trichet e quello designato Mario Draghi, esigendo una serie di misure finanziarie e di tagli alla spesa pubblica in cambio del sostegno della Bce attraverso l’acquisto massiccio dei BpT italiani sul mercato secondario. Fu per questa ragione che i poteri politici e finanziari forti decisero di sostituire Berlusconi con Mario Monti, un rappresentante autorevole dei poteri forti.

Ora questi stessi poteri forti europei sembrano non fidarsi di Giuseppe Conte e soprattutto del M5S che l’ha designato, in un momento in cui si apprestano a concedere all’Italia 209 miliardi di euro grazie al Recovery Fund, a cui potrebbero aggiungersi 36 miliardi del Mes (Meccanismo Stabilità Europeo o Fondo Salva-Stati), che però il M5S rifiuta categoricamente concependolo come uno strumento condizionante le scelte economiche dell’Italia. Di fatto il M5S oggi manifesta una diffidenza simile a quella di Berlusconi nel 2011. Per questa ragione i poteri forti europei preferiscono che a gestire i complessivi 245 miliardi di euro che l’Italia potrebbe avere a partire dal gennaio 2021 non siano Conte e il M5S, ma una personalità di loro assoluta fiducia, e che potrebbe essere Mario Draghi, l’uomo che nel 2011 costrinse Berlusconi a dimettersi e che ora potrebbe diventare il nuovo Presidente del Consiglio con il sostegno del Pd, della Lega, dello stesso Berlusconi e di una parte del M5S che potrebbe schierarsi a favore del Mes negli “Stati Generali” che si svolgeranno virtualmente tramite la Rete e si concluderanno il 14 e 15 novembre. 

Cari amici, nel 2011 l’Italia ha subito un colpo di stato finanziario e a partire dall’avvento al potere di Mario Monti si è formalizzata l’imposizione di una dittatura finanziaria. Nel 2013 e poi nel 2018 con la vittoria del M5S che è diventato prima il primo partito alla Camera e poi il primo partito in Parlamento, si è affermata la dittatura informatica, basata sull’imperativo che la democrazia deve necessariamente manifestarsi attraverso la Rete, che il cittadino è depositario di un’identità e di diritti solo se si manifesta nella Rete. La dittatura finanziaria e la dittatura informatica sono due facce della stessa medaglia, perché l’obiettivo della dittatura finanziaria di eliminare il contante e di virtualizzare la moneta per legittimare un ammontare di titoli derivati speculativi pari a 33 volte il Pil (Prodotto interno lordo) mondiale, nonché per rendere tracciabile tutte le nostre transazioni finanziarie, potrà realizzarsi solo con la digitalizzazione di ogni dettaglio della nostra esistenza attraverso la Rete. Ora la dittatura sanitaria avviata in Italia da Conte il 31 gennaio scorso con l’imposizione dello stato di emergenza sanitario in modo considerato  incostituzionale da insigni costituzionalisti, potrebbe trovare la quadratura del cerchio coniugandosi con la dittatura finanziaria e quella informatica, affidando la guida del Governo a Mario Draghi, il personaggio che più di altri rappresenta ed è gradito dalla grande finanza speculativa globalizzata. Conte è un leader sempre più fragile, sta cedendo sempre di più alle pressioni dei suoi molteplici oppositori, come dimostra il fatto che in una settimana ha emesso tre Dcpm, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, finendo per sconfessare se stesso dopo aver promesso che non avrebbe ulteriormente danneggiato le attività produttive e la scuola. Ormai naviga a vista, quando si alza la mattina non è sicuro se alla sera sarà ancora il Presidente del Consiglio. Ha chiesto al Pd un “Patto di legislatura”. Ma è verosimile che i poteri forti finanziari ed europei che comandano il Pd abbiano già deciso la sostituzione di Conte con Draghi. Lo vedremo nei prossimi giorni.