Buongiorno amici. Ieri vi ho presentato il più recente rapporto dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) che conferma la gravità del tracollo demografico in Italia, indicando che nel 2019 il saldo naturale, cioè la differenza tra nati e morti, è stato di -212 mila unità, frutto della differenza tra 435 mila nascite e 647 mila decessi. L’Istat sottolinea che si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. Il dato sintetico che ci fa toccare con mano l’estrema gravità del tracollo demografico dell’Italia è che per ogni 100 residenti che lasciano per morte ci sono appena 67 neonati, un deficit oggettivamente incolmabile.

Ebbene oggi leggo sull’agenzia Adn-Kronos il resoconto di un’analisi degli scienziati dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) alla School of Medicine dell'University of Washington, pubblicata dalla rivista scientifica medica “The Lancet”, secondo cui la popolazione italiana si dimezzerà nel 2100 crollando dagli attuali 60,36 milioni a 30,5 milioni. Anche la Spagna crollerà da 46 milioni a circa 23 milioni di abitanti, e il Portogallo passerà da 10 a 5 milioni di abitanti. In Europa Regno Unito, Germania e Francia manterranno il livello demografico o lo aumenteranno, come il Regno Unito che passerà dai circa 67 milioni attuali a circa 71 milioni. 

Per quanto riguarda il Pil (Prodotto interno lordo), si prevede che nel 2100 Regno Unito, Germania e Francia rimarranno tra i primi 10 Paesi al mondo per Pil, mentre l’Italia calerà dal nono al 25esimo posto, e Spagna scenderà dal 13esimo al 28esimo posto.

Sul piano globale la popolazione mondiale raggiungerà il picco nel 2064 con circa 9,7 miliardi di abitanti e poi comincerà l'inversione di tendenza che farà scendere gli abitanti globali a quota 8,8 miliardi a fine secolo, con 23 paesi, fra cui l'Italia, che vedranno ridursi le loro popolazioni di oltre il 50%. 

Se in Europa l’Italia diventerà un nano demografico ed economico rispetto a Francia, Germania e Regno Unito, anche al Sud l’Italia risulterà una facile preda considerando che si prevede che sia il Nord Africa e il Medio Oriente aumenteranno nel 2100 la loro popolazione mentre si prevede che l’Africa sub-sahariana triplicherà la propria popolazione. 

Gli esperti segnalano che entro il 2100 sui 195 Paesi del mondo protagonisti dello studio, 183 non avranno tassi di fertilità abbastanza alti (trovandosi al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 nascite per donna) da mantenere le popolazioni attuali senza politiche di immigrazione liberale. Per l'Italia si stima un tasso di fecondità totale a 1,2, in Polonia intorno a 1,17.

Il direttore dell'Ihme, Christopher Murray, che ha guidato la ricerca, sottolinea che il cambiamento demografico previsto “mette in luce le enormi sfide poste da una forza lavoro in calo, dall'elevato carico per i sistemi sanitari e di sostegno sociale rappresentato da una popolazione che invecchia, e l'impatto sul potere globale legato ai cambiamenti nella popolazione mondiale". La difficoltà di garantire pensioni, sanità, scuola e servizi sociali si deve allo squilibrio previsto nel 2100 nella struttura demografica globale con una stima di 2,37 miliardi degli ultra 65enni nel mondo, rispetto a 1,7 miliardi di giovani con meno di 20 anni. Gli ultra 80enni supereranno i bambini di età inferiore a cinque anni con un rapporto di 2 a 1. Si prevede infatti che il numero di bambini di questa fascia d'età diminuirà del 41% (da 681 milioni nel 2017 a 401 milioni nel 2100), mentre si prevede che il numero di persone di età superiore a 80 anni aumenterà di 6 volte (da 141 a 866 milioni).

“Questo studio - osserva Murray - offre ai governi di tutti i Paesi l'opportunità di iniziare a ripensare le loro politiche in materia di migrazione, forza lavoro e sviluppo economico per affrontare le sfide poste dal cambiamento demografico". "Il declino della popolazione può essere positivo per la riduzione delle emissioni di carbonio e il minore stress sul sistema alimentare - conclude Stein Emil Vollset, primo autore dell'articolo - Ma i nostri risultati suggeriscono che il calo del numero di soli adulti in età lavorativa ridurrà i tassi di crescita del Pil e potrebbe determinare importanti cambiamenti nel potere economico globale entro fine secolo. La risposta al declino della popolazione diventerà probabilmente una preoccupazione politica prioritaria in molte nazioni".

Cari amici, questa previsione di lungo periodo non è una certezza assoluta ma sicuramente è un severo monito a agire. Probabilmente per l’Italia il tracollo demografico è già irreversibile, ma noi non possiamo rassegnarci alla sconfitta: non possiamo accettare o di scomparire come popolazione o di subire la sostituzione etnica con l’accoglienza indiscriminata dei clandestini e la conseguente fine della nostra civiltà. Lo studio citato non fa riferimento a politiche per favorire la crescita della popolazione autoctona, ma si limita a concepire le “politiche di immigrazione liberale” come l’antidoto al tracollo demografico. So bene che ci vorrà un miracolo per porre un argine e risalire la china del tracollo demografico. Ma dobbiamo credere che questo miracolo potrà realizzarsi. 

Lancio un appello a tutta la classe politica affinché concepisca il tracollo demografico come la più grave emergenza dell’Italia, adottando subito una strategia che incentivi la crescita della natalità della popolazione italiana, sostenendo economicamente e culturalmente la famiglia naturale, le madri e i giovani, promuovendo la cultura della vita e della natalità, garantendo la stabilità lavorativa, un adeguato compenso per chi sceglie di dedicarsi alla cura dei propri figli, la gratuità dei servizi sociali, l’esenzione dalle tasse in proporzione crescente al numero dei figli. Tutto ciò non è solo necessario ma è vitale, da attuare subito. Ciascuno di noi faccia la propria parte acquisendo e diffondendo una corretta rappresentazione della realtà, per poi mobilitarci civilmente per esigere che il Governo, chiunque sia al potere, agisca nell’interesse supremo dell’Italia e per il bene primario degli italiani. Andiamo avanti forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.