Cari amici buongiorno. Ieri in tarda mattinata, dopo aver rivisitato ed essere stato nuovamente estasiato dal fascino eterno di Piazza dei Miracoli a Pisa, camminando in una strada del centro storico su cui si affacciano tanti ristoranti, ho sentito dalle mie spalle una voce che ha detto in italiano:
“Sei un venduto!”
E poi ha proseguito in arabo:
“Tahya al islam!”, che significa “Viva l’islam!”.
Ho capito che l’accusa e l’appello erano diretti contro di me.
Ho preso atto che ero stato riconosciuto nonostante la mascherina che mi copriva il volto. Ho preferito non girarmi per non confermare la mia identità al mio accusatore e apologeta islamico.
Al che lui, per assicurare che fosse certo che ero proprio io e che per testimoniare la sua solida fede islamica, ha ripetuto ad alta voce:
“SEI UN VENDUTO!”
E poi ha aggiunto sempre ad alta voce:
“TAHYA AL ISLAM!”, ovvero “VIVA L’ISLAM!”

Stavo con i carabinieri della scorta a cui ho riferito del fatto  traducendo la frase in arabo. Giustamente i carabinieri della scorta mi hanno fatto allontanare e hanno incaricato dei colleghi di accertare l’identità del mio accusatore e apologeta dell’islam. 
Ebbene ho saputo solo che è un cameriere tunisino di 56 anni. Non so se la vicenda si chiuda qui o se chi di dovere riterrà opportuno avviare un’indagine.
Ma so per certo che se fossi stato solo, senza la scorta dei carabinieri, quell’uomo non si sarebbe limitato ad accusarmi di essere un venduto e di lanciare l’appello “Viva l’islam!”. 
Allah nel Corano condanna all’Inferno il musulmano che abbandona l’islam e Maometto ha chiaramente ordinato la condanna a morte dell’apostata. Tutti i musulmani hanno non solo il diritto ma hanno il dovere di uccidere il musulmano che rinnega l’islam e che condanna pubblicamente Allah, Maometto, il Corano e la sharia, la legge islamica.
Non conosco quel cameriere tunisino di 56 anni che presta servizio in un ristorante nel centro storico di Pisa. Potrebbe essere un buon padre di famiglia, potrebbe avere un regolare permesso di soggiorno o forse la cittadinanza italiana, potrebbe essere considerato da chi lo conosce un “musulmano moderato”.
Eppure, quando mi ha visto, nonostante fossi scortato dai carabinieri, ha ritenuto un suo dovere profferire ad alta voce l’accusa “Sei un venduto!” e scandire ad alta voce l’appello “Viva l’islam!”.
Sono grato allo Stato che da 18 anni tutela la mia incolumità fisica accordandomi una scorta che ha una indubbia funzione di deterrenza per arginare i malintenzionati.
Tuttavia l’aggressione verbale che ho subito ieri nel centro storico di Pisa da parte di un “musulmano moderato” che vive e lavora regolarmente in Italia, ci conferma che il problema non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione. Perché se anche un “musulmano moderato” sente il dovere di proclamare ad alta voce pubblicamente la condanna di un apostata, che nell’islam corrisponde alla condanna a morte, la radice del male è l’islam che si sostanzia di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto.

Ogniqualvolta succede un attentato terroristico islamico le autorità pubbliche e i principali mezzi di comunicazione di massa ci dicono che si è trattato di un crimine perpetrato da persone con disturbi psichici, frustrati socialmente, comunque dei deviati mentalmente che distorcono la realtà dell’islam, che sarebbe una religione d’amore e di pace, che non avrebbero nulla a che fare con l’islam perché l’islam rispetterebbe la vita e la libertà di tutti e anzi condannerebbe l’odio e la violenza. 

Cari amici, il fatto che ieri nel centro storico di Pisa un “musulmano moderato” non abbia esitato a condannarmi pubblicamente perché ho abbandonato l’islam dicendomi ad alta voce “Sei un venduto” e a scandire ad alta voce l’appello “Viva l’islam” quasi fosse un richiamo alla mobilitazione e alla guerra, il fatto che la presenza al mio fianco dei carabinieri della scorta abbia prevenuto che potesse passare dalle parole ai fatti considerando che l’islam ordina di uccidere l’apostata, ci impone di prendere atto che il nemico da combattere e il male da estirpare non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione. Se vogliamo salvaguardare la nostra civiltà che garantisce a tutti, a prescindere dalle legittime idee diverse, la vita, la dignità e la libertà, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuorilegge l’islam come religione all’interno del nostro Stato di diritto perché è totalmente incompatibile con l’articolo 8 della Costituzione, con le nostre leggi di uno stato di diritto, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà.