Sabato 8 marzo, festa della donna, festeggiamo anche gli uomini che hanno una forza muscolare maggiore della nostra e non la usano contro di noi. Festeggiamo tutti gli uomini perbene che ci circondano e non ci hanno fatto del male, anche se avrebbero potuto. Simon Weil nota che l'Iliade comincia con due che litigano per chi deve stuprare la prigioniera, la guerra di Troia finisce con un carnaio e con lo stupro delle donne sopravvissute.

Nel cristianesimo e nell'ebraismo, ma non nell’islam che non discende dal Libro perché i comandamenti “Non commettere atti impuri”, “Non uccidere” e “Non rubare” sono violati da Maometto e nel Corano che autorizza letteralmente lo stupro della donna del nemico battuto in guerra.

Nel nostro cervello il dolore è collegato alla punizione, e quindi alla colpa, e di conseguenza alla vergogna. Le persone che subiscono dolore, anche se non ne sono responsabili, provano vergogna. Questo è il problema dei sopravvissuti ai campi di sterminio, o delle persone che hanno subito aggressioni sessuali. Quando la vita ci prende sistematicamente a calci, cominciamo a considerarci come individui che quei calci se li sono meritati. I cani bastonati senza colpa, a casaccio, sono pavidi, timidi, disperati, con la coda tra le gambe: il segno della vergogna.

Il rapporto tra dolore e vergogna è molto forte perché ha un valore evoluzionistico. Il cucciolo non sa quali sono i comportamenti che metteranno in pericolo la sua vita. Se ruberà il cibo al capobranco verrà ucciso. La madre non permette ai cuccioli svezzati di accedere al cibo prima di lei. Li punisce. Il cucciolo associa: il comportamento che ha preceduto la punizione è quello da evitare. Dove non c’è colpa e vergogna, dove ci sia un’incapacità a provarle, c’è un disturbo antisociale di personalità. Ci sono molte nazioni dove lo stupro è “la norma”. Se la donna si è fatta beccare fuori casa, se l’è meritata. I quattro giovani che riempiono una serata di noia bruciando vivo il barbone sono cresciuti al riparo di colpa e vergogna.

Le nuove direttive della UE che spiegano come occorra insegnare la dimensione ludica della sessualità, evitando colpa e vergogna, cioè la dimensione etica, porteranno a una generazione di dodicenni che si masturberà in pubblico (perché non dovrebbero?) e che, addestrati al concetto che “fare sesso” equivalga a mangiare un panino, daranno allo stupro lo stesso peso che si dà al furto di una merendina, e alla prostituzione lo stesso peso che si dà allo scambio di figurine. L’assenza di vergogna è una patologia. La vergogna inserita a sproposito è una patologia. Occorre insegnare l’etica, cioè la scelta.

La vergogna inserita sempre è causa di malattia anche fisica. Se non c’è nessun comportamento, se la punizione è arrivata senza giustificazioni, il suo stato di vergogna, come quello di “all’erta!”, diventa cronico con emissione continuativa di ormoni da stress. L’abuso infantile è causa nell’adulto di stress cronico con maggiore facilità all’ammalarsi sia del fisico che della psiche. Da sempre le persone si vergognano di essere malate. Molte persone con mobilità ridotte si vergognano di farsi vedere con il bastone o la sedia a rotelle per questo meccanismo, rinforzato anche da fattori sociali e religiosi: il dolore come punizione.

Come medico mi è arrivata la proposta dell'Onu già accettata in molte scuole, tra cui quelle tedesche.

Insegnare la masturbazione nelle scuole materne con il gioco del dottore, sdrammatizzare completamente la sessualità slegandola da ogni forma di colpa e vergogna e raccomandando di raccomandare ai bambini che la religione sicuramente dirà cose sbagliate e devono ignorarla. Non c'è nulla di male quindi se un ragazzo di 14 anni si masturba sull'autobus guardando una donna, non c'è nulla di male se un gruppo di quattordicenni fa a gara su chi perde per prima la verginità. La sessualità non è neutra, non può essere agitata come un giocattolo, perché fa morti e feriti e sono morti e feriti gravi. La sessualità usa e getta è di suo un danno esattamente come è un danno l'alimentazione usa e getta, il mangiare e vomitare, e lascia lo stesso amaro in bocca. Che queste direttive arrivino all'Europa, come obblighi dalla stessa Onu che il 5 agosto 1990 ha equiparato la sharia (letteralmente la libertà del musulmano di seguire le prescrizioni della Umma, la Nazione islamica) alla dichiarazione dei diritti dell'uomo, nonostante la sharia ammette la lapidazione delle adultere praticate in Iran e Arabia Saudita, il matrimonio di bambine e la poligamia, mi spinge a pensare che dietro tutto questo altro non ci sia che un attacco alla civiltà ebraico-cristiana. A scuola si può insegnare anatomia e fisiologia dell'apparato riproduttore insieme a quello respiratorio e circolatorio. L'educazione sessuale non può essere statale, e meno che mai affidata all'Onu.