“Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni. Noi cattolici ne abbiamo alcuni che si credono con la verità assoluta... anche noi, tutti! E si deve combattere”
Papa Bergoglio (1.12.2015)

Quindi chi crede alla verità assoluta che la Madonna ci ha chiesto di dire il rosario ogni giorno e lo dice è sullo stesso piano di chi esegue l'ordine della sua religione: uccidete gli infedeli ovunque si trovino.
Se io eseguo credendola verità assoluta l'ordine del Vangelo di amare il prossimo come me stessa, sono sullo stesso livello di chi esegue il comando "a chi si oppone all'islam dovrai tagliare gambe e braccia?".
Se non vado a messa la domenica, violando così la legge del Vangelo non ritenendo più che il Vangelo sia verità assoluta, divento un cattolico moderato, quindi migliore?

L'unico ordine che il cattolico deve seguire, fanaticamente, follemente, fino alla propria morte e a quella dei propri figli, fino alla distruzione della propria nazione, e l'ordine di accogliere e finanziare la presenza di popolazioni estranee, quasi sempre
maschi giovani, molto forti e senza alcun segno di patimenti, in maggioranza provenienti da paesi senza conflitti e con il pil in ascesa, sulla propria terra, senza però mai azzardarsi a tentare una conversione. 

Questa verità assoluta è un'assoluta menzogna. Il Vangelo vieta di accogliere nelle nostre case coloro che negano Cristo. È possibile farlo solo nell'ipotesi di volerli convertire. Il Cristianesimo, come sottolineato da San Tommaso,,sancisce il dovere dell'uomo prudente di difendere la sua casa e la nazione che la ospita.
S. Tommaso: “Con gli stranieri ci possono essere due tipi di rapporti: l’uno di pace, l’altro di guerra. E rispetto all’uno e all’altro la legge contiene giusti precetti”.

S. Tommaso afferma, dunque, che non tutti gli immigranti sono uguali, perché i rapporti con gli stranieri non sono tutti uguagli: alcuni sono pacifici, altri conflittuali. Ogni nazione ha il diritto di decidere quale tipo di immigrazione può essere ritenuta pacifica, quindi benefica per il bene comune; e quale invece ostile, e quindi nociva. Come misura di legittima difesa, uno Stato può rigettare elementi che ritenga nocivi al bene comune della nazione.

Un secondo punto è il riferimento alla legge, sia divina sia umana. Uno Stato ha il diritto di applicare le proprie leggi giuste.

L’Angelico passa poi all’analisi dell’immigrazione “pacifica”.

S. Tommaso: “Infatti gli ebrei avevano tre occasioni per comunicare in modo pacifico con gli stranieri. Primo, quando gli stranieri passavano per il loro territorio come viandanti. Secondo, quando venivano ad abitare nella loro terra come forestieri. E sia nell’un caso come nell’altro la legge imponeva precetti di misericordia; infatti nell’Esodo si dice: ‘Non affliggere lo straniero’; e ancora: ‘Non darai molestia al forestiero’”.

Qui S. Tommaso riconosce che ci possano essere stranieri che, in modo pacifico e quindi benefico, vogliano visitare un altro paese, oppure soggiornarvi per un certo periodo. Tali stranieri devono essere trattati con carità, rispetto e cortesia, cosa richiesta ad ogni uomo di buona volontà. In tali casi, la legge deve proteggere questi stranieri da qualsiasi sopraffazione.

S. Tommaso: “Terzo, quando degli stranieri volevano passare totalmente nella loro collettività e nel loro rito. In tal caso si procedeva con un certo ordine. Infatti non si riceveva subito come compatrioti: del resto anche presso alcuni gentili era stabilito, come riferisce il Filosofo, che non venissero considerati cittadini, se non quelli che lo fossero stati a cominciare dal nonno, o dal bisnonno”.

In terzo luogo, S. Tommaso menziona coloro che vogliono stabilirsi nel paese. E qui il Dottor Angelico mette una prima condizione per accettarli: il desiderio di integrarsi perfettamente nella vita e nella cultura della nazione ospitante.

Una seconda condizione è che l’accoglienza non sia immediata. L’integrazione è un processo che richiede tempo. Le persone devono adattarsi alla nuova cultura. L’Angelico cita anche Aristotele, il quale afferma che tale processo può richiedere due o tre generazioni. S. Tommaso non stabilisce un tempo ideale, affermando soltanto che esso può essere lungo.

S. Tommaso: “E questo perché, ammettendo degli stranieri a trattare i negozi della nazione, potevano sorgere molti pericoli; poiché gli stranieri, non avendo ancora un amore ben consolidato al bene pubblico, e quindi lo avrebbero danneggiato". 
Tutto questo è perfettamente logico. San Tommaso evidenzia che vivere in un’altra nazione è cosa molto complessa. Ci vuole tempo per conoscere gli usi e la mentalità del Paese e, quindi, per capire i suoi problemi. Solo quelli che vi abitano da molto tempo, facendo ormai parte della cultura del Paese, a stretto contatto con la sua storia, sono in grado di giudicare meglio le decisioni a lungo termine che convengano al bene comune. È dannoso e ingiusto mettere il futuro del Paese nelle mani di chi è appena arrivato. Anche senza colpa, costui spesso non è in grado di capire fino in fondo cosa stia succedendo, o cosa sia successo, nel Paese che ha scelto come nuova Patria. E questo può avere conseguenze nefaste.

Nella Bibbia gli ebrei distinguevano tra nazioni più vicine e, quindi, più facilmente assimilabili. Altre, invece, erano più lontane o addirittura ostili. I popoli ostili non potevano essere accettati in Israele. Quindi lo stesso per noi: il principio di carità nel Cristianesimo vero non deve e non può superare il principio di Giustizia, altrimenti diventa arbitrio. 

S. Tommaso: “Ecco perché la legge stabiliva che si potessero ricevere nella convivenza del popolo alla terza generazione alcuni dei gentili che avevano una certa affinità con gli ebrei: cioè gli egiziani, presso i quali gli ebrei erano nati e cresciuti, e gli idumei, figli di Esaù fratello di Giacobbe. Invece alcuni, come gli ammoniti e i moabiti, non potevano essere mai accolti, perché li avevano trattati in maniera ostile. Gli amaleciti, poi, che più li avevano avversati, e con i quali non avevano nessun contatto di parentela, erano considerati come nemici perpetui”. 

San Tommaso era un uomo logico. All'inizio delle sue lezioni mostrava una mela ai suoi studenti. Questa è una mela, coloro che non sono d'accordo possono andarsene subito.
Esiste una realtà.
Chi nega la realtà non è buono, è folle. Chi pretende di essere più buono di Cristo facendo sovrastare il principio di carità a quello di giustizia, in realtà sta negando il Cristianesimo.